- Non mi sembra vero di avervi qui. - ci disse Marta elettrizzata, che era in mezzo tra me e Marco. Ci mise un braccio sulla spalla ciascuno e ci strinse a lei. Io e Marco ci scambiammo uno sguardo divertito.
- Lo so, neanche a noi. Ma visto che ti siamo mancati così tanto... perché non torni? - le chiesi con un sorriso innocente. Pensavo che Marco sarebbe stato d'accordo con me, e invece alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Marta ridacchiò e mi guardò con occhi dolci.
- Non lo so, Em. È che sembra andare tutto così bene ora... di certo ho fatto la scelta giusta. Mi ha fatto bene starmene un po' qui, mi ha aiutato a ritrovarmi. Ma sento che non sia ancora arrivato il momento di tornare a Roma. Insomma, vado quasi meglio all'università ora che seguo le lezioni online... - fece spallucce con un sorriso felice.
Io abbassai lo sguardo sulla strada e sbuffai.- Dai, non fare così. Mi fai sentire in colpa. E poi ho un esame a fine aprile, per quello tornerò sicuramente. - mi disse per cercare di consolarmi.
- Sì, ma sento che quello sarà più una toccata e fuga che altro. - brontolai, delusa. Sapevo di essere egoista in quel momento, ma dopo i casini che avevo combinato nelle prime settimane senza di lei non avevo molta voglia di restare da sola ancora per molto.
- Emma, basta. Quando Marta vorrà tornare, lo farà. - mi zittì l'altro, che però aveva mantenuto un tono scherzoso.
- Ti trovi bene qui? - gli chiesi con un sorrisetto, notando che fosse chiaramente più rilassato. Lui mi guardò torvo, come se avessi detto un'assurdità. Sapevo in realtà che quella cittadina sfigata, come la chiamava lui, gli stava piacendo.
- Guarda come scruta tutto quanto. - bisbigliai alla mia amica, dandole un colpetto per farle notare Marco che era con il naso all'insù verso il cielo profondamente azzurro e i palazzi modesti.
- Secondo me si divertirà un sacco stasera. - mi fece l'occhiolino lei, parlandomi all'orecchio. Io risi ed annuii.
Proprio in quel momento stavamo camminando per una delle vie del centro, il sole stava calando e il clima era mite e accogliente. Per la prima volta dopo settimane ero serena, e contenta di passare una serata fuori. Infatti stavamo andando in un ristorante dove si mangiava una carne strepitosa, perché Marta era riuscita ad organizzare una specie di rimpatriata. Alcuni erano rimasti nella città dove studiavano, altri non sapevamo nemmeno dove fossero, ma il gruppo di amici più stretti all'interno della nostra classe del liceo ci sarebbe stato.
Io ero felice di rivederli, e soprattutto contenta di passare del tempo con qualcuno che mi conosceva da sempre, senza aver paura di essere giudicata, o con l'ossessione di dover fare una bella figura. Ero a casa, letteralmente, e potevo tornare ad essere la Emma secchiona che passava i compiti a tutti gli altri. O almeno credevo.
Marta invece era elettrizzata soprattutto dal fatto che avrebbero conosciuto finalmente il famoso Marco Riva, e io molto curiosa di vedere come lui si sarebbe comportato con i nostri amici.- Vi sento. - mormorò Marco, che continuava a voltarsi per guardarsi intorno man mano che passeggiavamo.
Lo vidi sistemarsi la camicia leggera che indossava, e stringere i lembi del giubbotto di pelle che aveva sopra. Con l'altra mano intanto si passò una mano fra i capelli corvini, che in quel periodo aveva lasciato crescere più del solito. Anche se facevo fatica ad ammetterlo a me stessa, in quel momento era davvero bello. Specialmente perché aveva qualcosa di diverso, sembrava aver tolto l'aria da principino dalla sua faccia. Sembrava un qualsiasi ragazzo di venticinque anni.- Sei agitato? - gli chiesi, voltandomi verso di lui e guardandolo con le sopracciglia aggrottate.
- No! - mi disse subito, facendo una smorfia schifata. Ovviamente non avrebbe mai ammesso di essere teso. Voleva solo far bella figura davanti agli amici di Marta, e probabilmente voleva dimostrare di essere più del belloccio che si faceva le foto in doccia per pubblicizzare lo shampoo dell'anno.
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Ad maiora
RomanceSequel di "Odi et amo" "Verso cose più grandi." "Mi misi le mani sulla pancia, a furia di ridere mi mancava il respiro. Marco si sfregò il viso con le mani, scuotendo la testa e guardandomi divertito. - Come cavolo è successo? - chiesi, riferendomi...