Capitolo 25

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Mi guardai allo specchio con espressione titubante.

– Devo indossare questo? Sul serio? – chiesi con gli occhi sgranati.

– Sì, perché non ti piace? – mi chiese Aurora, facendo capolino dalla tenda del camerino.

– Sì è che... non è il genere di cose che vorrei finissero su internet. Insomma... mi si vedono i capezzoli. – mormorai, fissando la mia figura riflessa.

Indossavo una specie di sottoveste molto sexy, di raso, color rosso scuro. L'ampia scollatura era decorata con l'orlo fatto di pizzo, ed il tutto era più o meno largo e non troppo corto. L'unico problema era che mi fosse stato detto di non indossare il reggiseno sotto, e quindi la forma del mio seno non era equivocabile.

– Capisco. Vuoi che chiamo qualcuno che ti cerchi qualcos'altro? – mi chiese la mia parrucchiera e amica, gentile come sempre.

– No, andrà bene così. – dissi facendo spallucce.

Cambiai improvvisamente idea, e cominciai a pensare alla miriade di commenti che leggevo ormai ogni giorno sul mio profilo e su quello di Marco.
Io non ero la ragazza casa e chiesa che pensavano io fossi, e lo avrei dimostrato. E poi che male c'era a mostrarsi con quel vestito? Era forse un crimine essere nate donne e con i capezzoli?
Mi vennero in mente le parole della mia maestra dell'elementari: quando eravamo in imbarazzo ci diceva sempre che solamente i ladri dovevano vergognarsi. Io non avevo rubato niente a nessuno, quindi non stavo facendo nulla di male.

Sorrisi allo specchio e diedi un bacio sulla guancia ad Aurora prima di andare nell'altra stanza dove avremmo scattato le foto.
Quando entrai, vidi Marco che faceva su è giù per la stanza, annoiato. Quando si accorse di me alzò le braccia verso l'alto come per ringraziare il Signore.

– Finalmente. – mormorò sbuffando, sempre con lo stesso muso lungo che aveva in quei giorni.

Io ignorai il suo commento, e mi avvicinai a lui. Sollevai le sopracciglia senza neanche accorgermene, alla vista del suo abbigliamento.
Indossava dei pantaloni del pigiama che erano quasi dello stesso materiale della mia sottoveste e dello stesso rosso carminio. Assunsi un'espressione un po' sbigottita perché quel tessuto, anche addosso a lui, non lasciava molto spazio all'immaginazione.
Il suo coso là sotto era più evidente che in altri pantaloni, e distolsi lo sguardo quando mi resi conto che lo stessi fissando da troppi secondi.
Rialzai gli occhi sul viso di Marco, che però sembrava fin troppo concentrato ad osservare il mio petto, con tanto di fronte corrucciata.
Quando tornò con gli occhi nei miei, avendo capito che l'uno avesse fatto la radiografia all'altra, facemmo i vaghi guardando altrove.

– Ragazzi, siete pronti? – ci chiese il fotografo dietro la macchinetta.

– Sì. – rispose il pallone gonfiato, schiarendosi la voce.

– Bene, allora iniziamo. Sdraiatevi sul letto. – ci indicò un letto grande e tondo poggiato alla parete bianca.
Le lenzuola erano nere e facevano contrasto con i nostri abiti rossi.

Ovviamente il tema di tutta quella sceneggiata era San Valentino: eravamo ufficialmente entrati in quella settimana, e Davide ci aveva fatto intendere si essere diventati ormai la sua coppia prediletta.
All'inizio mi ero opposta, non odiavo San Valentino, ma odiavo l'idea di fare un certo tipo di foto con Marco. Alla fine una lunga conversazione al telefono con Marta mi aveva convinta, e quindi in quel momento mi ritrovai su un letto, mezzo nuda, con Marco, mezzo nudo.

Il fotografo ci disse come metterci, gesticolando con quel suo solito modo strano e incomprensibile.
Marco si mise al bordo del letto, ed io mi dovetti appoggiare a lui di lato, sedendomi appena sulla sua gamba. Io feci come mi era stato detto, e avvolsi le braccia attorno al suo viso, guardandolo negli occhi. Lui invece doveva guardare dritto nella direzione della fotocamera, ma la sua faccia non era la tipica faccia di Marco.
Sembrava che non avesse proprio voglia di essere lì in quel momento. Il suo sguardo non era magnetico come al solito, ma perso. E non c'era nessun sorrisetto beffardo da Don Giovanni, le sue labbra formavano una linea retta.

Ad maioraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora