ATTO 25

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Appena finì di ballare si sentì come completa, non aveva mai provato questa sensazione in Accademia alla Scala. I giudici rimasero in silenzio per qualche secondo, poi quello che sembrava il presidente di commissione si alzò dal suo posto e disse: "Beh, devo complimentarmi con lei signorina, è certamente una prova ben eseguita, ma come sa abbiamo molte persone da valutare, quindi ci prenderemo del tempo per pensare". Le parole peggiori che una persona potesse sentire. Anna si girò d'istinto vero le quinte, e per primo incrociò lo sguardo di Harry che le sorrise e alzò un pollice. Sembrava le stesse dicendo 'stai tranquilla che ti prendono di sicuro'. Lei gli sorrise di rimando, e prima di andare verso di lui ringraziò la giuria con un inchino. Appena se lo trovò davanti lo abbracciò forte, sembrò volersi rifugiare tra quelle braccia così forti e accoglienti. Harry fu ben contento di abbracciarla, le diede anche un bacio. "Premio per essere stata sensazionale" le sussurrò sulle labbra. "Beh, grazie lo accetto con molto piacere" commentò lei sorridendo. "Dov'è Bea? Vorrei vedere anche lei" "Credo sia nell'altra quinta. Andiamo a recuperarla così magari ci andiamo a prendere qualcosa insieme" rispose il ragazzo prendendola per mano e portandola con sé. Quando arrivarono videro la mora guardare un punto impreciso verso il corridoio. "Ehi Bea, tutto bene?" domandò Anna staccandosi dal suo ragazzo. "Eh? Sì certo tesoro, sei stata davvero fantastica" rispose l'amica dandole un abbraccio frettoloso. "Sicura? Hai una faccia strana... aspetti qualcuno?". Bea non poteva dirle che si stava assicurando che Roberto se ne fosse andato dal MAS, almeno, non davanti a Harry. "Ma va che dici? Dai vai a cambiarti ti accompagno" fece circondando con il braccio le spalle dell'amica. Quando entrarono nello spogliatoio Anna si lasciò andare ad un lungo e grosso sospiro di sollievo. "Santo Dio Bea!! Non hai idea della tensione che sentivo addosso. Non vedo l'ora di tornare a casa e farmi una doccia" esclamò recuperando il borsone. "Ah sì? Io pensavo che volessi uscire con me e Harry. Che fine ha fatto l'Anna festaiola, per la quale ogni cosa è motivo di festa?". Anna la scrutò attentamente. "Ti dirò la verità, anche Harry mi ha proposto la stessa cosa. Ma credo che lo proporrò nei prossimi giorni, oggi non avrei l'energia giusta" spiegò passandosi l'asciugamano sulla faccia e sciogliendosi i capelli. "Adesso sono io che te lo chiedo: sicura che vada tutto bene?". La rossa si bloccò un attimo. "In realtà sì. Voglio dire, potrei essere in uno spettacolo del MAS, nel quale c'è anche il mio ragazzo, e chissà, magari potrei finire a ballare nel suo pezzo... però... sento dentro di me che c'è qualcosa di sbagliato". Bea fece un mezzo sorriso. "Anna, io... non ce la faccio a mentirti. Io... ho chiesto a Roberto di venire qui. Ero convinta che anche solo con la sua presenza ti avrebbe aiutato a ballare al meglio e stupire la giuria. E beh... direi che ci è riuscito". Anna rimase in silenzio per un po': avrebbe voluto gridare dietro a Bea, dirle che aveva fatto un'enorme cazzata, lei e Roberto dovevano stare lontani, ma non lo fece... non lo fece perché in fondo al cuore si sentiva felice, felice perché anche se non l'aveva visto anche lui c'era dietro le quinte a darle forza. Prima di andare in bagno a cambiarsi si girò verso la sua migliore amica e disse: "Hai ragione. Grazie, Bea".

Il giorno seguente fu abbastanza tranquillo, almeno per il tempo che passò tra l'Accademia e la scuola. Quel giorno finiva presto, nel primo pomeriggio. Non appena uscì da scuola riaccese il cellulare e trovò una chiamata persa di Roberto. 'Proprio con lui devo parlare' si disse cercando il numero del ballerino in rubrica. Rispose dopo pochi squilli. "Ehi Anna. Ho giusto finito le prove, fatti trovare in Accademia che dobbiamo andare in ospedale". La rossa rimase un attimo scioccata. "Ehi frena... che dici? Guarda che sto beniss..." e mentre lo disse due forti colpi di tosse la colsero di sorpresa. "Dicevi scusa? Comunque te l'avevo detto tempo fa che dovevi fare un controllo in ospedale. E anche se so che non ti va tanto di vedermi ti tocca, sono il tuo tutore qui" "Ok evita di farmi la morale. Sono uscita ora da scuola dammi almeno il tempo di prendere la metro" "Certo. Ci vediamo tra poco" le disse Roberto prima di chiudere la chiamata. 'Cosa devo fare con te Roby?' pensò la ragazza mettendo via il telefono. In quel momento lo immaginò sorridere mentre pensava al fatto che l'avrebbe vista da sola, senza Harry. 'Ormai anche solo una visita in ospedale diventa un appuntamento per lui' rifletté ad un certo punto Anna. Quando arrivò lo vide già pronto a salire in macchina. Raggiunse il veicolo pregando che nessuno li vedesse insieme, ne aveva abbastanza dei pettegolezzi. "Ciao. Scusami, avrei dovuto avvisarti prima ma l'ospedale mi ha chiamato ieri, hanno analizzato alcune radiografie che ti hanno fatto quella volta e... beh ti vorrebbero visitare" "Ok, basta che facciamo in fretta" commentò sbrigativa la ragazza stringendo a sé lo zaino. In quel momento un pensiero orribile le attraversò la testa: e se avesse anche lei gli stessi problemi respiratori di sua zia? D'istinto alzò gli occhi leggermente verso il cielo: 'Mamma, papà, vi prego guardatemi e ditemi che non mi succederà nulla' pensò sentendo che le lacrime iniziavano a maturare, come sempre quando si ricordava di essere orfana. Quando arrivarono all'ospedale furono ricevuti quasi subito. Anna si sentiva in ansia, e forse per la gioia di Roberto si attaccò al suo braccio. "Ehi, ma ti fanno così paura gli ospedali?" le sussurrò ad un certo punto. "Non è paura, è angoscia" lo corresse lei indignata. Ad un certo punto entrarono in una stanza dove c'erano due dottori. "Buongiorno. Sono il dottor Benassi e lei è la mia collega" "Piacere, dottoressa Taldi" disse una donna sorridente. "Anna... piacere mio. E lui è... Roberto, il mio tutore" rispose la rossa in agitazione. "Sisi, ti conosciamo cara. Stai tranquilla, è una semplice visita di controllo. Abbiamo analizzato bene alcuni esami e radiografie che abbiamo fatto... beh... quando sei venuta qui priva di sensi, e dobbiamo visitarti per chiarire meglio alcuni dubbi". La dottoressa era certamente una persona con molto tatto, pensò Anna mentre si toglieva giacca e camicetta. Mentre si stendeva sul lettino poteva percepire la tensione che aleggiava nella stanza, soprattutto Roberto la guardava in modo preoccupato e stringeva a sé la giacca. Dopo la visita la fecero uscire qualche minuto. "Anna... puoi entrare adesso" la chiamò dopo un po' il dottor Benassi. Quando la rossa entrò nella stanza vide i tre adulti schierati come in una coreografia. "Beh, che succede? Guardate che se sono una malata terminale dovete dirmelo subito, io odio i giri di parole" disse quasi stizzita. "No, non si tratta di questo. Diciamo che dalle radiografie risulta che tu abbia qualche problema ai polmoni" "Quindi?? Cosa vuol dire? Che ho un tumore? Cazzo ditemi qualcosa!!". Roberto la fulminò con lo sguardo, anche se non erano in Accademia non sopportava il suo linguaggio troppo acceso. "S... scusatemi" disse poi Anna quasi intimidita. "Non preoccuparti, la tua reazione è normale. Comunque non sembra si tratti di un tumore, però è chiaro che i tuoi polmoni non stanno troppo bene. Probabilmente si tratta di una malattia ereditaria, so che a Torino hai una zia in cura". La ragazza annuì: era l'unica parente che le era rimasta, e anche lei non se la stava passando troppo bene. "Sì, è così. Comunque mi fa piacere sapere che non morirò da un momento all'altro, almeno potrò ballare ancora" commentò rialzando lo sguardo verso i tre adulti. "Sì beh, non dovrai sforzarti troppo" aggiunse la dottoressa Taldi. "Comunque per questo weekend ti prenderai una pausa. Hai bisogno di stare in un posto con un'aria migliore di quella di Milano..." "...e per questo ho prenotato per noi due un weekend a Gravedona". Anna si prese qualche secondo per metabolizzare: di punto in bianco avrebbe passato un fine settimana con il suo insegnante sul lago di Como. 'Alla faccia della debita distanza!' avrebbe voluto dire, ma cercò di tenere a freno la lingua. "Ma... ma io..." mentre cercava qualsiasi scusa accettabile Roberto le si avvicinò e le prese le mani. "Ascolta Anna: lo so che ci sono le prove, che lo show sta per arrivare, però come ti ho sempre detto la salute prima di tutto. Non sottovalutare quello che ti è successo, e ricordati che se non ci fosse stata Bea magari a quest'ora non ci saresti più. Si tratta solo di un fine settimana, torneremo il lunedì mattina a Milano e riprenderemo tutte le attività, ma almeno per ora devi riposarti." Anna preferì starlo a sentire, forse lui non voleva vedere il vero problema di quella situazione.

Venerdì era arrivato, e così anche Roberto. Alle 9 precise Anna sentì suonare il citofono di casa sua. "Scendo subito" disse con tono un po' assonnato e trascinandosi dietro un borsone con dentro più medicine che altro. La sera prima era uscita con Harry e Bea, e aveva accennato a quel weekend fuori porta. "Non preoccuparti amore, se dovessi avere notizie dai professori del MAS ti farò sapere". In realtà la verità l'aveva raccontata solo a Bea, alla persona di cui si fidava di più. "È da poco che sto con Harry, preferisco non dargli praticamente due schiaffi in pieno viso dicendogli che me ne vado al lago per problemi di salute... e per di più con Roberto" "Sì hai ragione Annie" aveva commentato la mora (ora anche lei la chiamava così ogni tanto) "comunque prima o poi dovrai dirlo a Harry... del tuo problema ai polmoni, intendo. E cerca di non sforzarti troppo alle prove" aveva aggiunto poi. Anna si ricordò che le aveva sorriso amorevolmente: Beatriz era diventata una madre e una sorella allo stesso tempo. Lo sapeva benissimo che anche Harry aveva diritto di sapere... 'però un po' per volta. E comunque non saprà mai che sto per andarmene per un weekend da sola con Roberto' pensò mentre si avviava verso il portone d'ingresso. Quando uscì trovò poco lontano dal condominio la macchina del suo insegnante parcheggiata, lui era appoggiato al cofano e l'aspettava.

 Quando uscì trovò poco lontano dal condominio la macchina del suo insegnante parcheggiata, lui era appoggiato al cofano e l'aspettava

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Inconsapevolmente Anna si sentì leggermente mancare di fronte a lui. 'Sta benissimo vestito così, non è vero?' le disse prontamente la sua vocina. "Eccoti qua principessa. Quanto ci hai messo a scendere?" disse Roberto rompendo un silenzio imbarazzante. Le si avvicinò, la salutò con un leggero bacio sulla guancia e le prese il borsone. 'Accidenti che muscoli. Non si è minimamente lamentato del peso della valigia' pensò Anna mentre saliva in macchina. I primi minuti di macchina li passarono in silenzio, interrotto solo dalla radio. "Tutto bene? Non hai detto nulla da quando siamo partiti" domandò Roberto preoccupato. "Sì, tranquillo non sto per morire, magari se così fosse si toglierebbero molti problemi". Roberto frenò bruscamente: "Sei forse impazzita??? Senti, se è perché sono diventato il tuo tutore, mi dispiace se mi preoccupo per te, ma devo ricordarti che i tuoi genitori non ci sono più e la tua unica parente ha problemi respiratori?". La rossa si morse il labbro nervosa: "No, non serve. Ma comunque non è stato facile mentire a Harry. Io so quello che pensa di te, e credimi avrebbe fatto una scenata poco carina sapendo che me ne sto andando a Gravedona con te" "Se devi mentirgli non capisco come possa andare avanti la vostra storia". Anna si trattenne dal mandarlo al diavolo. "Non è cosa che ti riguarda, e comunque ribadisco che lo faccio solo per la danza, io voglio star bene per ballare". In questo Roberto dovette darle ragione, almeno su una cosa erano d'accordo.

L'hotel si chiamava "La Villa". Era bellissimo, con anche la piscina. Quando entrarono in camera Anna si accorse subito che c'era il letto matrimoniale, si disse che avrebbe fatto molta fatica ad addormentarsi senza sentirsi in colpa per Harry. Nella camera c'era anche un grande balcone che dava sul lago. Quando ebbe sistemato le sue cose la ragazza volle uscire per godersi il bellissimo panorama, cosa impossibile da fare a Milano. "Visto? Stai sicura che qui respirerai un'aria più pura di quella di Milano" le disse Roberto raggiungendola. Anna sentì un leggero brivido percorrerle la schiena, abbassò leggermente lo sguardo e si accorse che lui le aveva messo le mani sui fianchi. "Ehm... senti... che ne dici di andare a fare un giro? Mi piacerebbe vedere questo paesino, a quanto pare è molto bello" "Certo, perché no?". Anna tirò un sospiro di sollievo, e pregò che non ci fossero più situazioni come quella in quel weekend. Ma in realtà le sue erano preghiere vane.

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