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Da quanto riuscissi a ricordare, avevo sempre avuto un rapporto di amore ed odio con i miei capelli. Ero conosciuta per la mia chioma lunga e scura. Fin da piccola ondeggiavano sulla schiena, avvolte anche sul fondoschiena. Gli unici cambiamenti che subivano erano le spuntate e la frangetta delle elementari. Orribile. Giurai di non farla mai più, anche se poi vedevo ragazze che la portavano in modo impeccabile e il desiderio mi assaliva. Forse era per via del mio cambiamento interiore, la mia crescita personale, l'andare contro le aspettative di tutti, ma guardandomi allo specchio mi rassicurai che avessi preso la giusta decisione. Mi sentivo leggera. A tratti prendevo il volo. Non mi riconoscevo ma adoravo ciò che vedevo. Una ragazza quasi serena. Quella mattina mi ero svegliata di buon ora. Avevo rifatto il letto, piegato i vestiti puliti e innaffiato la piccola pianta che mi teneva compagnia. Poi ero uscita. Non ci pensai minimamente, altrimenti avrei cambiato idea. Camminavo velocemente e stringevo le mani dall'ansia. Qualche oretta dopo la mia famosa chioma era sparsa sul pavimento freddo di un parrucchiere che mi giurava di star divinamente.

Ero nel mio piccolo mondo e vivevo il modesto sogno americano. La mia dimora era accogliente ed in ogni angolo si poteva notare un pezzo di me. La mia giacca a vento rosa sul divano, le sneakers buttate vicino alla porta, piatti sporchi nel lavandino e fogli su fogli sul tavolino basso del salotto. Da quando ero arrivata in città, avevo provato diversi modi per distrarmi e mi ero resa conto che non dovevo andare a cercare lontano, la risposta era sempre stata con me. Il creare. Dopo gli ultimi accadimenti avevo messo da parte la mia passione ma quello era il momento giusto per riprendere e migliorare. Anzi il momento perfetto perché la mia mente sfornava idee senza sforzo. Mi ero già procurata una macchina da cucire e rotoli di tessuti, ma ogni giorno compravo qualche nuovo materiale. Mio padre non aveva bloccato la carta, a differenza di quello che mi aspettavo, ma la ricaricava di continuo. Lo stile di vita che stavo vivendo non richiedeva tutti quei soldi ma non mi lamentavo e per fortuna non mi sentivo più in colpa. Lui però sicuramente sì, viste le azioni, ma se credeva di potersi scusare in quel modo, comprandomi, si sbagliava. Semplicemente lasciavo che tutto mi scivolasse addosso.

Dopo un momento di riflessione decisi che non potevo lasciare che quella povera donna venisse inghiottita dalla paura. Sicuramente pensava che fossi morta in qualche vicolo per un'overdose o altri film da mamme preoccupate. Le mandai un messaggio dove le spiegavo che stavo bene, che ero felice e le auguravo buon lavoro, ma prima amissi che mi mancasse. Era vero, in fondo. Ma era presto per poter giungere alle conclusioni, dovevo colmare ancora tante lacune che mi portavo dentro.

Nonostante fosse passato un mese dalla mia fuga, ero ancora sulla bocca di tanti. Non capivo come qualcuno potesse perdere tempo dietro una persona che non offriva niente in cambio. Si chiedevano perché non venivo più avvistata, facevano i simpatici con ipotesi pessime e mi mettevano in mezzo per ogni movimento che Andrea facesse. Lui stava continuando il tour, che si era allungato e riempito di date. Non gli auguravo altro che bene, era talentuoso, se lo meritava quel successo. Spesso veniva visto con ragazze, ogni volta diverse: venivano e andavano. Una notte insieme e poi di loro nemmeno più una traccia. Mi dava fastido, mi feriva pensare che le stesse mani che un tempo accarezzavano il mio corpo, ora erano su un'altra pelle, e un'altra ancora e ancora. Quelle labbra desideravo fossero solo mie e solo sulle mie. Quegli occhi volevo che cercassero e si perdessero solo nei miei e che quella voce sussurasse parole sporche e d'amore solo nel mio orecchio. Ma quello era solo un sogno, una favola che non tanto tempo fa, vivevo. L'unica cosa che mi fermava dal far partire un album di Adele e ridurmi a piangere era la consapevolezza che per lui non significassero niente quelle ragazze. Senza sentimenti, senza pensieri.

I pregiudizi erano qualcosa che temevo. Non sempre, no, ma quando si trattava di qualcosa che avevo a cuore, le parole degli altri assumevano un peso eccessivo. Molto probabilmente il fatto che era quasi un segreto quello della mia passione per la moda, rendeva la mia situazione ancora più aspra. La foto, che avevo preparato e che aspettava di essere pubblicata, ritraeva me in una delle mie creazioni. Ero innamorata di quel pezzo, come di tutti gli altri del resto, ma ero comunque esitante. Grazie ad Andrea il numero di persone che mi seguivano era aumentato a livelli che mi portavano a domandarmi se veramente tutta quella gente esistesse. Quindi la paura era il doppio, già mi odiavano e avevano molto materiale da buttarmi contro, mancava solo che dessi loro in pasto l'unica cosa rimastami.

Cuci i miei tagli -ShivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora