capitolo 40

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Incrociai lo sguardo di Gaia che era un misto di delusione e spavento.
Mi dispiaceva vederla così ma non ce la facevo più di sopportare la presenza di Valerio.
Era troppo.
Mi sedetti di peso e iniziai a sbuffare, tutto ciò sotto lo sguardo perplesso degli altri che si guardavano tra loro con aria dubbiosa.
L:Che c'è da guardare?
Appena finii la frase scese Valerio che sbatteva contro tutto sbuffando e si sedette davanti a me e iniziò a fissare me e Gaia ridacchiando.
Vedendo quel gesto mi salirono i nervi e mi alzai facendo cadere la sedia e mi avventai su di lui.
L:Vogliamo vedere come ridi se ti spacco la faccia?
V:Dai amico, colpiscimi proprio sulla faccia
Fece indicandomi il suo viso ma mi bloccai, era un mio amico, uno dei miei migliori amici e mi sembrava una cretinata litigare in questo modo come due bambini.
Abbassai lo sguardo e me ne andai in camera sbattendo la porta: stavo impazzendo.
Quello che aveva fatto Valerio era sbagliato, sbagliatissimo, considerando che eravamo veramente tanto amici e sapeva che stavo soffrendo per lei.
Avevo la testa sul cuscino e qualche lacrima scendeva quando qualcuno bussò alla porta.
L:Chi è?
Nessuno mi rispose ma entrò Valerio con uno sguardo dispiaciuto.
V:Hai ragione, sono un cretino. Ho sbagliato veramente tanto e non voglio perderti come amico, sei uno dei pochi sinceri che io abbia e non voglio farti allontanare.
So che Gaia è veramente importante per te e si vede lontano un miglio che ne sei innamorato pazzo, perciò di chiedo di perdonarmi e di dimenticare tutto ciò. Ti prego
Riflettei sulle sue parole e ne fui veramente contento, contento di non dover litigare più con uno dei miei migliori amici, mi girai verso di lui e gli sussurrai ridacchiando
L:Comunque anche se ci avessi provato, avrebbe scelto sempre me
V:Non sottovalutare la bellezza del Mazzei nazionale
L:Scemo, non hai speranze contro il Giaccarone universale
V:Ma sta zitto, scemo
L:Andiamo di la?
V:Io credo ci vogliano ammazzare
L:Ideona, facciamo uno scherzo?
V:Tipo?
L:Esageriamo. Facciamo finta di essere ancora più arrabbiati, all'ennesima potenza
V:Ci sta, chi inizia?
L:Io, pronto? Urlerò forte e farò tanto rumore
V:Nato pronto
L:IO TI AMMAZZO BRUTTO FIGLIO DI PUTTAN*, STALLE LONTANO
Feci cadere dei cavi che erano sul comodino per fare un po' di rumore e tutti accorsero spaventati, soprattutto Gaia ma noi, intelligentemente, avevamo chiuso la porta visto che non eravamo un granché nella recitazione e avremmo riso subito.
V:AH SI? COLPISCIMI SE HAI IL CORAGGIO
Diedi un pugno al letto e Valerio fece dei gemiti di dolore che sembravano anche veri
G:Ragazzi smettetela, vi imploro
Uscimmo ridendo sottobraccio e tutti ci mandarono a quel paese, era ritornato tutto alla normalità

FATE || Lele GiaccariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora