Da lì iniziò il declino più assoluto, Gaia aveva smesso di mangiare e passava la maggior parte del tempo nella stanza del piccolo a piangere; io invece ero distrutto, non avevo più quella felicità di affrontare la vita, nel gruppo ero sempre triste e i fan lo avevo notato, ero completamente sparito dai sociale e passavo anche io molto del mio tempo a piangere.
Cercavo di auto convincermi del fatto che tutto sarebbe andato bene, avevamo subito troppe cose negative per affrontare anche questo.
Doveva per forza andar bene, ce lo meritavamo.
Ormai era all'ottavo mese e mezzo e l'ansia saliva di più ogni giorno che passava, nessuno dei due sapeva cosa aspettarsi ed entrambi pregavamo ogni giorno affinché il bambino sopravvivesse.
Un giorno ero col gruppo ed eravamo dal nostro menager per discutere dei prossimi eventi, quando mi chiamò Gaia ansimante.
G:Lele, penso mi si siano rotte le acque
Sbarrai gli occhi e mi alzai di scatto, presi il giubbotto e mi catapultai fuori dall'ufficio senza segnare nessuno di un saluto.
Stavo pensando unicamente alla mia famiglia e speravo con tutto il mio cuore che il bambino stesse bene e anche Gaia.
Mi precipitai in macchina e accesi velocemente la macchina, corsi fino a casa.
Trovai Gaia sul divano che urlava dal dolore, corsi verso di lei e la baciai
L:Adesso andiamo all'ospedale, andrà tutto bene, stai tranquilla amore,ok?
G:E se non ce la facesse? E se non ce la facessimo entrambi?
Mi bloccai.
Non potevo immaginare una vita senza uno dei due; erano diventati la mia vita. Scacciai quei pensieri che in quel momento non facevano altro che peggiorare la situazione.
L:Stai tranquilla ok?
La aiutai ad alzarsi e la accompagnai in macchina.
Presi le borse che avevamo preparato per il bambino e li caricai nel portabagagli; Gaia urlava tantissimo e ciò non faceva altro che peggiorare le mie ansie e le mie preoccupazioni.
Mi faceva male da morire vederla in quello stato e solo lì realizzai il fatto che era possibile perderli entrambi, anche se mi autoconvincevo del fatto che non sarebbe stato così.
Arrivammo all'ospedale e le infermiere la presero subito per le braccia, ci raggiunse anche il nostro medico che urlò ad una delle donne di preparare immediatamente la sala parto.
La portarono in una stanzina dove la svestirono e le misero una specie di grembiale azzurrino apposito per i parti.
Successivamente la portarono direttamente in sala parto e il dottore mi consigliò di non entrare nonostante tutte le mie lamentele.
Stessi così per un'oretta, sentendo Gaia gridare e mille medici che entravano e uscivano.
Ero nella più completa disperazione e cercavo ogni volta di fermare un infermiere per avere notizie.
Dopo uscì il dottore e con sguardo basso mi sussurrò
Dottore: Mi dispiace tanto
