capitolo 7

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Rimasi a fissare le scale, forse me lo meritavo, fatto sta che presi forza e coraggio e feci un giro di abbracci, arrivata a Tancredi gli chiesi ancora scusa e lui iniziò a ridere
T:Perché ti auto-incolpi?
G:Perché ho creato degli screzi tra te e Lele e non ne avevo la benché minima intenzione, mi dispiace ancora.
T:Smettila nanetta e abbracciami
Mi lanciai addosso a lui, sapevo che mi sarebbe mancato anche se non lo davo a vedere.
Dopodiché salii su per le scale e non appena entrai in camera sentii dei mugugni da quella di fianco.
D:Perché hai respinto il suo abbraccio?
L:Die' credimi, non ce la faccio, non la posso veder andar via, mi ha preso e ormai non posso farci nulla.
D:Sei scemo? Certo che puoi far qualcosa! Vai in quella maledetta stanza e convincila a restare.
L:Non mi ascolterebbe mai e lo sai
D:Almeno provaci
L:No, non se ne parla
D:Allora goditi la distanza e vivi pure col rimorso
LELE'S POV
Sapevo che dovevo andare nella camera affianco, il mio cuore esplodeva da questo desiderio, ma il cervello era completamente andato e mi costringeva a stare seduto il quell'angolo della stanza a pensare e ripensare convincendomi che mi sarei fatto soltanto del male.
*Più lontano le stai, meglio sarà*
E fu così che iniziarono a sgorgare dai miei occhi lacrime a più non posso, me lo meritavo, non l'avevo saputa tenere e non posso pretendere ora di non poterla lasciar andare.
Mi addormentai con quel pensiero fino a quando non mi svegliai alle 10 del mattino, corsi nella sua stanza, non c'era; corsi in cucina, nemmeno lì.
Sentii la porta di casa aprirsi rivelando tutti i miei amici con un'espressione malinconica.
Mi rivolsi a Eleonora
L:Dov'è Gaia?
E:È partita mezz'ora fa
Rispose con una voce tremolante, si stava per mettere a piangere; si vedeva che ci teneva da morire.
L:Cazzo.
O forse no, forse era meglio così, no?
"Più lontano le stai, meglio sarà"
Mi sono ripetuto questa frase per quel giorno, e il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, e i due mesi successivi.
Continuavo ancora a pensarla, dopo due mesi. Ancora.
Stavo lì a fissare il soffitto quando ad un certo punto sentii Eleonora che a quanto pare aveva messo radici nella nostra casa parlare al telefono con una persona dalla voce familiare.
E:Gaia, come va? Io bene dai, mi manchi. Oddio sei seria? Domani? Oh madonna non vedo l'ora! A che ora vieni?
Cosa?
A che ora vieni?
Eleonora chiuse la chiamata e mi precipitai a farle l'interrogatorio.
L:Chi era? Eh?
E:Era Gaia
L:E che ha detto?
E:Che domani viene a Milano.

FATE || Lele GiaccariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora