Capitolo Tredici

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Capitolo tredici



- Wendy Pov's -

Stavo tremando ancora di paura, quando Peter mi prende in braccio ed insieme voliamo chissà dove.

Arriviamo sulle sponde di un lago. Nel volarci sopra, dalla mia matassa di capelli appiccicata alla fronte e agli occhi per via delle lacrime, mi pare di aver scorto delle sirene, le quali sono sparite in un nano secondo.

Poco dopo mi sento adagiare a terra.

Mi ritraggo velocemente senza guardarlo.

Lo spettacolo di poco fa si fa spazio nella mia mente, fisso come un duro colpo. E' stato uno spettacolo orribile, Tom, la tortura ed io, io stretta nella morsa di Peter obbligata a vedere.

Altre lacrime cominciano a cadermi sulle guance , finché non sento un tocco leggero sulla mia guancia.

Peter mi sta asciugando le lacrime.

Non capisco questo ragazzo. Con chi avevo davvero a che fare? Un attimo era divertente, sereno, l'attimo dopo l'incubo in terra.

Involontariamente volto la testa di lato per non guardarlo e faccio un leggero spostamento.

Peter mi si avvicina ancora e i prende per il polso

Ancora? No ti prego.. penso

- Tranquilla. Voglio solo metterti queste erbe sul polso. Allevieranno il dolore -

Ma io non mi muovo, ritirando il mio braccio verso di me.

Peter sbuffa lievemente e mi afferra il polso. Cerco di allontanarlo ancora ma con poco risultato.

- Sta ferma Wendy! - mi dice puntando i suoi occhi nei miei - Con questo rimedio ti passerà il dolore -

Mi aveva chiamata Wendy, solo e soltanto Wendy. Nessun nomignolo strano, nessun ghigno.

Mi applica le erbe, presumibilmente prese dal lago, e poi lo vedo alzare la mano verso la mia testa.

Stavo aspettando qualche colpo, quando passa le stesse erbe sulla mia fronte e sulla cute.

- Questo allevierà il dolore alla nuca - mi dice soltanto

Lo lasciai fare, osservandolo di tanto in tanto. Finì di medicarmi e si allontanò verso le acque del lago, dandomi le spalle. Si sedette in riva, su un masso abbastanza grande e si mise a fissare il cielo, assorto nei suoi pensieri.

Mi alzo piano e con passo lento e guardingo mi avvicino a lui. Peter non si muove neppure. Con fatica lo raggiungo su quel masso e rimango con lui a guardare il cielo. Sembra che il tempo si sia fermato. C'è solo il rumore dell'acqua e un silenzio surreale.

Mi sarei aspettata una battuta sarcastica, un ghigno, ma niente. Peter mi ignora. Lo fisso ancora.

Ha i lineamenti contratti ed ha chiuso gli occhi.

Che stesse dormendo? Pensai

- Cos'è c'è ? - lo sento dire.

Ok, non stava dormendo

- N..nulla Peter - lo chiamo per nome, senza rimprovero, come una ragazza chiama un ragazzo. Normale.

- Perché mi osservi allora? - mi richiede, sempre con gli occhi chiusi

Stavo per rispondere, quando un leggero tintinnio e una piccola luce rosa appare davanti a me. Sembra..sembra una fatina.

La fatina guarda nella mia direzione e fa una smorfia disgustata

- La mia Wendy - [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora