ATTO 29

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Ancora distesa a letto Anna sentì la porta di casa sua aprirsi, segno che Roberto se ne stava andando. Poco dopo si aprì la porta della sua stanza, e Harry comparve sulla soglia. "Ehi amore, come ti senti?" domandò premuroso. 'Vedremo se mi chiamerai ancora amore dopo che saprai la verità' pensò la ragazza guardandolo avvicinarsi e cercando di mettersi a sedere. "Sicura di volerti sedere? Forse..." "Sì, non sto per morire... o almeno non ancora" rispose Anna forse con tono molto brusco. "Che vuoi dire? Capisco che tu sia già stata in ospedale, ma addirittura dire così... ti prego non ripeterlo più". Harry era seriamente preoccupato per lei, tanto da prenderle una mano e stringergliela con forza. "Hai ragione, scusami" fece Anna con tono più dolce. "Sono contenta che tu sia rimasto. Sai... ora che sto meglio ho voglia di parlare con te" "Ne sono felice, non mi interessa se alle prossime prove verrò accolto da un rimprovero, la tua salute per me conta di più". La rossa sorrise, e in quel momento pensò che era molto fortunata ad avere tante persone che si preoccupavano per lei. "Mi dispiace averti spaventato, ma penso sia arrivato il momento per te di sapere molte cose che ti ho nascosto per... per amore". Sapeva che quella giustifica era resistente come una ragnatela, ma non ne trovò una migliore. Poté leggere la tensione sul volto di Harry. Per cercare di allentarla Anna ricambiò leggermente la sua stretta e disse: "Dopo essere stata in ospedale (quando ero svenuta prima dell'audizione per Giselle), ci sono tornata per dei controlli, e i medici hanno scoperto che ho dei problemi ai polmoni, è probabile che abbia ereditato questa malattia, infatti ho una zia a Torino che sta seguendo delle cure speciali per lo stesso motivo. È la mia unica parente, sì perché i miei genitori... sono morti nel 2016, durante l'attentato di Nizza". Si interruppe per deglutire e reprimere il desiderio di piangere, poi continuò: "Comunque io non sono messa così male come mia zia, altrimenti non potrei più ballare. Resta il fatto che... quel weekend al lago... non ero sola, Roberto è venuto con me. Ma non devi preoccuparti, tra noi... non è successo niente". Si sentiva bruciare dentro, non ce la faceva a dire a quel ragazzo così premuroso nei suoi confronti che in sua assenza aveva baciato il suo accompagnatore, il suo insegnante di classico, sentiva che l'avrebbe ferito troppo. Harry tacque per un po', forse per metabolizzare tutte quelle informazioni. Finché anche lui, dopo aver deglutito, parlò: "In realtà molte cose le avevo intuite". Anna spalancò gli occhi blu mare, temeva di aver parlato nel sonno o durante il suo stato di incoscienza. "Diciamo che quando quella volta ti ho vista distesa nel letto d'ospedale ho capito che non stai bene, e hai bisogno di qualcuno che ti stia vicino. La verità è che io quella sera sono venuto a trovarti, ma siccome dormivi già... ho preferito non disturbarti e lasciarti solo un mio bacio come saluto. Mi dispiace molto per quello che è successo ai tuoi genitori, credimi non immaginavo che fossi in questa situazione così difficile. E per quanto riguarda il weekend al lago... avevo capito che non eri andata da sola. Non sei brava a mentire alle persone a cui tieni". Stavolta fu Anna a rimanere senza parole. Era sorpresa da come quel ragazzo la conoscesse così bene, finora solo Bea sapeva comprenderla così bene. Fece scorrere la mano lungo il suo braccio e, abbozzando un sorriso, disse: "Questo vuol dire che..." "Non ce l'ho con te. Non capisci che con te non riesco ad arrabbiarmi? Ti amo così tanto che odio perfino vederti piangere per me". Mentre diceva quelle cose Harry sentiva salire un insolito desiderio dentro di sé. L'istinto gli diceva di baciare Anna con tutta la passione che poteva, ma in realtà lui non voleva questo. Si sentiva come una sorta di protettore per quella ragazza così sola. 'Un po' ci somigliamo... anch'io sono qui da solo, senza nessuno dei miei familiari' pensò mentre la guardava giocherellare nervosamente con delle ciocche di capelli. 'Ma che dico?? Io prima o poi tornerò in Inghilterra, dalla mia famiglia, da mia madre e da mia sorella. Sono proprio sciocco' fece poi ravviandosi i capelli. Seguì un momento di silenzio in cui i due ragazzi si osservarono, poi fu Anna a fare la prima mossa: avvicinò il viso di Harry al suo e lo baciò come se fosse assetata di lui, come se avesse bisogno di sentirsi amata e toccata da qualcuno. Lui rispose quasi subito al bacio, ringraziò di essersi messo gli stivaletti e in tempo record li tolse per trovarsi sul letto di lei e soprattutto a cavalcioni su Anna. La rossa si lasciò sfuggire una piccola risata mentre le mani del suo ragazzo percorrevano le sue curve. Sentiva gli anelli che Harry portava alle dita sfiorarle la pelle e gli passò le mani tra i capelli, giusto per farlo sembrare più sexy. "Allora, vogliamo stare così ancora per molto?" fece lui con voce roca e carica di una certa voglia. Anna sapeva che l'avrebbe spiazzato, ma annuì lo stesso. "Lo so che sono stata io ad iniziare, ma vedi... avevo solo bisogno di ricordarmi quanto ti voglia bene e ti desideri nella mia vita. Sinceramente dopo aver avuto un attacco di panico..." "Sì hai ragione" disse Harry rotolando sul fianco libero del letto. Mentre parlava si mise a lisciare alcune ciocche dei suoi capelli rossi. "Comunque ricordati che domani hai le prove" "Le ho sia al MAS che all'Accademia. Ormai il balletto è vicino. Ti dirò la verità: anche se non sarò Giselle non vedo l'ora di salire su quel palco". Non pensava che l'avrebbe mai detto, ma forse stava imparando ad andare avanti nonostante tutto.

On Dance. In LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora