-E mo c'hai rotto,Nic- aveva sbuffato Adriano, vedendo il suo amico bere la seconda birra,senza smettere di piangere.
-Sei senza core,Adrià-
-Ma core de che? A Nic, io so sempre stato sincero co te. Ma prega Dio che quella non ritorna. Ma nun a vedevi? Tutto faceva,tranne che statte accanto. Era sempre lì co le sue amichette a fare "gnignigni", ma se scordava de te. E ce l'ha fatta a fatte sentí in colpa. Ma quanno mai t'ha capito? Quanno mai t'ha aspettato? Quando mai t'ha fatto na sorpresa? Litigavate dopo ogni cazzo di concerto. E rivoi questo? È questo che te renne felice? Lo so,mo ce soffri. Ma datte tempo. Nun te meritava,Nic- Adriano diede voce a quei pensieri che lo tormentavano da un paio di anni. Non ce la faceva a vedere il suo migliore amico distruggersi così, ma allo stesso tempo era felice che lei si fosse allontanata da lui. Non lo aveva mai compreso, le sue amiche erano sempre state più importanti. E adesso era stata brava a far cadere le colpe su Niccolò.
-Ma almeno me ascolti?-
Niccolò si era poggiato alla porta che dava sul balcone e osservava quella piccola anima di fronte casa sua rannicchiata sul letto a piangere.
"Famo a gara a chi sta peggio", pensò.
-Ma che stai a guardà?- Adriano lo raggiunse e guardò dalla stessa parte di Niccolò
-Oh Gesù, solo questo ce mancava-
-Sta con uno stronzo, oggi le urlava contro ma non sono riuscita a capire il perché. Ma come se fa?-
-O vedi? Sta chi sta messo peggio de te-
Niccolò sospirò per poi distogliere lo sguardo.
- So le 17. Annamo a fa n'aperitivo?- disse ad Adriano,che gli sorrise e insieme uscirono di casa.Serena si sentiva il cuore a pezzi, di nuovo. Non era la prima volta in quei cinque anni che si sentiva trattare così. La discussione dopo il suo ritorno fu solo l'inizio, quando ebbe preparato il pranzo e lo ebbe portato a tavola, Giulio iniziò a lamentarsi di ogni cosa.
-Cucinare non è mai stato il tuo forte-, lo disse con un sorriso che a Serena fece venire la pelle d'oca.
Aveva sempre reagito di fronte alle cose che il suo ragazzo le diceva, ma con gli anni aveva imparato ad accettarle e basta. Aveva perso ogni speranza, sebbene credesse ad ogni suo "Scusa amore, cambierò,non mi lasciare però". E Serena ci ricascava, il cuore batteva troppo forte ogni volta che Giulio la guardava o la toccava. Pensava fosse quello l'amore, ma qualcuno stava per portarla in salvo, anche se lei non lo sapeva ancora.-Dai, vestiti che ti passo a prendere-
-Sara non ne ho voglia-, rispose all'amica mascherando il tono di chi aveva appena finito di piangere,ma invano
-Sere che cazzo è successo?-
-Niente Sà, voglio stare da sola-
-Ora tu ti vesti ed esci con me,altrimenti vengo lì e ti alzi da quel cavolo di letto a calci nel culo- e riattaccò.
Serena sapeva che quando Sara diceva una cosa, l'avrebbe fatta.
Così si trascinò fuori dal letto, si diede una sistemata, giusto in tempo perché Sara le aveva appena scritto "Scendi".
Raggiunse l'amica in macchina,stampandosi un falso sorriso in viso.
-Dove andiamo?-
-Adesso vedrai, tu intanto dimmi che t'ha fatto quello stronzo-
Serena sbuffò, ma dopo varie insistenze da parte dell'amica, le raccontò tutto.
-Ma che pezzo di merda! Sere se non ti decidi a lasciarlo,lo farò io per te. Lo vedi? Non cambia. Giulio non cambierà. Hai intenzione di fare una vita di merda? No perché è quella che farai accanto a lui-
-Era solo un po' nervoso,Sà-
-Nervoso un corno!-, urlò Sara sbattendo le mani sul volante
-E tu ancora che lo giustifichi. Ma che cazzo Sere, ma che cazzo stai aspettando?-
Arrivarono al bar, Sara parcheggiò e Serena si preoccupò di scendere il prima possibile da quella macchina. Sapeva che Sara aveva ragione, ma non riusciva ad ammetterlo a sè stessa.
Sì sedettero al tavolo, ordinarono il loro solito Aperol Spritz e cambiarono argomento. Serena aveva bisogno di ridere e dimenticare, e Sara ci stava riuscendo."E mo che ce fa qui?", Niccolò si fermò a guardare, da dietro ai suoi occhiali, quella piccola anima che aveva lasciato sul suo letto a piangere, e che adesso era seduta a qualche tavolo più in là, nello stesso bar in cui c'era lui. Rideva adesso, grazie alla sua amica. Nel mentre sorseggiava un aperitivo,sembrava così spensierata.
Niccolò si sorprese a sorriderle, quando una mano che si agitava davanti al suo viso, lo riportò alla realtà
- Che te sei 'mbambolato?- disse Adriano, cercando di capire la direzione in cui erano puntati gli occhi di Niccolò. E quando la vide, gli sorrise
-Aaahhh,ecco..mo se spiega. Ce la stiamo a dimenticà presto Federica- rise
-Adrià nun fa o solito stronzo-, gli rispose Niccolò,ridendo.
Ma tornò serio, quando ripuntò gli occhi su quella ragazza e la vide al telefono. Anche lei aveva smesso di ridere, aveva salutato in fretta la sua amica e aveva raggiunto la porta a passo svelto. Niccolò controllò d'istinto l'orologio, e capì. Erano le 19, forse quello stronzo sarebbe rientrato da lavoro. Alzò lo sguardo e vide delle chiavi a terra. Si alzò di scatto e se prima avesse dei dubbi che fossero le sue,vedendo quel piccolo portachiavi con su scritto "Vuoi volare con me? Come Peter Pan",non ne aveva più.
Senza rendersene conto, lasciò il locale per poi fare la stessa strada che aveva fatto poco prima quella ragazza..
STAI LEGGENDO
Come Peter Pan ~
FanfictionUna nuova vita. Una nuova città. Accanto la persona che amava, o almeno così cercava di convincersi Serena. Ma un paio di occhi scuri e un corpo un po' troppo tatuato, le diedero la spinta per guardare in faccia la realtà.