Capitolo 29

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Corsi per il corridoio come una pazza, facendo volteggiare in modo disordinato i capelli biondi che avevo a malapena pettinato, e sistemandomi in continuazione la borsa piena di libri sulla spalla.                                                                                                                                                                              Quando entrai in aula e mi sedetti tirai un sospiro di sollievo, notando con piacere che la lezione non fosse ancora iniziata. Posai le mani sul banco di fronte a me, fissando la lavagna ancora spenta come in uno stato di trance. Il petto mi si alzava e abbassava velocemente, col fatto che stessi cercando di riprendere fiato dopo la corsa che avevo fatto.

- Ehi, è stato strano non vederti ieri. Forse era la prima lezione che hai saltato in tre anni. - mi disse da dietro una delle mie compagne, ridacchiando. Io mi girai e le feci un sorriso tirato, anche se aggrottai le sopracciglia, turbata.

Turbata sia per il motivo per il quale il giorno prima non ero riuscita ad andare all'università, cioè per colpa di Marco, e sia perché quella frase non era stato un complimento per me. Era invece la conferma che tutti quanti si aspettassero la perfezione da me, e che si sentissero in diritto di mettere bocca sui miei affari nel caso in cui avessi fatto qualcosa di insolito. Forse però era anche un po' colpa mia, li avevo abituati male. 

- Buongiorno. - la professoressa entrò con la sua solita faccia annoiata e innervosita, come se avesse preferito essere ovunque tranne in quell'aula con noi. 

Dopo aver posato le sue cose, si mise dietro la sua cattedra enorme e si abbandonò alla sedia, come se fosse già distrutta da quella giornata. Puntualmente aprì le gambe sotto la cattedra, lo capii dai suoi movimenti anche se non potevo vedere nulla a causa del legno della cattedra che continuava fino a terra. I maschietti del mio corso erano molto contenti del fatto che ci fosse quel coso a coprire le sue gambe, perché non gli avrebbe fatto piacere quella visione.                        Ma come biasimarli? La prof era la solita donna di mezza età senza figli, senza marito, ma con una misteriosa vita amorosa. A tratti era severa, ad altri simpatica e pronta a chiacchierare del più e del meno con noi. A volte si vestiva come se dovesse andare ad un appuntamento con il suo amante, altre come se fosse la vecchia zia che vive in un paesino di campagna. 

Quel giorno si sentiva decisamente sicura di sé, visto il vestito color porpora che gli arrivava un pochino più sopra del ginocchio. Però la sua faccia scocciata stonava con il suo outfit da donna in carriera. Iniziò a parlare a ruota a libera come al solito, e la sua voce, che scorreva come un leggero ruscello tra le montagne, mi fece chiudere lentamente gli occhi. Quando mi accorsi di star letteralmente dormendo durante la lezione, appoggiai il gomito sul banco e misi la mano a sorreggere la testa. Con la stessa mano feci in modo di spostarmi i capelli verso il viso, in modo che la prof non si accorgesse che avessi gli occhi chiusi. Andai avanti così per un po', e di certo la mia strategia aveva funzionato. Peccato però che il mio buon senso da alunna modello mi spingeva comunque a restare sveglia e attenta, quindi ogni volta che mi abbandonavo al sonno la mia testa scattava all'indietro. Quei movimenti poco normali dovevano aver catturato l'attenzione della professoressa, visto quello che successe dopo.

- Guerra? Hai per caso degli spasmi? - mi chiese, facendo la finta preoccupata, visto il ghigno poco materno che si dipinse sul suo viso.

- Oh, emmh, no. Va tutto bene. - mormorai, visibilmente assonnata.

- Non stavi mica dormendo? - mi chiese, praticamente scoppiando a ridere. Io aprii la bocca per dire di no, ma lei non mi diede nemmeno il tempo di difendermi. Iniziò ad attaccarmi in un modo che non mi sarei mai aspettata.

- Capisco che tu adesso faccia le ore piccole... a causa della tua nuova ed entusiasmante vita. Anche io dormirei a lezione, se passassi la notte tra vestiti scintillanti, bicchieri di champagne e ragazzi in smoking. E poi... il ragazzo bello e ricco che ti sei trovata ti ruba sicuramente molte energie. - disse ridacchiando, puramente divertita dalle sue stesse parole.                                            Io non credetti alle mie orecchie. Tutti i miei compagni avevano la mandibola a terra, talmente sconcertati. Io invece non sentivo nemmeno rabbia dentro di me, talmente fossi paralizzata dalle sue parole fuori luogo e umilianti.

Ad maioraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora