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Mi preparai velocemente, perché come al solito ero in super ritardo, e mi avviai verso la fermata del bus, che fortunatamente riuscii a prendere per un pelo. Il viaggio fino a casa mia non fu troppo lungo, durò solo quaranta minuti e poi mi ritrovai davanti alla casa dove avevo vissuto negli ultimi diciotto anni.
Quando entrai non bussai, ma usai le mie chiavi per fare una sorpresa. A quanto fare non fu una buona idea, perché spaventai le mie sorelle che erano sul divano a guardare la TV e pensarono fosse un ladro, ma poi mi videro e corsero ad abbracciarmi, nonostante le avessi viste solo la sera precedente. Rimasi stupita di sentire ancora quel leggero odore di lavanda del deodorante per ambienti preferito di mia mamma, quell'odore che tanto mi ricordava la mia famiglia.
Dopo pochi secondi in salotto ci raggiunsero anche i miei genitori, che partirono con l'interrogatorio su Valerio, visto che non avevamo avuto molto tempo per parlarne il giorno prima, e sull'anello che avevo al dito, comparso dopo ieri sera. Io cercai di rispondere rimanendo molto sul vago e passai ad un altro argomento, annunciando alla mia famiglia che avevo iniziato a frequentare una scuola guida da circa due settimane e che, entro massimo altre due settimane, avrei avuto una patente
"Perfetto, allora il regalo che ti abbiamo preso andrà proprio bene!" Esclamò mia madre ed io mi accigliai pensando ad una macchina, ma poi mi dissi "Ma no, è impossibile", fino a quando mio padre non mi mostrò delle chiavi di un'auto e mi disse di seguirlo verso il garage, dove trovai un'enorme e stupenda Audi nera nuova, tutta per me. Sgranai gli occhi e li passai velocemente dall'auto ai miei genitori almeno dieci volte, prima di realizzare che era tutto vero. Abbracciai i miei genitori e li ringraziai all'infinito, sapendo che dietro quel regalo c'erano enormi sacrifici.
Dopo aver visto il regalo passammo il pomeriggio tra giochi da tavolo e discorsi sulla mia nuova scuola, fin quando non si fece ora di cena e mangiammo tutti insieme, come succedeva tutte le sere fino a due mesi fa. Mia mamma cucinò la pizza, conoscendo i miei gusti, e sapendo anche che la sua pizza era la mia preferita in assoluto. Mia madre era nata e cresciuta in Italia, fin quando all'età di ventidue anni conobbe mio padre, che si trovava lì per un viaggio, e si innamorò di lui, per poi seguirlo in Spagna, dove si erano sposati.

Dopo aver cenato, io e le mie sorelle andammo in quella che era la nostra camera, che ora condividevano loro due, e giocammo a truccarci, cosa che a loro piaceva molto. Entrambe le mie sorelle erano più piccole di me, c'era Giulia che aveva appena compiuto quindici anni e Arianna, che ne aveva undici. Tutte e tre avevamo nomi italiani, decisione di mia madre che voleva rendere onore alle sue origini. Passammo molto tempo tra chiacchiere e scoprii anche che Giulia, come me, si era fidanzata da poco con un ragazzo della sua scuola. Arianna invece mi raccontò di come aveva iniziato la prima media, parlandomi delle sue nuove amiche e del ragazzino che le piaceva. Restammo a parlare per parecchio tempo, fin quando non guardai l'ora e mi resi conto che, se non avessi fatto in fretta, avrei perso anche l'ultimo autobus. Presi di corsa tutte le mie cose e salutai tutta la mia famiglia, promettendogli che sarei tornata a trovarli, e mi diressi nuovamente verso la fermata, che distava poco da casa mia, per prendere l'ultimo bus della giornata, dato che il giorno dopo avrei avuto scuola.
La macchina la dovetti lasciare a casa, visto che non avrei potuto guidare fino al dormitorio senza la patente, ma sarei tornata a prenderla dopo due settimane, quando finalmente l'avrei potuta guidare.
Quando arrivai alla fermata l'autobus non era ancora arrivato, fortunatamente, quindi aspettai per qualche minuto, fin quando non lo vidi arrivare. Il viaggiò sembrò più lungo che all'andata e dovetti lottare contro il sonno per evitare di addormentarmi.
Quando arrivai al dormitorio aprii velocemente la porta della mia stanza, cercando di non fare troppo rumore per evitare di svegliare le ragazze che occupavano le stanze vicino alla mia, per poi cambiarmi e mettermi a dormire, stanca dalla lunga giornata.

Indestructibles||Valerio Montesinos Hendrich Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora