La giornata inizia già in modo frenetico ma secondo punti che mi ero già prefissata dalla sera precedente: sveglia, doccia, colazione e corsa all'armadio alla ricerca di qualcosa di mediamente decente.
Quel giorno sarei dovuta partire per Milano visto che da poco era tornata da un Erasmus una mia carissima amica; l'aria di Firenze quel giorno era particolarmente fitta, cosa non usuale d'altronde.
Prendo la mia piccola valigia e scendo le scale abbastanza velocemente poiché mancavano solamente 20 minuti alla partenza del treno; fortunatamente non avevo nessuno che mi facesse raccomandazioni o robe del genere visto che avevo appena compiuto 19 anni e vivevo da sola in un piccolo appartamento che i miei mi avevano affittato.
Appena uscita dal portone mi resi veramente conto di quanto freddo facesse e mi maledissi mentalmente per non essermi coperta meglio, decisi così di percorrere il tragitto casa-stazione il più velocemente possibile; sorprendentemente ci misi solo 8 minuti o poco più e così entrai dentro il grande edificio sedendomi sulla prima panchina che trovai libera.
È così curioso notare le persone anche nei più piccoli atteggiamenti quotidiani belli o brutti che siano: l'impiegato che corre disperato in cerca del binario con la sua apparente costosa borsa di pelle, la madre che trascina il figlio che, disperato, non vuol far altro che dormire...
Alzai lo sguardo verso il tabellone per controllare il binario verso il quale mi sarei dovuta dirigere e sospirai di sollievo quando vidi che era la più vicina a dove mi trovavo.
Così, con tutta la calma che potessi avere, mi alzai, andai a obliterare il biglietto e mi diressi verso il mio binario; per qualche grazia divina il treno arrivò in orario e mi lanciai su un sedile che non vedeva l'ora di accogliermi.
Misi gli auricolari e rimasi per non so quanto a fissare il vuoto mentre il treno aveva raggiunto la sua destinazione.
Ad aspettarmi trovai la mia amica Eleonora che con un sorriso abbagliante mi venne incontro stritolandomi
E:Dio mio Gaia, quanto tempo! E guarda come sei diventata bella
G:Senti chi parla! Da dove sei uscita? Da una rivista di modelle?
E:Certo tesoro, ora vieni che ti porto in un posto bellissimo
Curiosa la seguii come una bambina che aspetta il regalo di Babbo Natale e appena notai dove mi stava portando mi maledii mentalmente: mi stava portando al McDonald's
E:Muoviti che dobbiamo fare colazione e c'è un sacco di fila
G:Si ok mi sto muovendo
Mentre cercai di sistemarmi al meglio prima di entrare, la porta si aprì e sbattè contro di me.
X:Si ok, ma lo vuoi un invito per spostarti o vuoi ricevere portate per tutto il giorno?