capitolo 18

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Non potevo resistere così.
Erano tre giorni che non mi parlava e stavo dando fuori di testa.
Io dormivo sul divano visto che lei non mi voleva stare accanto; quando eravamo tutti a tavola, lei stava il più lontano possibile da me e ogni volta che sorgeva un discorso sembrava quasi intimorita sia dall'alzare lo sguardo che dal parlare; quando ci incontravamo per i corridoi in casa lei faceva il possibile per non scontrarsi con me e di non proferire parola.
Stava diventando una cosa ingestibile, io provavo a parlarle ma lei mi respingeva o se ne andava dicendo un semplice 'non è il momento, Emanuele'
Non mi aveva mai chiamato così.
Chiara intanto aveva sgomberato da casa nostra, un problema in meno, ma ciò non mi rendeva più felice, mi faceva arrabbiare soltanto di più: lei che aveva combinato tutto questo casino era fuori e la cosa non l'aveva toccata minimamente, mentre io ero lì, solo come un cane, piangevo dalla mattina alla sera.
Un giorno decisi che quella notte sarei andato a bere, ne avevo bisogno.
Non so perché ma credevo di trovare conforto in quei bicchierini pieni di alcool; mi stavo facendo ancora più male con la cosa stessa che mi aveva portato fino a lì.
Bevvi 5 drink e sentii una ragazza picchiettandomi sulla spalla
X:Scusa, la smetti? Ti stai rovinando
L:Stai zitta, faccio quello che mi pare
Ormai non ci capivo più niente
X:Mi daresti il telefono? Devo chiamare una persona è il mio è scarico
Glielo diedi molto bruscamente e gli dissi di muoversi.
La vidi digitare qualcosa
L:Hai finito?
X:Fatto, grazie mille
Dopo altri drink che bevvi in solitudine arrivò Diego con un'aria arrabbiatissima e nel mentre si avvicinò anche quella ragazza
D:Grazie per avermi avvertita
X:Figurati, ora portiamolo a casa
L:Scusami eh, ma tu hai preso il mio telefono per fare la spia? Sono grande e vaccinato, faccio quello che mi pare, quando mi pare
Non fu un discorso molto convincente visto che mi presero di peso e mi coricarono in macchina .
D:A casa parliamo Lele
L:E di cosa? Di come io abbia distrutto l'unica cosa che amavo veramente? Perché credimi, lo so già di mio carissimo Diego, non ho bisogno che venga tu a rinfacciarmi tutte le cazzate che ho fatto.
D:Stai calmo, sei ubriaco
L:E allora? Che significa? Nulla. Nulla. Nulla.
Ci fu una tensione che ci poteva tagliare con un coltello.
Arrivammo a destinazione ed entrambi mi portarono a casa tenendomi a freno.
Diego spinse la porta con un piede e mi gettarono sul divano; Gaia sentendo il tonfo venne in salotto ma si fermò sulla porta vedendo quella ragazza misteriosa.

FATE || Lele GiaccariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora