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Sentii bussare alla mia porta ed andai ad aprire trovandomi davanti Valerio, in ritardo come al solito
"Buonasera" Mi salutò, per poi baciarmi, senza darmi il tempo di ricambiare il saluto
"È un tentativo per scusarti del ritardo?" Chiesi quando si staccò da me, e lui in risposta alzò le spalle
"Forse" Mormorò sorridendo
"Allora sappi che non ci sei ancora riuscito!" Esclamai e lui mi baciò di nuovo. Dopo pochi secondi ci staccammo e lui mi prese per mano mentre chiudevo la porta della stanza, trascinandomi verso la sua auto, come se io non riuscissi ad arrivarci da sola.
"Dove mi porti?" Chiesi quando salimmo in auto
"Non posso dirtelo, ma stai sicura che almeno per stasera non ti porto un nessun posto dove poter spendere soldi" Esclamò ed io sorrisi, felice che mi avesse ascoltata per una volta.

Guidò per un bel po' su strade che non conoscevo, e si fermò all'improvviso davanti ad un vicolo stretto e buio. Mi fece scendere e mi prese per mano, iniziando a camminare facendosi strada con la torcia del telefono, fin quando non lasciò la mia mano per abbassarsi ed andare ad alzare una mattonella del pavimento sul quale stavamo camminando
"Eccole!" Esclamò dopo pochi secondi di ricerca, ed io mi accigliai. Delle chiavi? Doveva aprire qualcosa? Dopo poco lui alzò il cellulare puntando la torcia su ciò che c'era di fronte a lui: una casa piccola ma molto bella, anche se trascurata.
"Ti va di vedere il luogo dove ho passato gran parte della mia infanzia?" Chiese ed io annuii sorridendo, iniziando finalmente a capire qualcosa. Mi prese di nuovo per mano e aprì la porta che era chiusa a chiave, appena entrò accese una torcia che emetteva una luce molto forte, e io dovetti strizzare gli occhi più volte per abituarmi a quell'ambiente così luminoso, ma poi la mia vista tornò normale e riuscii a vedere gli interni della casa completamente in legno, come l'esterno, e mobili che non si addicevano per nulla alla casa di una persona ricca come Valerio
"Insomma, tu da bambino venivi qui? In questa piccola casetta, quando avevi una mega villa a tua disposizione?" Chiesi, rischiando di risultare sfacciata, ma tradita dalla mia stessa curiosità
"Beh, diciamo di sì, non ci vivevo e non ci sono mai stato per più di un pomeriggio, ma era il mio posto preferito quando ero bambino" Rispose sorridendo e io pensai che fosse davvero carino quando sorrideva, sembrava davvero un bambino nel suo posto preferito.
"Che ne dici se andiamo fuori e ti racconto un po' di questo posto?" Chiese ed io annuii entusiasta, avvicinandomi a lui che mi mise un braccio sulla spalla per guidarmi fuori, dove accese un altro paio di luci dato il buio profondo delle dieci di sera, permettendomi di vedere un giardino bellissimo che sembrava infinito, ma anch'esso molto trascurato come la casa. Ci sedemmo su una piccola panchina in metallo che aveva l'aria di essere lì da una vita e Valerio iniziò a raccontarmi la storia di quel luogo così affascinante
"Quando ero piccolo, a circa sei anni, mio padre mi portò qui per la prima volta dicendomi che era il mio "parco giochi personale", ed effettivamente era vero, qui avevo tutti i giochi possibili come scivoli, trampolini ed altalene. Ogni volta che mi portava qui io ero felice, andavo ad abbracciarlo e gli dicevo che gli volevo bene, tutto questo prima che litigassimo la prima volta, quando lui mi mandò da mia madre in Cile. Passavo gli interi pomeriggi qui, ma ormai erano nove anni che non ci venivo più, non so neanche io come ho fatto a ricordarmi dov'erano le chiavi!" Esclamò per poi accennare un sorriso malinconico
"Dopo il primo litigio con mio padre, ad undici anni, sono andato in Cile, per tornare a quattordici anni, a diciassette mi hanno rispedito lì e ora sono tornato da quasi un anno. Avevo quasi dimenticato questa casa, non c'ero mai tornato per evitare il ricordo di quegli anni con mio padre, ma ho pensato che sarebbe stato bello portartici. Qui da qualche parte dovrebbe esserci ancora l'altalena..." Mormorò, guardandosi attorno alla ricerca dell'altalena, trovandola dopo poco e allargando le labbra in un sorriso. Mi prese per mano facendomi alzare e si diresse verso il gioco, si sedette e mi fece cenno di mettermi sulle sue gambe
"No, non posso, sono troppo pesante, l'altalena cederebbe" Mi rifiutai scuotendo la testa, ma in pochi attimi mi sentii prendere per il bacino e mi ritrovai sulle gambe di Valerio
"Dovresti smetterla di sottovalutarti così tanto" Mi sussurrò all'orecchio, facendomi venire la pelle d'oca. Se ne accorse ed iniziò ad accarezzarmi il collo, lasciando piccoli baci, ma lo fermai finché ero ancora sotto controllo
"Smettila di fare così, mi fai il solletico" Mormorai, cercando di non ridere.

"Su quest'altalena ci andava sempre Lucrecia, la prima volta che ci andò aveva cinque anni, ed io sette. Ci divertivamo tanto qui, lei seduta e io dietro a spingerla. Senza considerare la "relazione" che abbiamo avuto ho sempre avuto un rapporto meraviglioso con lei" Mi raccontò sorridendo e io lo ascoltai attentamente, senza dirgli che in fondo mi dava fastidio il fatto di parlare della sua sorellastra anche quando lei non c'era, perché sapevo quanto per lui fosse liberatorio poterne parlare con qualcuno. Lo abbracciai forte mentre lui mi accarezzava le braccia
"Un po' mi mancano quei momenti" Sussurrò, con lo sguardo perso ed un sorriso triste sul volto
"Hei, non pensarci" Gli dissi, abbassando la voce il più possibile, facendo in modo che quasi non mi sentisse, e poi lo baciai piano.
"Hai ragione, ma ora voglio che mi racconti tu qualcosa di te" Esclamò quando ci staccammo
"Qualcosa di me? Oh, non ho mai avuto una vita particolarmente interessante" Esitai, ma lui mi convinse
"D'accordo. Beh, da dove iniziare... Allora, sono Lisa Rodriguez, ho diciotto anni e sono nata in un piccolo paese vicino Madrid, ma questo già lo sai. Quando ero molto piccola ho avuto una sorella, e poi un'altra ancora, penso che tu abbia avuto modo di conoscerle al mio compleanno. A scuola non sono mai andata particolarmente bene, mi potrei impegnare se volessi ma mi basta cavarmela, ho la fortuna di riuscire ad avere voti più che sufficienti senza dover studiare molto. Okay, mi sto perdendo in chiacchiere, dicevo: A scuola mi è sempre bastato cavarmela. Nonostante prima di venire qui facessi un liceo non avevo ancora le idee chiare su cosa volessi fare in futuro, e di conseguenza ho sempre accantonato lo studio, soprattutto per pigrizia. A scuola avevo tanti compagni, ma nessun amico. Ho sempre avuto persone con cui chiacchierare, ma mai persone con cui parlare seriamente, che mi ascoltassero almeno un quarto di quanto li ascoltavo io. Per non parlare della mia vita sentimentale: Uno schifo, prima di incontrare te mi sono piaciuti tanti ragazzi, ma io non sono mai piaciuta a nessuno di loro, sono sempre stata messa da parte perché per loro sono sempre stata quella carina, ma non bella, quella più grassa, quella meno popolare, insomma quella emarginata. Poi sono arrivata a Las Encinas, ho conosciuto un ragazzo che si intrufolava in camera mia ogni volta, e mi ha anche baciata, molte volte! Poi mi ha chiesto di essere la sua fidanzata, ed ora sono qui in braccio a lui a raccontargli la storia della mia noiosissima vita" Raccontai, poggiando la testa sulla sua spalla
"Sarai anche quella meno bella per loro, ma per me sei la più bella" Mi sussurrò, provocandomi di nuovo una scia di brividi lungo il collo
"E comunque, resterei per ore a guardarti parlare di qualsiasi cosa" Mormorò, ed io ebbi appena il tempo di sorridere che mi addormentai in braccio al mio fidanzato, su quella piccola altalena di legno.

Indestructibles||Valerio Montesinos Hendrich Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora