Capitolo 18

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Mi alzai dal letto, e stropicciandomi gli occhi andai in cucina a fare colazione.
Mi scaldai il latte, e mentre addentavo un biscotto, Spettro si appoggiò con le zampe sulle mie ginocchia.

– Buongiorno piccolo. – gli sorrisi, accarezzandolo sul muso.

– Mi fai quasi paura. – mormorò Marta entrando in cucina.

– Che ho fatto adesso? – le chiesi scocciata, alzando un sopracciglio.

– Niente è che... - sospirò lei, poi non disse più nulla.
Io feci spallucce e misi la tazza nel lavandino.

Mi diressi in bagno per prepararmi, mentre mi lavavo i denti Marta spuntò dal nulla.

– Senti... lo so che ieri forse ho esagerato con te... - mi disse guardandomi dallo specchio del bagno.
Era mortificata, sapevo quanto odiasse litigare.

– Lo so, e non sono arrabbiata per ieri sera. Voglio solo farti notare che da quando Marco ha messo piede qui dentro non facciamo altro che discutere. Prima non lo facevamo mai. Ed io non posso litigare con te, tu sei la mia persona. E la mia persona deve essere la mia distrazione e la mia roccia, quando tutto il resto va male. Sei l'unica cosa che non posso e non voglio perdere. – le dissi sincera, con la bocca ancora piena di dentifricio.
Lei mi fece un sorriso dolce, un po' per le cose che avevo detto, e un po' per il modo in cui avevo sbiascicato le parole a causa del dentifricio.

– Hai ragione. – mi accarezzò sulla schiena mentre mi sciacquavo la bocca. Poi mi lavai la faccia e lei rimase lì, a fissarmi. Feci finta di niente e mi diressi in camera per vestirmi. E lei mi seguì.

– Non vai a prepararti anche tu? – le chiesi, facendole notare che fosse ancora in pigiama e con i capelli che sembravano un nido di uccelli.

– No, oggi non ho lezioni. – disse lei subito, ed io lo guardai dubbiosa.

– Come mai? – le chiesi, mentre cercavo un bel maglione pesante da mettere. Stava facendo un freddo mai visto prima in quelle settimane. Ogni volta che andavo all'università rischiavo di scivolare per il ghiaccio che si formava in alcuni punti della strada.

– Emmh... per pura coincidenza. Tutti i professori avevano un impegno fuori sede, quindi oggi vacanza! – disse lei contenta, alzando le braccia verso l'alto.

– Ah. – sorrisi un po' stranita.
Mi misi i miei amati jeans a sigaretta e gli anfibi neri.

– Em, parla con me. Capisco come ti sentivi tu quando avevo appena rotto con Tommaso, e ora voglio starti vicina come tu hai fatto con me. – mi disse lei, guardandomi con quello sguardo che odiavo. Compassione.

Io odiavo la compassione. Quando al liceo il mio primo vero ragazzo mi lasciò, tutti a scuola mi guardavano come se fossi stata una poveretta. Una ragazzina piccola e indifesa che senza quel ragazzo non sarebbe più riuscita a vivere come prima.
I miei compagni di classe, quando il fatto era appena successo, stavano attenti a non nominarlo mai, e mi parlavano male della sua nuova fiamma credendo che mi facesse stare meglio.

Ecco, in quel momento Marta mi stava guardando così. Proprio lei che invece ai quei tempi mi aveva solo fatta divertire in tutti i modi possibili e mi aveva ricordato quanto valessi.

– Sto bene, non devi preoccuparti. Non mi farei mai spezzare il cuore da Marco Riva e lo sai. E poi mi vedi? Sto una favola. – feci spallucce, mentre mi infilai il maglione.

– Se per questo stavi una favola anche quando quel cretino ti aveva lasciata dopo tre anni. Non avevi pianto nemmeno dopo che quello che pensavi sarebbe stato l'amore della tua vita ti aveva lasciata di punto in bianco. Ci avevi messo mesi a superare quella rottura, ma sembravi comunque stare bene. Io non mi fido di te, sotto questo punto di vista. – mi guardò in modo insistente, quasi rimproverando il mio modo di essere.

Ad maioraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora