capitolo 48

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Non riuscivo a chiudere occhio a causa di tutto questo. Ero arrabbiato con me stesso, non facevo altro che insultarmi; ero esasperato e mortificato.
Mi dispiaceva di aver scatenato tutto quel casino deludendo tutte le persone che avevo intorno e che, ovviamente, non meritavano tutta quella sofferenza.
Mi alzai e mi diressi in bagno per rinfrescarmi il volto in seguito a tutte quelle lacrime, non pensavo a nulla, non me ne fregava nulla, ero solamente tanto stanco.
Stanco di tutta quella indifferenza nei miei confronti, ma come potevo biasimarli? Li avevo abbandonati all'improvviso, senza alcun avviso e spiegazione. Era giusto così.
Pensai, pensai tanto. Pensai a come sarebbe stato se non avessi commesso quel grave errore e la mia mente andò di nuovo ad Alex.
Sorrisi. Sarebbe stato bello averlo avuto tra le mie braccia, sicuramente avrebbe preso tutta la bellezza dalla sua mamma.
Tutti quei pensieri non facevano però che farmi stare peggio.
'Idiota' sussurrai a me stesso
'Sei un grandissimo idiota, per non dire peggio'
Non capii da dove veniva quella voce.
Mi girai di scatto e la vidi. Era lì. Più bella che mai: appoggiata allo stipite della porta con uno sguardo molto provocatorio e al contempo molto deluso.
Abbassai lo sguardo e mi limitai ad un semplice 'lo so'.
Avrei voluto urlarle quanto la amavo, quanto mi mancava e quanto avevo bisogno di lei, ma tutto ciò non avvenne? Perché? Perché sono un codardo.
Iniziai a torturarmi le mani, non pensavo che il momento di averla davanti a me sarebbe stato così: in un bagno alle tre di notte.
G:Non voglio pensare che il Lele che io amo sia così. Sinceramente quando mi dissero che il mio ragazzo era andato alle Maldive mi misi a ridere. Pensavo fosse stata una barzelletta, poi entrai nella tua stanza e non vidi più alcuni tuoi vestiti. Non ti so descrivere che cosa era successo o cosa stavo provando, ma era brutto tanto.
A quell'affermazione non potei fare altro che abbassare la testa. Immaginavo il fatto che lei avesse sofferto, ma vedere i suoi occhi spenti e privi di emozione mi fecero male quanto una pugnalata al cuore.
L:Non so cosa mi sia preso Gaia, non sono questo. Io non lo so...
Mi chinai, ero troppo debole, non reggevo più tutta quella situazione, volevo soltanto mettermi a piangere e urlare.
Lei lo capii e mi mise una mano sulla schiena, mi accarezzava dolcemente con il suo tocco così delicato.
Mi era mancata così tanto.
G:Va bene, io ti perdono Lele, ma non credo che possa ritornare tutto come prima.
Silenzio.
Vuoto.
Il vuoto era ciò che stavo provando.
Mi sentivo così disarmato sotto il suo tocco, ma non persi le speranze e mi voltai di scatto e la baciai.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 08, 2020 ⏰

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FATE || Lele GiaccariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora