Ocean Breathes Salty

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"Dai papà, forza, sei lento" urla Harry voltandosi senza smettere di correre su sé stesso.
Alla fine ha ceduto e quella mattina si è alzato di buon'ora per andare a correre con Daniel, che però non è propriamente al top della forma e si trova parecchi metri dietro di lui, affannato.

"Ma che cavolo, Harry?" cerca di dire tra gli ansimi "Se avessi saputo delle tue doti sportive ti avrei iscritto a qualche sport e ti avrei fatto andare alle Olimpiadi, invece di spendere un sacco di soldi per quella stupida università" constata scherzando "ma non hai mai mostrato interesse, pensavo fossi una mezza sega"

"Fingerò di non aver sentito quello che hai detto" replica rimettendosi a correre "tanto la mia vendetta la otterrò quando ti vedrò stramazzare al suolo entro cinque minuti, massimo sei" urla angelico mentre si trova già diversi metri più avanti al padre, che riparte a correre lentamente e con fatica.
Hanno percorso già più di tre miglia seguendo il lungomare e si trovano in un punto dove ormai non ci sono più case e la costa è molto più selvaggia, la spiaggia è rocciosa e di un colore lievemente più scuro, mentre la vegetazione è costituita da un intrico di arbusti. Forse è meglio tornare indietro.

Harry fa retrofront e raggiunge di nuovo il padre "torniamo, qua non c'è più niente" gli comunica superandolo, senza il minimo segno di stanchezza nella voce.

"Ok" ansima l'uomo "tu vai eh, se muoio verrò solo mangiato da qualche animale selvatico, non preoccuparti" il ragazzo ridacchia e si infila le cuffie nelle orecchie, prima di rimettersi in marcia.

Quando finalmente arriva in zone più conosciute, con il fiatone e la canotta appiccicata alla pelle a causa del grande caldo, rallenta piano piano fino a raggiungere una piccola fontana dove si scola circa due litri di acqua, ormai è quasi arrivato perciò decide di fare gli ultimi metri che lo separano da casa camminando semplicemente.

"Harry" sente qualcuno chiamarlo nell'esatto momento in cui sta imboccando il vialetto che passa tra le ville, si volta e vede Liam che sta correndo nella sua direzione, la muta slacciata e tirata giù fino al bacino e la tavola da surf in spalla.

"Ehi" gli dice con un cenno della mano quando è abbastanza vicino "come va?"

"Tutto bene, sono andato un po' a surfare, ma il mare è troppo calmo oggi" spiega "tu, sei andato a correre?"

"Si, ero con mio papà, ma deve essere svenuto da qualche parte sulla via del ritorno" ride dopo aver visto l'espressione leggermente allarmata dell'altro "scherzo, era un po' affaticato diciamo, arriverà". "Volevo parlarti in effetti" continua poi "anzi, sarei venuto a cercarti nel pomeriggio".

"Di cosa volevi parlarmi?" chiede il castano incuriosito.

"Oh, nulla di che, volevo solo scusarmi per l'altra sera, non mi ricordo benissimo, ma credo di non averti nemmeno salutato quando siamo tornati a casa" assume un'espressione colpevole "e...insomma...sei stato gentile a portarmi in città e tutto quanto, perciò..."

"Non ti preoccupare" lo interrompe Liam "eri ubriaco" ridacchia "Louis, d'altro canto, è stato uno stronzo, non che la cosa mi stupisca..."

Un lieve sospiro lascia le labbra rosse di Harry "non ricordo bene cosa ti ha detto, ti chiedo scusa anche da parte sua, non so perché faccia così a volte, sa essere anche gentile..." l'altro fa una faccia scettica "se vuole chiedermi scusa lo farà lui, sa dove trovarmi" si indispettisce per poi scrollare le spalle e sorridere di nuovo "comunque, ti va di venire in spiaggia questo pomeriggio? Già che c'è il mare calmo posso farti vedere un po' come si usa la tavola" propone.

"Certo, non vedo l'ora di rendermi ridicolo su una tavola da surf davanti a un mucchio di persone" esclama ridendo "passi tu a chiamarmi dopo pranzo?"

Driving Down The 101 | L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora