Dopo che Ander se ne fu andato io andai a dormire ripensando alle sue parole: "potresti avere una cotta per lui".
Quella sera ci pensai a lungo, ma poi mi resi conto che era impossibile, dato che conoscevo Valerio e anche tutti gli altri da soli due giorni. Avevo parlato con tutti loro pochissimo, escluso Ander con cui in soli due giorni avevo creato un legame bellissimo, ma capii subito che non potevo avere una cotta per una persona con la quale avevo parlato solo due volte, che avevano avuto uno strano effetto su di me. Sarà stato il suo tono di voce profondo e la sua voce roca, o il fatto che mi stesse fissando, ma non riuscii a parlargli, così decisi che da quel giorno lo avrei ignorato in qualsiasi modo, per evitare qualsiasi possibile cotta.
Ero venuta in quella scuola per studiare, di certo non per innamorarmi e stravolgere tutti i sacrifici che i miei genitori avevano fatto per farmi venire qui.
Mentre pensavo a quanto quel ragazzo mi avesse ipotizzata, ma anche a quanto dovessi stargli lontana, mi addormentai, stanca morta dalla lunga giornata.La mattina dopo mi svegliai probabilmente tardissimo, ma era domenica e quindi avrei potuto fare quello che volevo.
Mandai il buongiorno ai ragazzi e iniziai a sistemare la stanza, prendendo dalle valige tutti i miei vestiti che non avevo avuto il tempo di mettere nell'armadio nei giorni precedenti. Mentre prendevo il panni dalla valigia mi imbattei in una cornice che avevo deciso di portare con me, con dentro una mia foto, insieme alla mia vecchia migliore amica, Georgina. Quella ragazza era stata la mia ancora di salvezza per anni, dandomi sempre una spalla su cui piangere e supporto durante tutti i miei momenti no. Quando si trasferì in Norvegia ci rimasi malissimo, capendo che non l'avrei mai più rivista. Promettendo di rimanere amiche e di sentirci sempre, ma era più di un anno che non mi mandava né messaggi né mi telefonava. Rimasi per qualche minuto lì impalata a fissare la foto con gli occhi lucidi, ma poi la ributtai nella valigia, decidendo di continuare a sistemare le mie cose. Quando ebbi finito chiamai mia mamma e parlai un bel po' con tutta la mia famiglia, gli raccontai di Ander e di tutti gli altri, ma decisi di non parlare di Valerio e Lucrecia. Non volevo raccontargli già cose brutte dopo solo due giorni in quella scuola, sapevo che ci sarebbero rimasti male.Dopo aver parlato a lungo con la mia famiglia mi resi conto che era l'ora di pranzo, e io non avevo proprio idea di cosa mangiare. Così mi vestii e chiesi ai ragazzi se conoscessero qualche posto vicino a dove mi trovavo dove poter comprare del cibo. Guzmàn inviò la posizione di un supermercato vicino al dormitorio della scuola, che io raggiunsi velocemente, facendo un po' di spesa per avere cibo a sufficienza per la prossima settimana.
Tornata alla mia stanza pranzai e poi mi misi un po' a studiare, fino a quando nel pomeriggio Ander mi chiamò chiedendomi se mi andasse di fare un giro per Madrid, in modo da conoscere meglio il luogo dove avrei vissuto per il prossimo anno. Io acconsentii e mi preparai velocemente. Dopo un quarto d'ora Ander arrivò, salimmo in macchina e mi portò in centro a fare un giro, poi a prendere un gelato e infine in un parco che diceva essere il suo preferito, quello dove andava quando era triste e aveva bisogno di pensare. Proprio mentre mi raccontava questo lo vidi incupirsi, cosa che mi preoccupò
"Ander, che hai, è tutto okay?" Chiesi e lui sospirò
"Lisa, so che ci conosciamo da praticamente due giorni, ma c'è una cosa di me che ho bisogno di dirti... Io ho il cancro" Parlò tutto d'un fiato, e io dopo l'ultima frase rimasi letteralmente senza parole, pensando che l'unica persona a cui mi ero già affezionata soffrisse dello stesso male che mi aveva portato via mia nonna diversi anni prima. L'unica cosa che riuscii a fare fu abbracciarlo, stringerlo senza volermi staccare mai. Aveva ragione, ci conoscevamo da soli due giorni ma io lo consideravo già un mio amico, un amico vero, la prima persona con cui avevo parlato quando ero arrivata a scuola e l'unico che si era preoccupato di farmi compagnia, di venirmi a prendere e riaccompagnarmi a casa, di parlarmi di sé e di aprirsi tantissimo. Fu in quel momento che capii di aver bisogno di quel ragazzo più di quanto potessi mai immaginare.Dopo un'altra ora passata a raccontarci tutto ciò che si poteva raccontare nel poco tempo che avevamo passato a parlare, in cui parlammo della mia famiglia, della mia vecchia scuola, dei suoi genitori che si erano separati da poco, di come aveva scoperto di avere la leucemia e del fatto che aveva i capelli così corti per via della prima sessione di chemio che aveva terminato da poco. Lui mi riaccompagnò al dormitorio.
"Ander, grazie di esserti fidato così tanto di me e di avermi raccontato tutte queste cose, grazie anche di essere stato l'unico a preoccuparti per me in questi miei primi giorni di scuola, sei davvero un amico, ti voglio bene" Gli dissi, prima che potesse andare via. Lui mi sorrise
"Grazie a te di avermi ascoltato, anche io ti voglio bene" Sorrise, e dopo mi abbracciò di nuovo, per poi andare via.Ero così felice di aver finalmente trovato un amico vero, dopo tutti gli anni passati da sola.
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Indestructibles||Valerio Montesinos Hendrich
Fanfiction[Storia Completa in revisione] Lisa Rodriguez è una ragazza di diciassette anni che vive in un piccolo paesino vicino Madrid e ha sempre sognato di andare a studiare a Las Encinas, nonostante sia una scuola molto costosa e prevalentemente frequenta...