capitolo 30

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Entrammo in un piccolo bar alla stazione e ci sedemmo in un tavolino abbastanza appartato della grande sala, il cameriere giunse da noi e iniziò a sorridere un po' troppo a Gaia, così cercai di liquidarlo subito.
L:Due cappuccini e due brioche col cioccolato
Il cameriere sembrò deluso e se ne andò, Gaia in tutto questo non fece altro che strappare un piccolo sorriso. Era bellissima.
Mi prese le mani tra le sue e sentii una sensazione pari a quella del volare.
G:Allora, sono venuta qua a Firenze per un paio di ragioni. Numero uno: volevo chiederti scusa per essermi comportata in modo così ingiusto con te, nonostante tutto era anche tuo figlio e mi sono comportata molto da egoista. Avevo paura che stare insieme non facesse altro che peggiorare il dolore, ricordandoci l'inferno che stavamo passando. Ho sofferto tantissimo, sono dimagrita di 7 kg, non facevo altro che piangere e sono pure andata da uno psicologo e ora mi sento come 'rinata'.
L:No hey hey, ti capisco. Anche io ho sofferto un sacco e non avrei voluto mai 'contagiarti' di più con il mio dolore. Non ho parlato per mesi e piangevo tutti i giorni, ma guarda, eccoci qui seduti in un tavolino di un bar abbastanza brutto a parlare di tutto lo schifo che abbiamo passato senza versare una lacrima. A dirti la verità ero depresso fino a ieri, ma il tuo messaggio mi ha fatto scattare un qualcosa nello stomaco che non riesco a spiegare. Sta di fatto che ancora, dopo tutto questo, penso a te.
A Gaia scese una lacrimuccia facendole colare un po' il mascara e io le asciugai le guance, mi era mancata veramente tanto.
G:Arriviamo al punto due: mi sei mancato da morire e so che è stato tutto quanto un disastro, ma riproviamoci ti prego.
Volai, ero felicissimo.
Mi alzai d'improvviso e la abbracciai facendole fare un giro in aria, mi era mancato tutto quanto di lei: dalle scemenze che diceva, alle attenzioni che esigeva, fino alla sua risata angelica.
G:Deduco che sia un si
L:Mah, non penso
G:Quanto sei scemo
L:Quanto sei bella
Presi coraggio e mi avvicinai lentamente a lei posandole un vasto bacio sulle labbra, ci eravamo appena riappacificati e non volevo rovinare tutto quanto di nuovo.
Volevo iniziare daccapo, come quei corteggiamenti nei film in bianco e nero degli anni 50.
L:Allora, la signorina cosa vuol fare per inaugurare il nostro primo giorno insieme.
G:Prima di tutto vorrei andare a salutare gli altri, mi sono mancati tantissimo
L:Hey
G:Ma quello che mi è mancato di più...
L:Io
G:Tanc
L:Ma
G:Scherzo, è Diego
Ci mettemmo a ridere, tutto era ritornato alla normalità

FATE || Lele GiaccariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora