Capitolo 36

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- Io non ho capito nulla. E poi sento che il mio cervello stia sul punto di scoppiare. Insomma... come potrò ricordarmi tutte queste cose quando sarò un medico a tutti gli effetti? - piagnucolò Alice mentre stavamo uscendo dall'università. Io ridacchiai, divertita dalla sua espressione buffa ed esasperata.

- Dovrai ricordatele Ali, altrimenti non verrò a farmi esplorare le parti intime da te. - le disse un'altra del nostro gruppo, puntandole il dico contro. Noi scoppiammo a ridere, ma Alice sembrava averla presa sul serio.
Lei voleva fare la ginecologa, le piaceva l'idea di aiutare altre donne, ma un po' meno tutte le cose che avrebbe dovuto studia

- Avevi detto che non lo avremmo visto più! - esclamò lei di punto in bianco, fermandosi di colpo. Noi la guardammo confuse, poi seguimmo il suo sguardo.

Mi caddero letteralmente le braccia, quando vidi Marco, in tutto il suo orgoglio, vestito come un ragazzino ed appoggiato ad una moto che non pensavo nemmeno avesse. Si abbassò gli occhiali da sole quando mi vide, e sorrise scoprendo i denti bianchi che rifletterono la luce del sole caldo della primavera romana.

- Oh. - riuscii solo a dire, sotto gli occhi delle mie compagne che avevano piegato le labbra in un sorrisetto curioso.

- Ragazze... Emma non ha la solita faccia scocciata. Questo vuol dire che le cose sono cambiate. Insomma, sembra quasi contenta di vederlo! - disse una delle ragazze, guardando la mia espressione indecifrabile, ma che di certo non era schifata come al solito.                                                In effetti aveva ragione lei, qualcosa era successo tra noi, ma cosa esattamente? Il fatto che Marco si fosse letteralmente abbandonato tra le mie braccia avrebbe cambiato le cose?

- Ragazze... smettetela, vi prego. E non guardatelo in quel modo. Lo sa già di essere bello appoggiato a quella dannata moto, non dategli tutta questa soddisfazione. - le rimproverai, cercando di avere il mio classico tono da dura. Dentro di me però, sapevo di essere stata stregata da quella visione proprio come le mie amiche. 

Scossi la testa per scacciare quella sensazione, e gli sorrisi leggermente. Giunte al parcheggio, a pochi metri da lui, le altre, che sembravano più eccitate di me, mi spinsero in avanti ridendo. Io mi voltai verso di loro fulminandole con lo sguardo, poi raggiunsi Marco. 

Mi strinsi nel mio giacchetto in jeans, e mi guardai nervosamente attorno, per non doverlo guardare negli occhi. 

- Ciao dottorina. - mi salutò lui con un sorriso smagliante. Io mi misi di fronte a lui, e non potei non guardare la sua moto con curiosità. 

- E questa? - gli chiesi con un sopracciglio alzato. Lui sogghignò fiero del suo gioiellino, che sicuramente gli era costata una fortuna. 

- Oh giusto, non vi eravate ancora conosciute. Emma, ti presento Elena. Elena... lei è Emma. Potrebbe essere una passeggera un po' antipatica, ti avverto. - sussurrò lui alla sua moto, come se questa avesse avuto un'anima sul serio. 

- L'hai chiamata come tua madre? - ridacchiai facendo una smorfia. 

- Sì, è stata uno dei miei primi acquisti da adulto, sai? Mia madre era contraria all'inizio, diceva che fosse troppo pericolosa da guidare. Così per cercare di ingraziarmela un po' lo chiamata con il suo nome. - scrollò le spalle come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. Se io avessi fatto una cosa del genere con mia madre, lei probabilmente mi avrebbe lasciata solo con un occhio nero, da chiamare come lei. 

- Dai, salta su! - mi disse con un cenno del capo, e prendendo i due caschi. 

- Cosa? No, non ci penso proprio. - sbottai, facendo un passo indietro. 

- Te l'avevo detto. - mormorò, sempre parlando di me alla sua Elena. 

- Senti, io su quella cosa non ci salgo. Mia madre ha avuto un incidente in moto e ha rischiato di morire, solo perché ha voluto seguire un ragazzo più grande che ci stava provando con lei. - dissi sincera, e mi resi conto solo dopo che la storia di mia madre in quel momento fosse molto simile alla mia. 

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