Quella notte non riuscii a chiudere occhio, lo sguardo severo di José mi era rimasto impresso, mi tormentava. Quando furono le sette e mezza mi alzai dal letto, mi vestii e poi cercai di coprire il più possibile le occhiaie, ancora una volta, ma quel giorno non ci riuscii, e dovetti ricorrere di nuovo ai miei occhiali da sole, che infilai sugli occhi e mi diressi a prendere un caffè. Con tutti i soldi che spendevo in caffè probabilmente sarei diventata povera prima del previsto, ma non mi importava. Ne presi due e mi diressi verso la mia classe, senza neanche bussare a Sara perché era presto e pensai che si stesse ancora preparando. Controllai l'orario: sette e quarantotto. Mi stupii io stessa della velocità che avevo avuto nel prepararmi, e pensai che fosse ancora troppo presto per vedere arrivare qualche mio compagno di classe. Entrai e mi trascinai lentamente verso il mio banco, e quella fu l'unica volta in cui mi maledii da sola per aver scelto l'ultimo banco in quel primo giorno di scuola, era stato già complicato attraversare il corridoio, figuriamoci arrivare all'ultimo banco.
Mi sedetti poggiando la testa su quella tavola di legno freddo e probabilmente mi addormentai perché quando sentii la voce di Guzmàn che mi svegliava vidi già altre persone in classe. Beh, non potevano essersi materializzate in pochi attimi.
"Lisa, è tutto okay?" Domandò il mio amico, probabilmente preoccupato nel vedermi dormire su un banco, e soprattutto di vedermi in classe così presto
"Sì, stavo solo... Riposando" Inventai sul momento, sperando ci credesse, senza mai alzare gli occhiali da sole
"Cosa hai fatto agli occhi?" Chiese infatti, dopo qualche secondo
"Non penso che tu voglia davvero saperlo" Mormorai, ma lui mi fece cenno di alzarli. Io lo feci, alzai lentamente gli occhiali e chiusi gli occhi per qualche istante, dovendomi abituare alla luce artificiale che regnava nell'aula. Guzmàn spalancò gli occhi
"Cazzo Lisa, ma quante ore hai dormito questa notte?" Domandò preoccupato. Io feci un gesto con le mani come ad indicare il numero zero e lui spalancò di nuovo gli occhi, per poi sedersi vicino a me
"Come mai non hai dormito?" Chiese, ed in quel momento avrei voluto evitare quella domanda in qualsiasi modo
"Diciamo che c'è qualcosa, anzi qualcuno che mi tormenta" Sussurrai, quasi sperando che non riuscisse a sentirmi, ma ovviamente nulla va mai come spero.
"Ti va di parlarne?" Chiese, inclinando un po' la testa per riuscire a guardarmi negli occhi, ed in quel momento avrei voluto solo poterli chiudere di nuovo per non cedere davanti all'intensità degli occhi verdi di Guzmàn, ma alla fine non fu così. Annuii, e iniziai a raccontare in modo riassuntivo ciò che era successo. Anche Guzmàn, come ormai tutti i miei amici, conosceva la mia eccessiva sensibilità, e capì che la situazione mi aveva fatta sentire uno schifo. Non disse nulla, e gliene fui grata. Si limitò ad abbracciarmi e lo feci anche io, che avevo davvero bisogno di un abbraccio. Quando si staccò mi diede un bacio sulla testa, per poi dirigersi al suo posto. Sorrisi a quel contatto, avevo sempre sottovalutato fin troppo l'amicizia di Guzmàn ma avevo decisamente sbagliato, e l'avevo capito un po' tardi. C'era sempre stato, anche se indirettamente, e dovevo tanto a lui e a tutti gli altri, per avermi accolta proprio come una di loro quando ero nuova e non conoscevo nessuno.La classe si riempì in pochi minuti ed arrivò anche Ander, ma non avevo voglia di spiegare di nuovo ciò che mi era successo, quindi decisi solamente di fare finta che non fosse successo nulla. Fu difficile, ma per fortuna Ander era particolarmente preso da qualcosa che non fece neanche troppo caso a come stessi, anche perché dopo aver risposto "Bene" al suo "Come stai?", sarebbe stato poco utile chiedere altro
"Sei pronta? Manca una settimana!" Esclamò, ad un certo punto, particolarmente eccitato. Io aggrottai la fronte. Una settimana? A cosa mancava una settimana? A cosa sarei dovuta essere pronta? La risposta alle mie domande, fortunatamente, non tardò ad arrivare
"Ma dai, non dirmi che te ne sei dimenticata. Tra una settimana abbiamo il concerto! Altrimenti cosa te li ho regalati a fare quei biglietti? Per tenerli come soprammobile sulla tua scrivania? Lì ci stanno bene, ma penso che sia meglio usarli!" Mi rimproverò, ed io feci un attimo mente locale. Il concerto? Il concerto! Ricordai in un attimo uno dei tanti regali che Ander aveva deciso di farmi per i miei diciotto anni e mi buttai una mano in faccia, facendola sbattere rumorosamente, e facendomi anche male per via degli occhiali. Sentii Ander ridere, e pensai che di quei biglietti me ne ero dimenticata il giorno dopo il mio compleanno, e questo mi fece sentire terribilmente in colpa. Non che non tenessi a quel regalo, o ad Ander, semplicemente avevo la mente troppo occupata da altre stupidaggini.Durante tutte le ore di lezione non guardai Valerio, non volevo mi vedesse in queste condizioni per colpa di suo padre, lo evitai anche a pranzo e durante le due ore di lezione successive. Non appena suonò l'ultima campanella io corsi verso la mia stanza, e ci sarei arrivata in pace se qualcuno non mi avesse presa per il polso. Mi girai lentamente e rimasi stupita nel vedere Lucrecia. Certo avevamo chiarito, ma non pensavo di poterla considerare mia amica, né tantomeno di ritrovarla a seguirmi nel corridoio del dormitorio per parlarmi, suppongo.
"Darling... Volevo chiederti scusa per il comportamento di mio padre di ieri sera. È un uomo piuttosto freddo, e non è neanche il massimo neanche come padre, ma ti assicuro che non aveva intenzione di offenderti" Mi disse lei sorridendo. Io annuii e provai a staccarmi dalla sua presa, dato che l'ultima cosa che avevo voglia di fare in quel momento era parlare
"Grazie del pensiero Lucrecia, ma non ce n'era bisogno, chiedi scusa a Valerio da parte mia per averlo ignorato oggi" Dissi senza guardarla negli occhi, per poi dirigermi verso la mia stanza, passando la giornata chiusa lì a non fare nulla per tutto il pomeriggio, stavo male e non sapevo neanche io il vero motivo, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era lo sempre la stessa.Mi arrivò anche una telefonata da Valerio. In realtà non solo una, ne saranno state cinque o sei, almeno erano queste fin quando non spensi il telefono e mi buttai a letto nonostante fossero solo le sei, decisa ad addormentarmi per svegliarmi direttamente la mattina dopo.
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Indestructibles||Valerio Montesinos Hendrich
Fanfiction[Storia Completa in revisione] Lisa Rodriguez è una ragazza di diciassette anni che vive in un piccolo paesino vicino Madrid e ha sempre sognato di andare a studiare a Las Encinas, nonostante sia una scuola molto costosa e prevalentemente frequenta...