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PIPER'S POV

Senza pensarci Piper percorse tutto il salone come una furia, spalancando malamente la porta di legno che la divideva da quelle urla. Scese di fretta le scale e quando si ritrovò nell'atrio il cuore le esplose nel petto di felicità. La sua famiglia era lì.
Trevor, Grace, suo papá e.. Francis.
Il cuore palpitante che fino a qualche secondo prima sprizzava gioia da tutti i pori si sgonfiò come un palloncino e la felicità venne rimpiazzata da preoccupazione. "F-francis" balbettò la ragazza in preda al panico. Uno squarcio profondo sulla gamba lo fece gridare sempre più forte e Piper si ritrovò impotente. Le lacrime cominciarono a scenderle lungo il viso, mentre la rabbia e la preoccupazione presero il controllo del suo corpo.
Justine la raggiunse e poggiò le mani sulle sue spalle per confortarla, ma lei si scrollò il suo tocco di dosso. "Non toccarmi" ringhiò così forte da far girare tutti in presenti nella stanza verso di lei. Justine si allontanò irritata ma non disse niente. Sapeva che Piper stava per scoppiare, ma non sapeva ancora quando sarebbe successo.
"Chiama il medico, veloce!"urlò Fenrir a Mason  entrando nella stanza mentre il secondo si fiondò fuori la porta a grandi falcante. Fenrir aveva la maglietta strappata in alcuni punti e sul braccio qualche schizzo di sangue.
La ragazza rimase immobile a guardare la sua famiglia terrorizzata e confusa da lontano senza riuscire a muovere un muscolo. Qualche lacrima le bagnò le guance mentre Fenrir con autorità esortò due soldati a portare il fratello della ragazza in una stanza in attesa che il medico arrivasse. I due lo afferrarono e arrivano di sopra, mentre la ragazza guardò il corpo del fratello.
Sembra morto, pensò la ragazza mentre gli occhi cominciarono a pizzicarle.
E in tutto questo non ebbe la forza di muoversi, voleva accarezzarlo, ma rimase lì pietrificata.

Ma non appena l'Alpha le passò davanti, si sbloccò e tutta la sua preoccupazione per il fratello mutò in rabbia ceca.
"Che diavolo ci fa la mia famiglia qui?" urlò la ragazza mentre lui puntò il suo sguardo freddo su di lei come a consigliarle di smettere. Ma non aveva ancora visto niente. "Per il nostro matrimonio" rispose irritato. "Cazzate. Volevo assicurarti che io dicessi di sì,vero? Fenrir, cazzo Fenrir, se..se succede qualcosa a mio fratello, io ti ammazzo. Ti giuro che ti disintegro. Non avevi il diritto di portare qui la mia famiglia!" urlò a pieni polmoni mentre nervosamente si portò le mani fra i capelli e li tirò. Urlò così forte che la gola le bruciava. Justine lanciò qualche sguardo a Yordan, e lui ubbidì portando la famiglia della ragazza in un'altra stanza. Erano terrorizzati, guardare un litigio come quello che si prevedeva non avrebbe migliorato la loro situazione.

Fenrir non sembrò apprezzare il suo tono di voce e il modo in cui gli parlo, perché comincia a ringhiare. "Stai zitta!" ringhiò a bassa voce cercando di mantenere la calma ma i suoi occhi cominciarono a cambiare colore. Il lupo si stava arrabbiando, stava andando in una via senza ritorno ma questo non sembrò turbare la ragazza, anzi si innervosì.
"Sei un subdolo manipolatore,t'interessa solo e soltanto di te e della figura da grande uomo che devi mantenere. Ma fai schifo. Hai messo la fottuta vita della mia famiglia in pericolo solo per i tuoi scopi del cazzo. Vaffanculo!" gli urlò addosso punzecchiandolo con un dito sul petto. L'uomo abbassò lo sguardo e cominciò a respirare più velocemente, stringendo le mani in due pugni.
"Ho detto che devi stare zitta!" ruggì e Piper indietreggiò, spaventata. L'afferrò e la sbattè contro il muro mentre lo sentì sbuffare come un toro inferocito. "Mio fratello potrebbe morire" gli abbaiò in faccia mentre con lo sguardo lo odiò. Con tutto il suo cuore.
"Non parlare se non sai niente. Tu non sai un cazzo" ruggì ancora ma ormai non c'era più traccia della sua voce umana. Non era più l'uomo a parlare, ma il vero Fenrir.
Il lupo.

Per un attimo la mente della bestia fu attraversata da spezzoni d'immagini future se avesse deciso di sfogare tutta la rabbia sulla sua compagna. Lei sarebbe morta, magari graffiata sul petto dai suoi artigli oppure con la testa mozzata. Ma si fermò in tempo. Ne aveva assaporato le labbra e si era quasi abituato all'idea di lei al suo fianco e non si sarebbe mai privato di un beneficio raro come questo.

Non si sarebbe mai privato di lei, in nessun caso.

