Prologo

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Mi alzai prima ancora del suono della sveglia, quella mattina.
Forse per l'emozione o forse per l'ansia, non avrei saputo dirlo.
Almeno avrei avuto più tempo per prepararmi, pensai.
Mi feci una doccia veloce e poi indossai, per la prima volta sul serio, l'uniforme della mia nuova scuola, rendendomi costo solo in quel momento che il mio sogno di una vita si stava finalmente avverando.
Entrai in uno stato di trance, perdendomi ad osservare allo specchio ogni minimo dettaglio degli indumenti che avevo appena indossato.
Avevo molta paura, cambiare scuola così tardi ed entrare in una scuola per persone ricche e privilegiate quando non ero nè una nè l'altra cosa era difficile.
Sin da piccola sognavo di entrare a Las Encinas, e ora che c'ero finalmente riuscita mi stavo rendendo conto dei lati negativi che ci sarebbero potuti essere.
Iniziai a tartassarmi di domande senza risposta, e non negherei di aver avuto un attimo di ripensamento, durato veramente poco dato che ormai stavo terminando il tempo per prepararmi.
Mi truccai velocemente e indossai il paio di scarpe che avevo già deciso giorni prima, poi scesi al piano di sotto, dove la mia famiglia mi stava già aspettando.
Mia mamma e le mie sorelle corsero ad abbracciarmi, e io cercai di godermi appieno quell'abbraccio che sarebbe stato l'ultimo per un po'.
Mentre loro continuavano a sussurrarmi parole di conforto, raggiunsi mio padre, che mi avrebbe accompagnato.
Rivolsi un ultimo, malinconico saluto alla mia famiglia prima di lasciarmi alle spalle la casa in cui ero cresciuta.
Nonostante la malinconia che già mi stava raggiungendo, non riuscii comunque ad aspettare prima di entrare in auto, impaziente di partire.
Durante il tragitto nessuno dei due parlò, io però trattenni a stento le lacrime, perché sapevo già che avrei sofferto la mancanza della mia famiglia, a cui ero legatissima.
Potevo notare un velo di tristezza anche negli occhi di mio padre, nonostante fosse un uomo che non amava dimostrare le proprie emozioni.
Quando arrivammo davanti alla scuola scesi dall'auto in fretta e furia, presi le mie cose e salutai mio padre con un fortissimo abbraccio. Forse lui era la persona a cui ero più legata.
Prima di lasciarmi andare mi fece le solite raccomandazioni che un padre fa ad una figlia e mi diede un veloce bacio sulla guancia, un po' commosso, per poi sparire in mezzo alla folla.

Non pensavo che fosse questa la sensazione di entrare per la prima volta in un ambiente nuovo: mi sentivo veramente strana, ma soprattutto diversa da tutti quei ragazzi ricchi, pieni di gioielli e accessori costosi, con lo sguardo altezzoso di chi guarda dalla testa ai piedi chi è appena arrivato.
Mi feci coraggio ed entrai a passo svelto nella scuola, fingendo una sicurezza di me stessa che in realtà non possedevo, dirigendomi verso la segreteria, che non feci molta fatica a trovare.
Mi ci fermai davanti e mi misi in fila ad aspettare il mio turno, che non tardò ad arrivare.
Chiesi alla giovane donna protetta da un vetro sottile dove fosse la mia classe, e lei, un po' controvoglia, mi disse che mi avrebbe accompagnato qualcuno.
Ci vollero pochi secondi prima che fermasse un ragazzo che stava camminando in tutta tranquillità per chiedergli di accompagnarmi.
Lui acconsentì, mi fece cenno di seguirlo e io mi avviai dietro di lui.
Lo guardai per qualche secondo: era alto, almeno quindici centimetri in più di me, e aveva i capelli quasi rasati, marroni, come gli occhi. Avevo anche intravisto delle piccole fossette sulle sue guance bianche, e pensai che fosse davvero carino.

"Sei nuova, vero? Non ti ho mai vista in questa scuola" chiese il ragazzo, notando quanto fossi silenziosa, e io annuii
"Sì, questo è il mio primo giorno a Las Encinas. Comunque scusami se non mi sono ancora presentata, io sono Lisa, piacere" Sentenziai io, tendendogli una mano che  strinse sorridendo
"Io sono Ander, piacere mio. Siamo in classe insieme, comunque" Rispose lui, io gli sorrisi di rimando e pensai di aver già trovato un "amico". Entrammo in classe e ci sedemmo negli unici due posti liberi, all'ultimo banco, e tutti ci guardavano. O meglio, guardavano me, dato che ero nuova.

La lezione era già iniziata ma Ander mi promise che subito dopo la fine dell'ora mi avrebbe presentato qualcuno dei suoi amici e così fu: mi presentò Guzmàn, un bellissimo ragazzo biondo, alto, con gli occhi chiari e della fossette simili a quelle di Ander. poi Nadia, la fidanzata di Guzmàn, una ragazza musulmana che aveva dei tratti sicuramente diversi da quelli spagnoli, ed un viso dolce, e poi ancora Rebeca, che probabilmente era una delle ragazze più egocentriche che avessi mai incontrato, con i suoi gioielli d'oro e con i vestiti stravaganti, ma che era comunque molto simpatica.
Legai subito con entrambe, ma non ebbi molto tempo, perché dopo dieci minuti entrò un altro professore e iniziò un'altra lezione.

Decisi di iniziare una conversazione con Ander
"E tu la ragazza non ce l'hai?" Chiesi curiosa, e lui sorrise timidamente, quasi imbarazzato, facendo spuntare quelle fossette che tanto mi piacevano
"In realtà ho il ragazzo" Esclamò. Io rimasi colpita
"Wow, bello! È in questa scuola?" Chiesi, nonostante potessi sembrare invadente. Lui scosse la testa
"No, ma è il fratello di Nadia" disse, e io sorrisi non rispondendo, decidendo di seguire le lezioni per non perdermi troppe cose già dal primo giorno.
Dopo diverse ore di lezione andammo a pranzo. Per andammo intendo io, Ander, Guzmàn, Nadia e Rebeca. Notai subito che erano dei ragazzi simpaticissimi, nonostante mi aspettassi di trovare solo persone antipatiche e altezzose in questa scuola, ma effettivamente non tutti erano così. Non etutti perché dopo solo poche ore in quella scuola capii che c'erano anche molte persone come me le ero immaginate. Ad esempio Lucrecia, una ragazza che sin da subito iniziò a deridermi in qualsiasi modo possibile, partendo dal fatto che fossi nuova nella scuola e finendo per parlare delle mie scarpe, a sua detta orrende.
I ragazzi mi rassicurarono dicendomi che faceva così con tutti i ragazzi nuovi e che in fondo non era cattiva.
Capii subito che non avrei avuto vita facile, a Las Encinas, ma almeno avevo già degli amici su cui contare!

Indestructibles||Valerio Montesinos Hendrich Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora