Natale era ormai alle porte, e io e Marta eravamo in viaggio verso la nostra cittadina. Saremmo rimaste lì per dieci giorni, per la gioia dei nostri genitori.
– A che pensi? – chiesi alla mia amica, vedendo quanto fosse pensierosa.
– Vuoi saperlo davvero? – mi chiese, sospirando.
– Certo. – dissi ovvia.
Aggrottai le sopracciglia, spostando lo sguardo da lei alla strada. Qualcosa mi diceva che quello che Marta stava per dire non mi sarebbe piaciuto.– Sto pensando a Tommaso. – rivelò in un sospiro, come se si fosse tolta dal petto un peso enorme. Io spalancai gli occhi per un secondo, poi cercai di ricompormi.
Infondo era normale che lei ogni tanto pensasse a lui, anche se fossero passate alcune settimane dalla tragica fine della loro storia "d'amore". Marta aveva un'anima buona, sapevo che avrebbe continuato a volergli bene nonostante ciò che le aveva fatto.
– Mmh. E a cosa pensi precisamente? – le chiesi, cercando di non rimproverarla per i suoi pensieri.
– Mi chiedo dove sia ora. In che parte del Lazio. Magari se ne è andato al sud d'Italia, o al nord. O magari è andato a cercare lavoro all'estero. – disse, guardando fuori dal finestrino, come se avesse potuto trovare Tommaso in qualche modo. Nascosto nelle campagne che si trovavano ai lati della strada che stavamo percorrendo.
– Riesci ad immaginartelo? Con un lavoro, una casa. Insomma, credi che si sia sistemato? – le chiesi, guardando dallo specchietto retrovisore il mio cane, che era stato infilato nel bagagliaio. Aveva la lingua di fuori, e un'espressione non molto intelligente.
Spettro era bravo, sapevo che non mi avrebbe mai vomitato nella macchina, ma lui odiava viaggiare. Forse si sentiva ancora più romano di me. Non voleva essere allontanato dalla sua città.– Allora? – chiesi di nuovo a Marta, che intanto non mi aveva ancora risposto.
– No, non me lo immagino. E non so perché. Forse per il fatto che non riesca ancora a realizzare il fatto che ormai le nostre strade si siano separate, forse perché non mi piace immaginarlo felice senza di me. – disse, fregandosi la faccia con le mani.
Io sbuffai, anche se il mio disappunto non era rivolto a lei.
A me stessa piuttosto, per essermi fatta trasportare dalla mia stramba e improvvisa relazione con Marco.Infatti sentivo di aver un po' trascurato la mia amica, negli ultimi tempi. Se le fossi stata più vicina, forse non sarei stata sorpresa di quel suo stato d'animo. Pensavo che piano piano lei stesse superando la cosa, invece non mi ero accorta di quanto lei fosse ancora sotto un treno per quello svitato.
– Lo so, sono pazza. Sono veramente uscita fuori di testa per quel maniaco del controllo, ma mi sento impotente di fronte a questa situazione. Non so cosa fare, non so come uscirne. Ti prego, prova a capirmi, Em, almeno tu. – mi guardò con occhi sofferenti, e mi si strinse il cuore.
Marta mi stava letteralmente supplicando di starle vicino, cosa che invece per me non doveva nemmeno essere chiesta.Lei era la mia persona, ed io la sua. Anche se avesse voluto rapinare un banca, se non fossi riuscita a dissuaderla, l'avrei sostenuta nel misfatto. Avrei quindi dovuto stringere i denti, e improvvisarmi psicologa, perché non ce l'avrei fatta ad appoggiare quell'amore sbagliato. Malsano.
– Ehi. – le presi la mano, appoggiandola sulla sua gamba. Le sorrisi cercando di darle conforto.
– È Natale, e stiamo andando dalle nostre famiglie. Possiamo mangiare tutti i dolci che vogliamo senza sentirci in colpa, e prenderci una pausa dallo studio. Prendi questa piccola vacanza per non pensare. So che è difficile, e so che ci diciamo sempre di affrontare la realtà, di prendere le cose di petto. Ma per questi dieci giorni, non pensiamo. Non pensare. Puoi fare questo per me? – le chiesi con un sorriso con il quale riuscii ad addolcire i suoi occhi e a rilassare la sua mente.
Mi strinse la mano in risposta, e si calò gli occhiali da sole sul viso, guardando fuori dal finestrino.
Io premetti il pulsante per abbassarlo, e il vento freddo di dicembre ci scompigliò i capelli. Al contrario, un sole che non sembrava affatto quello di dicembre, ci si parò davanti agli occhi, facendoceli stringere. Marta iniziò a ridacchiare, così di punto in bianco. Che le prendeva?
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Ad maiora
RomanceSequel di "Odi et amo" "Verso cose più grandi." "Mi misi le mani sulla pancia, a furia di ridere mi mancava il respiro. Marco si sfregò il viso con le mani, scuotendo la testa e guardandomi divertito. - Come cavolo è successo? - chiesi, riferendomi...