La forza di quella decisione lo destabilizzò. Stava permettendo a quella ragazza minuscola e con la lingua biforcuta di addomesticarlo, si stava trattenendo in quanto si rese conto che quella piccola umana era fragile.
Molto fragile. E per un attimo l'idea di tenerla con sè oltre i limiti che la vita umana le permettevano, gli sfiorò la mente. Si immaginò la sua donna con gli occhi rossi e l'immortalità in quel futuro utopistico gli sembrò donarle.

Lei cominciò a piangere spaventata a morte e staccò la sua presa sul polso della ragazza. Era furioso. Ma era ancora indeciso con chi. Se con Piper o con se stesso.

"Levati da dosso mia sorella" disse qualcuno alle loro spalle. Entrambi si girarono e la figura muscolosa di Tyler comparve nel loro campo visivo, seguito da un Yordan irritato. Tyler era un ragazzo atletico, i muscoli e l'altezza non gli mancavano, ma non era niente in confronto all'Alpha. L'uomo lo superava di gran lungo di almeno 20 cm. E all'Alpha non piacque quell'ordine. Nessuno gli diceva cosa doveva fare. Si staccò dalla ragazza, raggiungendolo.
"Oppure che fai?" lo stuzzicò fronteggiandolo. Riprese una posizione più dritta per sottolineare la differenza di altezza ma Tyler non sembrò intimorito. Testardo come la sorella, pensò l'uomo osservandolo.
"Fenrir smettila" mormorò Piper tra le lacrime. Si mise fra i due per dividerli, ma nessuno dei due accennò a voler smettere. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Tyler si sarebbe ritrovato tre metri sotto terra.
"Non t'intromettere nelle questione tra me e tua sorella" ringhiò e Piper gli strinse forte il braccio, per esortarlo a calmarsi. Ma ormai era furibondo.
La sua compagna lo detestava, ma tutto quello che lui voleva fare era far ritornare il sorriso sul volto della ragazza, portando la sua famiglia al suo matrimonio. "Hai detto bene, mia sorella. Tutto ciò che la riguarda è affar mio" si assicurò di sottolineare il "mia". Fenrir sentì in rabbia cieca montarlo e se non fosse stato per un ragazzina, lo avrebbe strangolato volentieri.
"Non ti ucciderò solo perché lei ci tiene a te, ma prova a sfidarmi ancora e te ne farò pentire" avvicinandosi al suo orecchio, gli sussurrò queste parole come un segreto, ma minacciosamente.
E lui sapeva bene come spaventare le persone e dalla reazione di Tyler, ci stava riuscendo.

"Adesso basta" cercò di risultare autoritaria, ma niente. Nessuna reazione.

"Non parlagli così" lo rimproverò Piper guardandolo male.
Nella stanza entrò Mason seguito dallo stesso dottore che qualche tempo prima aveva curato la sua ferita. "Non c'è tempo da perdere" mormorò il dottore salendo frettolosamente le scale. A Piper non servì altro per lasciare i due uomini e correre nella stanza di Francis. Sentì dei passi dietro di lei e sapeva che la stavano seguendo.
L'Alpha non voleva perderla di vista. Con la sua famiglia intorno, non sapeva quale strana idea le sarebbe venuta in mente. O almeno, si convinse fosse questo l'unico motivo per cui la stesse seguendo come un cagnolino.
Non appena la ragazza entrò nella stanza, vide il dottore con alcune cameriere all'opera. Il corpo del fratello era inerme sul letto ed era incosciente. O almeno era quello che credeva. Ogni tanto mormorava sotto voce frasi senza senso.
Piper si sentì stringere le spalle da un tocco familiare e quando si girò Tyler era lì, a guardare con lei una delle scene più raccapriccianti della sua vita.
Quel tocco, le trasmise sicurezza ma non abbastanza per farla smettere di tremare e piangere.

È tutta colpa mia, Piper urlò nella sua testa. Si strinse fra le braccia mentre il fratello continuava ad accarezzarle la schiena. Ma non servì a niente. Il vuoto che sentì al petto, le fece quasi mancare il respiro.
Non lo è,disse una voce familiare rimbombandole nella testa. Lei si girò di scatto e ritrovò lo sguardo freddo e autoritario dell'Alpha. Non le staccava gli occhi di dosso e ci stava impiegando molto sforzo a farsi sentire. Senza il marchio era davvero difficile per lui. Esci dalla mia testa, gli ordinò debolmente mentre una lacrima le percorse il viso.
Non odiarti non hai colpe,cercò di convincerla. Lei alzò gli occhi al cielo e il suo sguardo cadde involontariamente sul fratello. Il dottore gli stava ripulendo la ferita con un panno e la vista del sangue, la fece rabbrividire.

"Calmati, stai tremando" le sussurrò il fratello. "Non guardare, ti sentirai peggio se continui" continuò.
Lei si fiondò tra le sue braccia scoppiando a piangere e per un attimo si sentì bene. Le era mancato l'odore di colonia del fratello e i suoi riccioli ribelli.

Pianse senza sosta e inconsapevolmente stava rompendo il cuore di un'altra persona, quello di Fenrir. Perché lei piangeva tra le braccia di un altro e non tra le sue.
E mai nella vita si era sentito così male.

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