Capitolo Quarantasette

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Capitolo Quarantasette

Un anno dopo, Londra. Settembre

-Wendy Pov's -

Sto dormendo beatamente quando una piccola peste mi si butta letteralmente addosso facendomi prendere uno spavento. Impreco contro quel bambino mentre lui se la ride ora seduto sul mio letto.

Mi tiro a sedere a mia volta e lo guardo arrabbiata proprio mentre lui mi fa gli occhioni dolci. Sbuffo non riuscendo ad essere arrabbiata con lui per un secondo di più. Per avere quasi cinque anni è davvero un piccolo furbetto.

Apro le braccia e Bob mi si fionda addosso stringendosi a me contento e felice. Nel mentre i miei capelli gli solleticano le orecchie provocandogli delle risatine acute.

-WENDY! - Grida mia mamma dal piano di sotto – Alzati o farai tardi! -

Ebbene si, oggi inizia la scuola, di nuovo. Un altro anno in quell'edificio che dovrò vedere per ancora un anno, poi finalmente mi diplomerò e potrò lasciarmelo alle spalle. Ma se da una parte non ho alcuna voglia di andare, dall'altra sono felice perché quest'anno insieme a me ci sarà Tom.

Per tutto questo periodo siamo rimasti in contatto, finché un anno fa non è apparso alla porta di casa avvisandomi che si sarebbe trasferito a Londra nei mesi successivi e che avrebbe frequentato la mia scuola. E così è stato.

Devo ammettere che se provo a pensare ad un anno fa non riesco a ricordare nulla, come se avessi un vuoto. Ma quando provo intensamente a concentrarmi per ricordare un dolore alla testa mi costringe a smettere altrimenti sverrei in quel preciso momento. Ne ho parlato con mia mamma, la quale, sorpresa quanto me, mi ha rassicurato che sicuramente sarà dovuto allo stress per aver cambiato vita.

Effettivamente ricordo di essere arrivata a Londra con i miei e Bob, di aver visitato casa della prozia e poi? Poi è tutto confuso. Ricordo solo di essermi svegliata la mattina dopo con i miei genitori che mi chiamavano dal piano di sotto per fare un giro in città. Vi starete chiedendo dove sta il problema vero? Molto semplice!

A vedere così la situazione sembra che tra aver visitato casa della prozia sia passato un giorno, ma a me sembra che tra un evento e l'altro sia passato molto più tempo, e non me ne spiego il motivo.

Quando una settimana dopo che ero a Londra è arrivato Tom per farmi una sorpresa come vi stavo raccontando prima, nel fare il giro della città insieme mi sono sfogata con lui in merito alla mia sensazione. Tom si è bloccato sul posto sbarrando gli occhi cose se avessi detto una cosa tabù, per poi prendermi sotto braccio e dirmi che probabilmente era solo una mia idea perché sentivo la mancanza della campagna.

Per tutta l'estate sono tornata più volte sul discorso perché ne ero davvero ossessionata e tutte le volte Tom aveva delle reazioni davvero curiose. Un giorno mentre stavamo prendendo un caffè sono ritornata sul discorso, aggiungendo che percepivo una presenza vicino a me, come se qualcuno mi seguisse da lontano, soprattutto la notte quando lasciavo aperta la finestra, Tom ha lasciato cadere la tazzina che si spezzata sul pavimento del locale. Insomma ogni volta che provo a parlargli ha sempre una reazione di questo tipo ma la sua risposta è sempre la stessa.

-Tranquilla amica mia, probabilmente è la tua immaginazione -

Tranquilla un corno!

Vorrei vedere lui nelle mie condizioni. Ma se durante il giorno quella presenza sembra flebile, la notte mi sembra nella stessa stanza con me. Giuro di aver sentito accarezzarmi la guancia ma quando ho aperto gli occhi non ho trovato nessuno con me.

Starò forse impazzendo?

-WENDY! - Mi richiama mia mamma

-Si mamma, mi alzo! - Le rispondo

- La mia Wendy - [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora