Mi calai gli occhiali da sole sul naso, e mi sventolai con un volantino a caso che mi ero ritrovata in mano. Il caldo, ormai estivo, si faceva sentire, ma riuscivo a godermi Roma nonostante stessi grondando di sudore.
Io tenevo al guinzaglio Spettro, e Marco Prince, mentre facevamo una passeggiata per il centro. I due alla fine avevano fatto amicizia, ed erano diventati inseparabili.
Proprio come loro due, anche tra me e Marco andava tutto a gonfie vele. Stranamente, in quelle settimane, non c'era ancora stata una lite così grave dove ci fossimo presi a parolacce e a spintoni.Io nel frattempo avevo dato altri due esami, che nonostante le mille cose che c'erano da fare a lavoro con Davide, la mancanza di Marta, e la mia continua distrazione chiamata Marco Riva, avevo superato con ottimi risultati.
In quel momento mi stavo godendo quei giorni soleggiati e di quiete nel modo migliore possibile. E con Marco ci eravamo creati una sorta di abitudine, anche se con lui le cose non erano mai scontate o noiose. Insomma, potevo finalmente dire di aver trovato un equilibrio nella mia vita.
Due ragazzi davanti a noi, probabilmente stranieri, catturarono la mia attenzione. Si tenevano per mano in modo tenero, e stavano leccando due gelati che sembravano buonissimi. Ogni tanto si scambiavano qualche bacio, e anche i gelati. Erano giovani proprio come noi, e sembravano essere al settimo cielo.
Mi si formò un sorriso sognante, a quella visione. Marco se ne accorse e si girò verso di me guardandomi con fare interrogativo.
- Vorrei poterti tenere la mano, in questo momento. - ammisi, guardando di fronte a me.
Sapevo già che avrebbe sogghignato soddisfatto di sentirmi dire quelle cose che non dicevo mai, troppo smielate e per niente da Emma Guerra. Ma a volte ero romantica anche io, e avevo bisogno di dirgli certe cose.Non avrei mai pensato che io e Marco potessimo essere una coppia che si tenesse la mano per strada, o che si scambiasse baci in pubblico, ma in quel momento avvertivo il bisogno di farlo. Avrei voluto intrecciare le sue dita lunghe e affusolate alle mie, sentire la sua pelle morbida e confortevole a contatto con la mia. Spostargli i ciuffi neri e splendenti quando gli ricadevano sulla fronte e gli davano fastidio. Persino dargli una pacca sul sedere quando questo era piuttosto invitante in base al tipi di pantaloni che Marco indossava.
Ma non potevo fare niente di tutto questo per strada, o almeno per ora. Ne avevamo discusso a lungo, anche con Davide, e avevamo deciso di tenerci il nostro piccolo segreto, per il momento. Onestamente pensavo che il nostro capo avesse pensato il contrario, che avesse approfittato della nostra relazione per creare ulteriore gossip attorno a noi due. Invece si comportò più da padre che da capo, e espresse solamente quanto fosse felice per noi.
Tenere la nostra relazione segreta era forse la mossa più saggia, perché poi avrebbe creato troppo scompiglio nel caso in cui io e Marco ci fossimo lasciati poco dopo essere usciti allo scoperto. Volevamo prima metterci alla prova, e assicurarci che il nostro rapporto fosse sano e non solo sotto i riflettori. Di certo quella grande notizia avrebbe entusiasmato tutti quanti, ma non ci sentivamo ancora pronti. Più il tempo passava, più la gente che ci seguiva e si interessava a noi aumentava, e spesso io e Marco venivamo paparazzati come se fossimo delle vere celebrità. Per questo la gente sapeva che uscissimo a fare le passeggiate con i nostri cani come in quel momento, ma non erano mai stati testimoni di baci né nessun tipo di effusioni. Così sui social la gente si continuava a chiedere se stessimo insieme o no, e secondo Davide lasciarli nel dubbio era sufficiente. Insomma, agli occhi degli altri non era cambiato niente, per noi due invece era cambiato tutto.- Oh, Emma, non sai quello che vorrei farti io in questo momento... ma non mi sembra il caso. - disse lui con la sua solita malizia e ironia.
Io scossi la testa per la sua pessima battuta, ma che riuscì a farmi ridere.
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Ad maiora
RomanceSequel di "Odi et amo" "Verso cose più grandi." "Mi misi le mani sulla pancia, a furia di ridere mi mancava il respiro. Marco si sfregò il viso con le mani, scuotendo la testa e guardandomi divertito. - Come cavolo è successo? - chiesi, riferendomi...