capitolo 41

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Era ritornato tutto normale: con Vale andava tutto alla grande e aveva chiarito anche con Gaia, i Q4 avevano di nuovo iniziato a funzionare e già avevamo un sacco di dare prestabilite per i tour, il mio rapporto con Gaia andava tutto alla grande ed eravamo ritornato ad essere quella coppia strana e pazza di sempre.
La amavo, la amavo da impazzire, ma stavolta avevamo deciso di non fare le cose più in fretta e in furia, avremmo aspettato un po' prima di avere un altro rapporto, ancora entrambi 'traumatizzati' dalla morte di Alex, e avremmo anche aspettato ad andare a convivere.
Ieri eravamo anche andati a trovare la tomba del piccolo, avevamo deciso di seppellirlo e non vi dico quanto Gaia pianse. Era distrutta.
Ma ciò segnava un nuovo cammino da intraprendere insieme, forse avevamo entrambi bisogno di vedere che tutto ciò che era successo era reale e che ormai non ci potevamo far nulla, se non rialzarsi a testa alta e cominciare di nuovo tutto dall'inizio.
Ci comportavamo come una coppia normale, certo, un po' fuori dalla norma, ma eravamo due ragazzi che si amavano alla follia e niente e nessuno avrebbe cambiato le cose.
Nel mentre lei continuava a vivere a Firenze visto che aveva deciso di iniziare l'università per conseguire la laurea da ingegnere e lavorava come commessa presso una piccola boutique di abiti da sposa.
Quando me lo disse ero un po' contrariato, forse stare in quel posto le poteva fare solo male, insomma, donne che magari venivano con i propri figli, coppie felicemente fidanzate ecc., ma lei era sicura della scelta e io non potei fare altro che appoggiarla pensando a quanto fosse forte la mia piccola grande donna.
Ero così orgoglioso di lei, finalmente si era ripresa quasi del tutto dallo schifo che ci era capitato, e anche nel migliore dei modi.
Certe volte la vedevo accarezzare le ecografie di Alex versando qualche lacrima di nascosto ma subito dopo distoglieva lo sguardo e si asciugava le lacrime; mi dispiaceva non poterla aiutare più di tanto in quella situazione e anche se cercavo di fare il possibile, mi sentivo costantemente insoddisfatto, autoconvincendomi di non fare abbastanza per farla sentir meglio.
Spesso passavo giornate autoincolpandomi: forse se avessi fatto più attenzione alla data di scadenza di quel maledetto preservativo tutto ciò non sarebbe accaduto e non saremmo arrivati fino a questo punto; ma in tutto ciò facevo il possibile per risollevarmi il morale non solo per me, quanto per Gaia: aveva bisogno che qualcuno la tirasse su di morale e io, in quelle condizioni, non facevo al caso suo.
Ciò nonostante cercavamo di tirare dritto comportandoci come due adulti maturi e diligenti che aspettavano con ansia il weekend per vedersi e amarsi alla follia

FATE || Lele GiaccariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora