Capitolo 5

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Salii sulla metropolitana, e storsi il naso quando un signore con degli enormi baffi mi schiacciò da dietro con la sua enorme pancia da donna incinta.
Sospirai, mettendomi la borsa in spalla e mettendomi il ciuffo dietro l'orecchio.

Quando mi spostai i capelli ebbi una visuale migliore, e così mi accorsi di lui.

– Marco Riva che prende la metro come i comuni mortali? – gli chiesi, cercando di non alzare troppo la voce per non farmi sentire da tutti.
Lui sembrò sorpreso di vedermi, e ridacchiò mentre si avvicinava a me. Poggiò la mano vicino alla mia per tenersi, ed io posai un attimo lo sguardo su di essa.

– Dove stai andando? – mi chiese, mentre cercava di specchiarsi nel finestrino per controllare se i suoi capelli fossero a posto.

– Da Davide. Ho delle foto fighissime da scattare, oggi. – dissi con un sorriso.
Il capo mi aveva promesso che sarei rimasta di stucco vedendo ciò che avrei dovuto pubblicizzare.

– Anche io. Però devo solo discutere con lui di alcune cose, niente shooting per me oggi. – fece spallucce, e ovviamente mantenne quella sua solita espressione snervante.

– Oh, che peccato. E come farà la gente senza la tua ennesima foto in mutande su Instagram? – dissi, facendo finta di esserne addolorata.

– Beh, non ho bisogno di luci professionali o fotografi, se vuoi posso postare una foto allo specchio mentre sono in mutande. – fece di nuovo spallucce, assottigliò gli occhi e fece un sorriso beffardo.

– No grazie. – cercai di far crollare la sua convinzione. Lui ridacchiò, e poi scendemmo dalla metropolitana.

– Comunque non mi hai ancora detto perché non sei venuto in macchina. – dissi, quando arrivammo davanti all'ufficio di Davide.

– Ho portato la macchina a lavare, la riprendo fra qualche ora. – mi spiegò, mentre salivamo le scale dell'antico e maestoso palazzo.

– E perché non hai chiamato Uber? – chiesi allibita, chiedendomi ancora come fosse possibile che il principino avesse preso un mezzo pubblico.

– Perché non mi andava! Ti devo dare spiegazioni anche sul perché abbia scelto il colore di mutande che vedrai nella foto che posterò? – mi chiese, alzando leggermente la voce.

– No, ti prego risparmiamelo. – gli risposi acida.
Ma non si poteva fare una conversazione normale con lui? Gli avevo per caso chiesto di rivelarmi un segreto di Stato?

– E tu perché invece non hai preso la macchina? – mi chiese, mentre entrammo in ufficio.

– Perché non sono ricca come te e quindi devo dividere la macchina con Marta. – gli risposi acida, facendogli un sorriso finto.

Almeno quello stava a significare che Marta si sentisse ormai libera e tranquilla di girare per Roma da sola. Sarebbe andata a fare la spesa, era un primo passo.

– Buonasera ragazzi. Ovviamente state litigando, ma almeno vi parlate. – ci disse Davide appena ci vide, mettendosi una mano sul petto in un gesto di sollievo.

– Tesoro, tu vai in camerino, troverai tutti i vestiti e le ragazze pronte per prepararti come al solito. Io ora faccio due chiacchiere con Marco, ma non ci metterò molto. Vi raggiungerò subito. – disse, riferendosi a me e al fotografo.
Ogni volta rimanevo sorpresa dall'attenzione che Davide mi rivolgeva. Aveva tantissimi modelli a cui badare, ma si vedeva che volesse tenere me e Marco proprio sotto la sua ala.

Io annuii, lanciai un ultimo sguardo al pallone gonfiato e andai nell'altra stanza.

– Oh, eccola! – mi sorrise Aurora appena mi vide. Io salutai tutte quante e misi seduta sulla mia solita poltrona.

Ad maioraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora