capitolo 27

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Era passato un mese.
Gaia era stata dimessa e, appena arrivata a casa, aveva fatto tutte le valige e senza guardarsi indietro era tornata a Firenze.
Ero in contatto con i suoi genitori ed essi mi informavano di tutto ciò che stava accadendo: non stava affatto bene, le prime due settimane le ha passate tutte a piangere a letto, non sorrideva mai e nemmeno mangiava qualcosa. Aveva provato ad andare da uno psicologo e quest'ultimo le aveva dato degli antidepressivi per superare il trauma, avevamo fatto un po' di effetto ma non granché.
Io? Io stavo malissimo, non avevo superato nulla. Non facevo altro che fissare tutte le ecografie di Alex e piangevo tutto il giorno. Gli altri provavano a consolarmi ma io non ne volevo proprio sapere; non partecipavo più nemmeno a nessun video, non avevo postato nemmeno una storia.
Diego aveva comunicato ai miei followers che avevo dei problemi molto gravi e che per un bel po' di tempo non sarei stato presente. Apprezzavo tutto ciò che stavano facendo per me, ma non lo dimostravo molto.
Qualche volta mi alzavo dal letto con gli occhi rossissimi e gonfissimi e mangiavo qualcosa, giusto per non morire di fame.
La prima settimana la passai nella cambretta che avevamo preparato per Alex, non ce la facevo a realizzare il fatto che lui non fosse lì con me e Gaia, poi un po' di senno mi ritornò e restituii tutti i mobiletti al negozio, ridipinsi la cameretta di bianco e rinunciai all'appartamento che avevamo affittato per noi tre.
Ero distrutto, ero esausto, ero deluso ed ero arrabbiatissimo.
Non era affatto giusto.
La mia felicità se ne era andata a puttane e non aveva intenzione di ritornare.
Ero magrissimo e bianco, a malapena riuscivo a sollevare un qualcosa di normale senza ansimare.
Che schifo.
Che schifo di mondo.
Che schifo di vita.
Non facevo altro che pensare a Gaia, lei era così felice di avere un bambino, non vedeva l'ora di diventare mamma ed io non vedevo l'ora di creare una famiglia.
Avevo perso tutta la mia fiducia nel concetto di 'famiglia' e tutto ciò non potei fare a meno di pensarlo mentre sfogliavo le pagine bianche dell'album che avevamo preparato per la nascita di Alex, mentre guardavo i vestitini che avevamo comprato, mentre dondolavo la culla, mentre cantavo le canzoncine della ninna nanna che mi ero imparato a memoria apposta,   mentre fissavo i quadri senza foto che avevamo appeso ai muri.
E tutto ciò per cosa?
Per nulla.
Comunque restano i bei ricordi: tutte le litigate con Gaia e tutte le rappacificazioni, tutti gli appuntamenti pensati per giorni e giorni, la preparazione della cameretta, tutte le sgridate che le avevo fatto per il mangiar troppo.
Mi mancava da morire

FATE || Lele GiaccariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora