capitolo 16

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La mattina ci alzammo verso le 11 e tutti mi guardarono male e non so perché, sinceramente non mi ricordo nulla di ciò che è successo la scorsa notte se non il fatto che ho un grandissimo male alla testa.
Gaia era entrata a farsi una doccia e io ero sdraiato sul divano quando entrò rabbiosa Eleonora
E:Adesso mi devi spiegare che cazzo hai fatto ieri sera
L:Che ho fatto scusa?
E:Guarda le storie di Chiara
Presi il telefono e controllai Instagram che non aprii da ieri e appena vidi le storie mi cadde il telefono dalle mani e mi cominciai a singhiozzare
L:No Ele, ti giuro che io non mi ricordo assolutamente nulla. Chiara mi ha iniziato a far bere tanto e poi non ricordo nulla. No, non può essere. No no no no.
E:Tu devi solo pregare che Gaia non guardi quelle storie perché sarebbe la fine
Corsi in camera e cercai il suo telefono, non trovandolo.
Entrai nel più completo panico fino a quando non entrò con il cellulare in mano; li mi si fermò il cuore, e se lo avesse visto?
Glielo rubai dalle mani e lei mi guardò interdetta
G:Ma cosa stai facendo?
L:Passiamo un po' di tempo insieme, solo noi due dai, senza questi cosi
Gaia si addolcì e mi buttò le braccia al collo
G:Hai ragione, un pò di tempo solo per noi due non guasterebbe.
mi baciò la punta del naso e ogni secondo che passava, i miei sensi di colpa aumentavano.
Ci preparammo per andare a pranzo fuori quando, mentre stavamo per uscire, incontrammo Chiara.
Cazzo. Cazzo. Cazzo.
C:Ciao Gaietta
G:Ciao Chiara
C:Ah ma voi due ancora insieme state?
G:Si, perchè questa domanda scusa?
C:Guarda le mie storie dolcezza
E se ne andò facendomi un occhiolino e augurandomi buona fortuna.
Gaia prese il telefono nelle mani e le aprì le storie scrollandone miliardi fini a quando non arrivò a quel video.
Lo guardò, e lo riguardò ancora una volta, e poi ancora.
Aveva il volto rigato dalle lacrime, alzò lo sguardo e con tono schifato mi disse
L:Sei riuscito ad ottenere quello che volevi, mi fai schifo.
Io rimasi lì, in mezzo alla strada davanti casa. Avevo rovinato tutto.
Non potevo perdonarmelo.
Avevo distrutto la cosa più bella che mi era capitata in vita mia.
Lanciai con rabbia un sasso che avevo davanti con tutta la forza possibile e incominciai ad urlare con tutto il fiato che avevo in corpo.
L'avevo persa.
Definitivamente.
Tutto per colpa mia.
Andai a farmi un giro per Milano centro per schiarirmi le idee, ma tutto ciò non servì a nulla visto che ritornai a casa più confuso di prima.
Aprii la porta, vidi tutti i ragazzi seduti sul divano con uno sguardo cupo e sentii un pianto disperato nell'altra stanza.
Tutti:Ora dobbiamo parlare

FATE || Lele GiaccariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora