In quei giorni i miei social venivano bombardati di notifiche. In tanti mi seguirono, fanpage di Andrea, i suoi amici e tanta gente che non conoscevo. Capivo che era grazie alla sua fama. Queste persone mi scrivevano anche. Per lo più ragazze che mi chiedevano se fossi "la tipa di Shiva". Non rispondevo a nessuno. Io e Andrea ci vedevamo ogni giorno e se era impegnato mi scriveva oppure mi chiamava. Adoravo le nostre chiamate. Duravano tantissimo, ma me ne accorgevo solo alla fine, perché durante la telefonata ero in un mondo a parte. La sua voce mi cullava, la sua risata mi trasmetteva i brividi e i nomignoli dolci che mi attribuiva mi facevano arrossire.
Stavo lavando e pulendo delle fragole e banane. Mamma sarebbe tornata a pranzo e voleva la macedonia. Aveva questo desiderio da tutta la settimana, infatti era andata al mercato appositamente per la frutta. Era un'amore e io non potevo che accontentarla.Era l'una e stavo per chiamare mia madre quando sentí il rumore delle chiavi e la porta di casa aprirsi. Mi affacciai dalla cucina e il corpo sottile di mia madre entró seguito da Andrea. Quella sì che era una sorpresa. -Margot guarda chi ho incontrato.- era radiante e mi diede un bacio mentre ancora ero spaesata. Andrea sogghignava. Lo divertivano le situazioni di disagio. Mia madre andò in cucina dopo aver lasciato la borsa sul tavolino del salotto. -Ciao piccola.- ero già tra le sue braccia e il suo naso faceva su e giù sulla mia guancia. Io gli diedi un bacio sulla spalla, da sopra la maglia bianca che aveva indosso. Lo guardai e risi a vederci vestiti simili. Entrambi avevamo dei pantaloncini da basket. Lo notò anche lui. -Che fai mi copi?- e mi scompiglió i capelli. Raggiungemmo mia madre e vidi che aveva aggiunto un posto a tavola. -Mangi qui, vero Andrea?- chiese mentre girovagava per la cucina aprendo tiretti e uscendo oggetti. La domanda era giusto di cornice, perché il posto a tavola era già pronto e nessuno avrebbe potuto dire di no al tono dolce di mia madre. Andrea confermó, un po' costretto, un po' per educazione.
-Vi giuro che ogni giorno incontro gente stupida. Quando penso di averle viste tutte, ne arriva uno peggiore.- mamma ci stava raccontando del suo lavoro e dei motivi bizzarri per cui i pazienti si trovavano al ospedale. -Come si fa ad inghiottire per sbaglio un pezzo di Lego.- Andrea rise a grand voce. -No, non ci credo.- le disse ancora divertito. -Ti giuro! E non è niente, una ragazza è finita con lo smalto negli occhi. Che ci faceva con una cosa per le unghie, in faccia.- la conversazione era molto animata. Mia madre era molto brava a raccontare storie e ad intrattenere le persone. Mi faceva piacere vedere come andasse d'accordo con Andrea. Anche lui era a suo agio. Pensandoci bene non lo avevo mai visto teso o a disagio. Era molto sicuro di se e sapeva come farsi voler bene. -Ora mi sento tirata in causa.- intervenni mentre tagliavo la salsiccia. -Cosa mi hai fatto ricordare.- e si portò le mani alla testa. -Sentì qui Andrea cosa ha fatto questa cretina.- iniziò mentre Andrea rizzava le orecchie. -Eddai no! Lo racconto io che è meglio.- la fermai prima che iniziasse a raccontare la storia in modo esagerato. -Diciamo solo che mi finí l'acetone negli occhi. Faceva un male tremendo e pensavo che sarei rimasta ceca.- dissi brevemente ricordandomi quel giorno di non poi così tanti anni fa. -Sei stata fortunata.- mia madre fece la stessa espressione seria che fece nel momento di quel piccolo incidente. Andrea stranamente non rideva ma sembrava preoccupato. -E come hai fatto?- chiese mentre mamma sparecchiava. -Volevo fare un trucco spaziale e ci aggiunsi pure dello smalto sulla faccia. Solo che poi toglierlo è stata la fregatura.- solo a quel punto rise e scosse la testa.
-Ti è piaciuto?- chiese ad Andrea mia madre. Lui disse che tutto era buonissimo. -La macedonia l'ha fatta Margot.- mi diede il dovuto merito. Io le feci l'occhiolino. -Complimenti allora chef.- e mise il suo braccio muscoloso sulle mie spalle. Di solito mi sarei poggiata a lui ma mia madre era proprio lì e mi sentivo in imbarazzo. Lei a vederci ci sorrise.
Quando mia madre se ne andò nuovamente a lavoro, Andrea era ancora a casa. Eravamo stesi sul mio letto, a farci le coccole, su sua richiesta. La sua mano stava accarezzando la mia schiena mentre io con le dita facevo dei cerchi sul suo petto. Ero così rilassata che mi sarei potuta addormentare fra le sue braccia. -Ma quella è una macchina per cucire?- disse ad un tratto spezzando il silenzio. Essendo poggiata sul suo petto riuscivo a sentire il battito del suo cuore. -Sì, avvolte creo qualcosina.- dissi stringendomi ancora di più a lui. -Che figo, devi farmi vedere qualche pezzo, anzi fai qualcosa per me.- disse e mi alzò il viso cossichè ci guardassimo negli occhi. -Perché non ne parli mai? È una bella cosa.- mi chiese. Il suo interesse verso i miei hobby era davvero molto tenero. Mi alzai a sedere e piegai le ginocchia. Lui le avvolse con il braccio. -E che non sono brava e non ho nessuna certificazione. Lo faccio a modo mio. Così perché mi piace ma non esce nulla di perfetto.- amisi pensando a tutti gli abitini e camicette imperfette che avevo fatto. -Ma che importa. Si vede che ti piace, il resto non conta. Devi essere più sicura di te Margot, perché hai tutte le carte in regola per sfondare.- mi incorraggió e le sue parole mi fecero emozionare. Sorrisi e mi sentì gli occhi lucidi. -E no, non piangere cucciola.- e mi tirò giù, abbracciandomi. -Scusami.- dissi asciugandomi le lacrime. Ero distesa su di lui. -Con me non devi vergognarti.- e mi diede tanti baci sulla testa. Rimanemmo in quella posizione, abbracciati, per tanto tempo. E non volevo essere in un altro posto o con un'altra persona. -Se ipoteticamente ti chiedessi un appuntamento, acceteresti?- disse timido. Io alzai la testa e lo guardai, incredula, negli occhi giocosi. Non poteva essere vero. Il cuore mi scoppiava di felicità. -Ipoteticamente sì.- e gli sorrisi con la bocca e gli occhi.