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"Muoviti!"ringhiò Mason.
Piper tremava ancora. Tutto quello che stava accadendo, non poteva essere reale. Lo sparo, il sangue, le sue urla.
Piper non riuscì a smettere di guardarlo con le lacrime agli occhi. Era lì, quell'uomo che lei detestava e che le incuteva terrore, era lì a terra. Immobile. A stento respirava e ogni tanto gemeva per il dolore. E le sue emozioni era decisamente contrastanti.
Come poteva preoccuparsi tanto per un uomo così crudele? Cosa le interessava della sua sorte? Infondo aveva ucciso un uomo e chissà quanti prima, ma la verità era che non potè non preoccuparsi. "Che aspettate, estraete quella fottuta pallottola" gridò Piper senza ritegno, una volta entrati nel castello. I suoi vestiti erano pieni di sangue come le sue mani, ma forse in quel momento era l'ultimo dei suoi problemi. Non riuscì a fermare i suoi pensieri. Pensò a come l'aveva salvata. Perché sì, lui l'aveva salvata.
Se lui non ci fosse stato, quella pallottola sarebbe arrivata a lei. E in attimo realizzò tutto.
Quell'uomo scorbutico e pieno di sè le aveva salvato la vita?

Piper si inginocchiò vicino il corpo incantandosi a guardare il vuoto. Lui le aveva salvato la vita e questo non potè farla sentire peggio. "E adesso come facciamo?"sussurrò disperata una donna. Una bellissima donna. Si spostò rifugiandosi tra le braccia di un uomo che guardò disperato l'Alpha. I suoi genitori.
"Il medico è partito, nessuno può prendere quella pallottola"sussurrò sconfitta una ragazza. Orson era aggrappato alle sue gambe, che singhiozzava silenziosamente.
Le lacrime cominciarono a scendere senza fine sul viso di tutti, mentre i due uomini che lo avevano trasportato fino all'interno del castello, reagirono inaspettatamente. Uno dei due calciò una sedia per poi sbatterla a terra fino a distruggerla, mentre l'altro pianse silenziosamente. Piper non capì niente, troppi eventi erano accaduti quel giorno, scombussolandola. "Perché non potete togliere la pallottola?" domandò con le lacrime agli occhi. "Non sapremmo come fare e non possiamo toccarla, è fatta di un materiale mortale per noi" la informò la ragazza dai capelli neri. "Una manovra sbagliata e lui muore" aggiunse il padre fra le lacrime. "Datemi una pinzetta" ordinò Piper ad una delle cameriere presenti nella sala. "E molto disinfettante" aggiunse. Tutti la guardarono sorpresi ma lei non diede peso a nessuno.
"Su muovetevi".
Le due cameriere corsero via mentre Piper fu affiancata da Regina e Yordan. "Che diamine hai intenzione di fare?". Piper non si girò verso di lei, ma le rispose un secco "Salvargli la vita".
"Non hai mai estratto una pallottola,peggiorerai le cose" Regina cercò di persuaderla. "Non può andare peggio di così".
Piper si rifiutò categoricamente lasciarlo morire. "Non ti lascio mettere le mani sulla ferita del mio migliore amico, scordatelo" ringhiò l'altro ragazzo, Mason. Piper scosse la testa. "Morirà lo stesso, tanto vale provare a levargli la pallottola".Lo avrebbe avuto per sempre sulla coscienza e non voleva dovergli nessun favore. O almeno si convinse che fosse questa la ragione. L'Alpha mugugnò e tutti si girarono verso di lui.

Nel frattempo le due ragazze arrivarono con il materiale richiesto e Piper ingoiò il magone formatosi in gola, facendosi coraggio. Le mani le tremarono e la paura di sbagliare le attanagliò lo stomaco. Aprì la bottiglietta di disinfettante e si girò a guardarlo. "Parlami" sussurrò l'Alpha, sorprendendola. "Devi solo restare sveglio". Versò delicatamente il liquido sulla ferita e l'uomo si irrigidì visibilmente. "Ho bisogno di sentire la tua voce" quelle parole bloccarono Piper. A che gioco stava giocando?, pensò Piper. Come poteva dire quelle cose mentre lei cercava di estrargli una pallottola dalla spalla?
"Sei un cazzone"sussurrò arrabbiata. Afferrò la pinzetta e con cautela si sporse verso la ferita. La pallottola doveva essere molto in profondità in quanto Piper non riuscì a vederla. "Ancora" grugnì. "Sei la peggior specie di uomo, o lupo, o qualsiasi cosa tu sia, che io abbia mai incontrato" si sfogò. Immerse la pinzetta nella ferita sperando di trovare la pallottola. "Non fermarti" gemette a denti stretti. La ragazza lo guardò per una frazione di secondo per poi concentrarsi sulla ferita. Continuò a scavare fino a che non sentì qualcosa bloccarla. La pallottola. Piper si riempì di gioia e si concentrò al massimo. "Mi chiedo ancora perché tutti ti rispettino qui dentro, sei un tale egoista" continuò a sfocarsi sul corpo inerme dell'uomo. Ma non potè sapere che nonostante fossero solo insulti, l'Alpha riuscì a distarsi e a non sentire il dolore, grazie alla sua voce.
Il dolore si placò.

Piper si morse la lingua quando sbattè contro una delle pareti interne della sua carne. Ma era riuscita ad afferrare la pallottola, questa la considerò già una vittoria. "Resisti qualche secondo e abbiamo finito" disse. Il corpo dell'Alpha era segnato dalla stanchezza e anche da una ferita che sarebbe rimasta impressa nel suo corpo. Una fra le tante. "Finito" esultò Piper. Era sudata e anche lei stanca. In mano la pinzetta che bloccava la pallottola argentata, che mostrò a tutti come un trofeo.
Il suo corpo aveva bisogno di mangiare e dormire, a stento riusciva a reggersi in piedi. La gamba era completamente piena di sangue, e quest'ultimo non era dell'Alpha ma il suo. Per fortuna l'adrenalina le aveva dato un po' di carica.

Tutti applaudirono con un sorriso stampato in volto e le lacrime. Lacrime di gioia. Solo una persona continuò a guardarla senza esultare, Sarah. Una delle tante amanti dell'Alpha che bramavano da tempo la carica di Luna. E forse ci sarebbe anche riuscita. Era molto bella, furba e sapeva cosa piaceva agli uomini. Ma poi era arrivata Piper, rovinando tutti i suoi piani.
Si girò sui tacchi stizzita e lasciò la stanza, ripromettendosi di farla pagare a Piper.

Ma la ragazza non si accorse di nulla. Era troppo felice di aver salvato la vita all'Alpha per poter credere che qualcuno la volesse morta.






Dopo qualche ora Piper si diresse in camera, stremata. Mangiò, si disinfettò la ferita e si fece una doccia, per ripulirsi da tutto quel sangue.Indossò il pigiama e si sentì meglio. Il suo corpo non era più teso come prima. Ma la sua testa era un fascio di nervi. Troppe domande a cui non avrebbe saputo rispondere. Lei stava vivendo in un mondo completamente diverso dal suo. Non conosceva niente di questa nuova realtá ma non le stava piacendo. Persone decapitate, sparatorie e uomini-lupo erano davvero troppo novitá per lei. E poi l'Alpha. Quell'affascinante uomo dal nome sconosciuto che occupava buona parte dei suoi pensieri.
"È solo un pallone gonfiato" pensò a voce alta entrando nella stanza.
"Parli di me?"una voce roca la fece sussultare. Piper si girò verso l'Alpha steso nel letto. La sua spalla era fasciata e il suo petto nudo appoggiato sulla testiera del letto.
I tatuaggi si intrecciavano sensualmente lungo il suo petto, ricoprendone buona parte. "Non sapevo ti avessero messo qui" farfugliò in imbarazzo Piper. "Non fingere di non aver mai visto un uomo nudo"ringhiò l'uomo. Io non mento, pensò Piper. Ma non le avrebbe creduto, così decise di tacere.
Si girò verso il camino e si fece ipnotizzare dalle fiamme che bruciavano la legna. Dubitò più di una volta che il calore sulle sue guance provenisse dalle fiamme davanti a lei. "Infondo è anche camera mia, ecco perché sono qui" rispose. Piper annuì, non sapendo cosa dire e andò a prendere la vestaglia posata sul letto.
Il cuore le batteva forte in petto. Tentò di indossare la sua vestaglia con calma, ma le mani le tremavano. E non per paura.

Erano emozioni che non aveva mai provato prima. E l'Alpha capì l'effetto che ebbe sulla sua compagna. "Dove vai?" le chiese. "Ti lascio la stanza" tentò di sfuggirgli ma lui la fermò. "Non devi andartene". E Piper non seppe come interpretare le sue parole.
Le era stato sempre facile capire le persone, eppure quell'uomo era riuscito a stravolgere tutto il suo mondo. Era una minaccia o semplicemente le aveva detto di non andarsene? Non lo sapeva.
Sapeva solo che il suo corpo reagiva in modo strano in sua presenza e questa cosa non le andò a genio. "Se tu resti, non vedo perché io debba rimanere"disse la ragazza. Strinse tra le mani il tessuto delicato delle vestaglia mentre pensò già ad un modo di andarsene. "Piper.."l'uomo si accigliò alle sue parole. "Cosa? Perché dovrei condividere un letto con te se non so nemmeno come ti chiami" sputò acidamente. L'uomo incassò il colpo senza reagire. "Fenrir" disse. "Cosa?".
"Il mio nome è Fenrir". La ragazza aggrottò la fronte. "Come il demone lupo?" la domanda sorprese Fenrir. Si era dimenticato che la sua piccola compagna aveva letto il libro sulla sua leggenda. "Giá, come lui" sospirò amaro. La ragazza si appoggiò sul letto pensierosa. Si morse più volte il labbro indecisa se porgli una domanda.
"Posso chiederti una cosa?". "Credo che me la chiederai lo stesso" rispose Fenrir. "A dire il vero vorrei farti un milione di domande"gesticolò e questo fece sorridere impercettibilmente l'Alpha. "Risponderò solo ad una tua domanda". La ragazza annuì. "Perché proprio io?" disse.

Fenrir si fermò a guardarla girata di spalle. "Cosa vuoi dire?"
"Be, si, hai tante donne intorno a te che morirebbero per essere guardate da te. Potresti avere chiunque, qui sei visto come una sorta di Dio. Tutti ti amano e pendono letteralmente dalle tue labbra. Basterebbe uno schiocco di dita e avresti qualsiasi donna tu voglia.Allora mi chiedo perché vuoi me? Perché non mi lasci libera? Io nemmeno ti piaccio. E neanche tu a me, quindi perché io?" dalla sua voce l'Alpha intuì che stesse piangendo. L'uomo per la prima volta in vita sua si sentì in colpa. "Non l'ho scelto io Piper, so solo che sei mia e basta"

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