Prologue

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AVVISO

Questa fan fiction è la mia versione Larry, la storia originale è Fenji(Benjamin+Federico) e appartiene a _insanedaydreamer_ quindi tutti i crediti vanno a lei.

Detto questo, buona lettura💕

"Dean's California - wild, sweaty, important,

the land of lonely and exiled and eccentric lovers come to forgather like birds,

and the land where everybody somehow looked like broken-down, handsome, decadent movie actors."

- Jack Kerouac, On the Road

Harry butta giù un altro sorso di caffè dal bicchiere di carta e una smorfia schifata gli si dipinge sul viso, il doppio americano di Starbucks preso ormai quaranta minuti prima è freddo e decisamente impossibile da bere. Sbuffa, si districa dalla posizione apparentemente scomoda sul divanetto in pelle rossa, getta un'occhiata alle ore sullo schermo del suo iPhone e sbuffa di nuovo, mentre si dirige con aria annoiata al bancone di quello Starbucks dove ha trascorso l'ultima ora, minuto più, minuto meno. Indugia qualche secondo, indeciso, poi scuote la testa e ordina un altro Americano, con panna e caramello questa volta, e un muffin ai mirtilli.
Sul tabellone sopra la sua testa scorrono le destinazioni e gli orari di partenza, le lettere girano velocemente ogni cinque minuti circa, ma la riga che interessa a Harry è lì, immobile e immutata, da quando ha messo piede in aeroporto. New York, ritardo 2h. Questo è ciò che c'è scritto e questa è la ragione per cui è seduto su quel divanetto, le gambe attorcigliate tra loro, le cuffie nelle orecchie con l'ultimo album dei The Fray in riproduzione casuale, l'iPad quasi scarico e un'espressione che oscilla alternativamente tra l'annoiato a morte e l'incazzato nero.

In verità, ci sono tanti altri motivi alla base della sua incazzatura.
Per prima cosa, non potrà andare al Glastonbury Festival per cui il suo amico Niall aveva i biglietti, e questa motivazione già da sola sarebbe sufficiente a spiegare il suo umore in quel momento.
Per seconda cosa, dopo le otto ore di volo che da Londra lo porteranno a New York, dovrà affrontarne altre sei per andare dall'altra parte degli Stati Uniti, in California, dove passerà i tre lunghi mesi estivi.
Fino a qui, potrebbe anche essere piacevole.
Il problema è che quella estate, ovvero quei tre mesi di cazzeggio assoluto post-esami in cui avrebbe potuto svagarsi con gli amici, passare le serate vagando tra i pub londinesi, andarsene al mare nel sud dell'Inghilterra o, per dirne un'altra, andare al Glastonbury Festival, la dovrà passare non solo dall'altra parte del mondo, ma in compagnia di suo padre, della sua nuova compagna e, come se ciò non bastasse, del figlio di quest'ultima, che sa per certo essere una spina nel fianco. Harry non ha nulla contro Kirsten, seriamente, l'ha conosciuta qualche mese or sono, quando è tornato a trascorrere il Natale a New York, la sua città d'origine, e hanno passato due settimane molto piacevoli, tra cene fuori e visite ai musei; solo non è certo che dopo anni in cui si é abituato a stare per conto suo, sia in grado di vivere per tre lunghi mesi con suo padre e la sua compagna, nella casa estiva di lei e con il suo figlioletto viziato. Harry non è il tipo da sparare giudizi frettolosi sulla gente, sia ben chiaro, ma Louis, così si chiama il tipo in questione, ha un padre ricco da fare schifo che produce vino da qualche parte nella Napa Valley, frequenta la Stanford University insieme ad altri ricconi come lui ed è sicuramente uno sfigato secchione e tutto precisino da come lo descrive la madre, visto che la donna non ha fatto altro che elogiare i meriti accademici e sportivi del figlio per tutto il tempo in cui Harry è stato insieme a lei. Ha già la nausea all'idea.

Naturalmente, ha provato a declinare gentilmente l'invito del padre, proponendo di raggiungerli per un paio di settimane in Agosto - possibilmente proprio le due settimane in cui il suo Niall sarebbe andato a trovare la sorella a Manchester e la sua amica Perrie con delle amiche a Maiorca - ma l'uomo non ha voluto sentire ragioni. "No Harry, mi dispiace ma questa volta si fa come dico io, Kirsten sta diventando molto importante nella mia vita e come sai viviamo insieme a New York, perciò voglio che tu conosca meglio lei e Louis, sono sicuro che andrete molto d'accordo" lui aveva sbuffato e pregato, ma alla fine suo padre, Daniel, si era giocato l'asso nella manica, l'arma invincibile, "mi renderesti molto felice Harry", e lui si era piegato come un ramoscello, è decisamente troppo buono a volte.
D'altra parte loro due avevano sempre avuto un rapporto speciale, da quando sua madre era morta - era talmente piccolo che non se la ricordava nemmeno - suo padre l'aveva cresciuto e amato, accettandolo sempre per quello che era e fidandosi completamente di lui e delle sue scelte.
Quando gli aveva rivelato di essere attratto dai ragazzi, alla tenera età di quattordici anni - già, aveva sempre saputo che le ragazze non facevano per lui - gli aveva sorriso e l'aveva abbracciato, rassicurandolo sui suoi dubbi e sottolineando che non c'era nulla di male in questo.
Dopo la scuola superiore, quando gli aveva parlato della sua intenzione di andare a studiare giornalismo a Londra, gli aveva detto che gli sarebbe mancato da morire, con un oceano a dividerli, ma che se era quello che voleva, lui l'avrebbe appoggiato. Harry ricorda anche quella volta in cui Daniel aveva trovato in camera sua una scatola contenente alcuni giochini erotici che i suoi amici gli avevano regalato per scherzo al suo compleanno, il ragazzo era arrossito furiosamente mentre balbettava per spiegarne la provenienza, ma l'uomo aveva semplicemente ridacchiato, raccomandandogli di farne un buon uso. Non aveva avuto il coraggio di guardarlo in faccia per un paio di giorni buoni.

Quindi, per farla breve, Harry è abbastanza felice di passare un po' di tempo con il padre, ed è sicuro che andrà molto d'accordo anche con Kirsten, in più in California c'è il mare, - un mare vero, non come in Inghilterra - c'è Hollywood, Los Angeles, Malibu, ma gli mancherà Londra, gli mancheranno i suoi amici e, seccatura ben più grande, c'è sempre il problema del "principino viziato", che si trova attualmente in cima alla sua "top ten delle fastidiose scocciature".
Sbuffa per la millesima volta, tanto che la signora in un sobrio completo rosa confetto, seduta accanto a lui da parecchio tempo, gli lancia un'occhiata di rimprovero per poi riportare gli occhi sulla rivista di gossip che sta sfogliando rumorosamente. Il The Sun, che insulsa montagna di boiate, Harry fa una smorfia scocciata e finalmente si alza, recupera la sua enorme valigia - perché ehi, è vero che sta andando in un posto caldo dove indosserà il costume per il novanta percento del tempo, ma la sua natura di hipster londinese gli impone una certa cura dei dettagli - sistema meglio le cuffie nelle orecchie, dove risuona Stranger dei Secondhand Serenade e si avvia verso il gate.

Il viaggio procede senza altri grossi intoppi, le prime otto ore di volo filano piuttosto lisce, anche perché ci ha impiegato circa un'ora a scegliere cosa guardare dalla sua raccolta di film dal 1970 ad oggi, per poi ripiegare su Donnie Darko - scelta banalissima - addormentarsi prima della metà e risvegliarsi quando il puntino rosso sulla mappa elettronica era già molto vicino alla Costa Est degli Stati Uniti. Harry ha poi utilizzato parte del suo scalo al JFK per spazzolarsi un super hamburger con bacon e salsa barbecue - anche se non avevano il cheddar, americani incivili – e l'altra parte per andare alla ricerca di un caricabatterie portatile, visto che il suo l'ha abbandonato in un punto imprecisato sopra l'oceano Atlantico.
La seconda tratta di volo è più noiosa e stancante, non riesce a dormire perché ormai non ha più idea di che ore possano essere né al punto da cui è partito, né a quello dove deve arrivare, e in più ha una simpaticissima e rumorosissima famigliola composta da genitori e quattro figli sotto i sei anni seduta nella fila davanti.
Si infila le cuffie e fa partire Titanic, che per lo meno dura una vita e mezza e gli occuperà buona parte del viaggio. Quando arriva la hostess a portargli il...uhm..pranzo? cena? spuntino di mezzanotte? Harry spera che non noti i suoi occhi leggermente lucidi, dannazione a Leonardo Di Caprio e soprattutto a quella stronza di Kate Winslet che lo lascia morire senza alcuna pietà.

Quando scende dall'aereo, ormai sull'orlo di una crisi di nervi, l'aria bruciante di Los Angeles lo investe come se fosse appena entrato in una fornace, sbatte gli occhi un paio di volte e si trascina stancamente verso il punto di ritiro bagagli, a giudicare dal sole in cielo deve essere pomeriggio, Harry non sa nulla di astronomia, ma si azzarda a constatare che a occhio e croce potrebbero essere le tre circa.

"Harry" qualcuno urla e no, non ci siamo, è stanco, ha caldo, si sente i vestiti appiccicati addosso e ha una terribile macchia arancione sulla camicia a causa del succo d'arancia che uno dei figli di mezzo della famigliola felice gli ha rovesciato addosso, quindi no, nessuno deve urlare. Socchiude gli occhi voltandosi nella direzione da cui proveniva la voce e scorge suo padre accanto a un grosso pick-up rosso fuoco che si sta sbracciando per farsi vedere. Afferra la valigia e gli va incontro sorridendo, dopotutto, è enormemente felice di vederlo.

"Papà" esclama abbracciandolo stretto.

"Ciao tesoro" l'uomo gli da una pacca sulla spalla e gli accarezza dolcemente i capelli nell'abbraccio "com'è andato il viaggio? Sarai stanco, forza, sali su questa meraviglia che andiamo a casa" annuncia tutto eccitato indicando l'enorme mezzo accanto a lui.
Harry carica la valigia sui sedili posteriori, prende posto e accende la radio, parte California dei Phantom Planet, canzone vecchia di qualche anno. Sorride. Le coincidenze a volte...

Driving Down The 101 | L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora