capitolo 6

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LELE'S POV
Sentivo la rabbia ribollirmi nel sangue, non poteva farmi anche questo, non ancora.
L:Tanc, non voglio farti male, ma ti giuro, è una delle poche occasioni che ho per essere realmente felice, ti prego.
Vidi il suo sguardo addolcirsi
T:Ok Le, ma sappi che se la fai soffrire, ci proverò io
Annuii sicuro, non potevo fallire, la dovevo avere; aprii la porta e scesi velocemente giù per le scale sotto lo sguardo interrogatorio di tutto, specialmente quello di Gaia che sembrava più arrabbiata che altro.
Mi avvicinai a lei intento ad abbracciarla e a chiederle di uscire secondo un piano che mi ero già studiato prima, ma lei si spostò di getto rivolgendomi uno sguardo quasi schifato.
L:Che cosa ti prende?
G:Non mi è comportato il modo in cui ti sei comportato con Tanc.
L:Ora è Tanc? E ti dispiace pure per lui?
G:Sarà stato per una delle vostre bambinate
*Certo una bambinata*
L:Tu non sai di che parli
G:So solo che non mi interessa parlare con un violento
L:Un violento? Ma scherziamo? Non mi conosci nemmeno e tantomeno conosci la causa del litigio
G:E illuminami grande uomo, qual era?
Mi avvicinai a lei sussurrandole all'orecchio
L:La causa saresti tu
La sentii rigida e inespressiva, cosa che sinceramente mi stava abbastanza preoccupando; si scansò e salì di fretta le scale per raggiungere la sua camera.
GAIA'S POV
Mi sentivo terribilmente in colpa, non ero nessuno per distruggere un'amicizia così bella come la loro.
Decisi di preparare i miei bagagli, decisa a prendere il primo treno che mi avrebbe condotta a Firenze il prima possibile.
Chiusi la porta a chiavi mentre sentivo Lele sbattere alla porta e pregare di parlarne insieme.
Piansi, piansi tanto, tanto da perdere le forze e sdraiarmi sul letto e fissare per circa mezz'ora il soffitto; non potevo credere che sarei riuscita a creare così tanti problemi in un solo giorno.
Lele in tutto ciò continuava a sbattere e a urlare; mi dispiaceva e per tutto e tutti, non meritavano di soffrire.
Mi alzai controvoglia e finii la valigia, poi scesi e tutti si alzarono di scatto.
G:Volevo solo comunicarvi che domani torno a Firenze, mi mancherete tanto, siete veramente delle belle persone e mi dispiace per tutto questo casino che ho creato.
Eleonora si buttò addosso a me e singhiozzando mi sussurrò pregandomi di non tornare a Firenze e che tutto ciò lo avremmo superato.
Io le diedi un bacio sulla guancia e mi cadde l'occhio su Lele: se ne stava fermo con le mani nelle tasche e guardava in basso; giurai di averlo sentito singhiozzare, perciò andai da lui e lo abbracciai
G:Scusa per averti fatto litigare con Tancredi
Lele mi levò le mani dalle spalle e se ne andò in camera sua sbattendo la porta

FATE || Lele GiaccariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora