Cap 43

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Serena da quando Niccolò era andato via,rimase seduta a terra nella camera da letto,appoggiata al muro con le ginocchia al petto e il viso tra le mani. Quelle lacrime non vollero smettere di scendere,si sentì così piccola e distrutta. Come faceva quell'uomo a dirle di amarla,di volerla nella sua vita per sempre tanto da farla salire sul palco per dedicarle una canzone e poi scappare alla notizia di un bimbo?!? Non che lei avesse provato tutta quella felicità, ma se Niccolò le fosse rimasta accanto, si sarebbe sentita più forte. Lo sapeva benissimo quanto un figlio ti cambia la vita, e sapeva benissimo che un po' andava ad influenzare la carriera del cantante, ma era pur sempre un figlio. Un anima dolce e indifesa, che aveva come unica colpa quella di essere arrivato troppo presto.
Sussultò quando si sentí prendere in braccio e distendere sul letto, e provò rabbia quando riconobbe la figura di Niccolò.
-Che c'è? Ti è passata la paura?- gli chiese con un sorriso amaro, allontanandosi da lui.
-Serè, scusami- disse il moro,con voce sottile e roca.
-Certo. In pochi mesi che ci conosciamo quante volte te l'ho sentita dire questa parola? Oh,ma tu sei Ultimo. A Ultimo si perdona tutto vero?- gli rispose Serena,con ironia e rabbia nella voce,alzandosi dal letto.
-Lo sai che odio quanno me chiami Ultimo!- disse Niccolò,guardandola negli occhi. Quegli occhi troppo gonfi e rossi, quegli occhi che aveva fatto piangere troppe volte. Ne poté vedere all'interno tristezza e rancore, e ciò lo fece sentire inutile.
-E come vuoi che ti chiama, sentiamo? La verità è che tu prima avevi ragione. Quando sei scappato,hai fatto bene. Io non so se lo voglio un uomo del genere vicino-
-Serè,ascoltami..- provò a dire Niccolò,ma fu fermato subito dalla ragazza.
-No, Niccolò! Ascoltami tu. Non pensare che io abbia fatto i salti di gioia,avevo già immaginato la tua reazione e nonostante fossi già pronta, non sai quanta delusione ho provato. Mi hai sempre parlato di amore,di trascorrere la vita insieme. E adesso che questa stessa vita ci sta facendo un regalo immenso,tu sei scappato. Come un codardo! Anche io ho paura Niccolò, ma se tu mi avessi detto che avrei avuto sempre te accanto, io sarei diventata la donna più felice del mondo. Ma tu questo non lo hai fatto, Niccolò. Tu sei andato via, tu hai pensato solo a te stesso- gli aveva detto tutte quelle parole non smettendo di guardarlo,anche se lui aveva abbassato la testa per la vergogna. Serena aveva ragione su tutto, e lui si sentiva una merda.
Quando la ragazza finì di parlare, alzò il viso. Non l'aveva mai vista così amareggiata, le aveva spezzato ancora una volta il cuore. Non se lo sarebbe mai perdonato. Avere un figlio è il dono più bello e lui aveva reagito come un immaturo.
-Mi dispiace- disse solamente. La stessa frase che disse a Federica poco prima che lei aprisse la porta per andare via. E,proprio come la bionda,anche Serena lo lasciò in quella stanza per poi uscire da quella casa. Niccolò non la fermò, e Serena si sentí morire dentro. Iniziò a camminare, non aveva una meta precisa. Voleva restare da sola,con il suo bambino e i suoi pensieri.

-Dove pensi che possa essere andata,Nic?- gli chiese una Sara molto preoccupata dall'altro lato del telefono. Era ormai sera e di Serena non ebbero più notizie. Niccolò era in macchina e cercò di girare mezza Roma per trovarla,come lui anche Adriano e Sara. I ragazzi tennero la chiamata accesa per tutto il tragitto, così da passarsi informazioni in caso di novità. Niccolò aveva paura, non riusciva a capire se la sua piccola anima fosse in pericolo o meno. Era tutta colpa sua. Era di nuovo tutta colpa sua.
-Non lo so,Sarè,altrimenti ce annavo- disse sbuffando.
-Oh tu spera che la troviamo sana altrimenti ti faccio sbuffare a suon di calci- rispose la ragazza, con tono freddo e duro. E Niccolò sapeva che l'avrebbe fatto. Sara era super protettiva nei confronti di Serena. Non avrebbe mai permesso a qualcuno di farle del male,non di nuovo. E adesso che c'era un bimbo nel suo ventre, lo sarebbe diventata ancora di più.
Ad un tratto a Niccolò venne un'idea.
"Cazzo, perché non c'ho pensato prima?" pensò,prima di fare dietro marcia e prendere la direzione del Gianicolo.
-Rega, sto annando al Gianicolo. Sono quasi sicura che sta lí- disse ai suoi amici.
-Ti conviene- rispose Sara, facendo alzare gli occhi al cielo al cantante. Arrivò dopo una decina di minuti, parcheggiò la macchina e fece lo stesso tratto che aveva fatto quella volta con Serena,mano nella mano a raccontarsi e scoprirsi. Pensò a quanto tempo era passato e a quante ne avevano superate. Non sarebbe stato di certo un figlio a dividerli, anzi. Quello sarebbe stato l'unico in grado di unirli ancora di più. E infatti la sua piccola anima era lì. Niccolò che aveva camminato con il cellulare all'orecchio, avvisò i suoi amici e attaccò.
Le si avvicinò con calma, Serena era seduta su quello stesso muretto a guardare Roma. Aveva gli stessi occhi tristi e delusi, ma vedere quella enorme città ai suoi piedi, la fece sentire più forte.
Sospirò, sentì i passi di Niccolò ma non tolse lo sguardo da quel meraviglioso panorama.
-C'hai fatto preoccupare- le disse il cantante,appena la raggiunse. Serena non rispose e non si voltò a guardarlo. Dopo una breve pausa disse
-Ti ricordi quello che ti ho detto la prima volta che mi hai portata qui?-
Niccolò annuí,per poi sedersi accanto a lei sul muretto e volgere lo sguardo alla sua città eterna.
-Perchè sei scappato, Niccolò?- gli chiese in un sussurro la ragazza, girandosi a guardarlo.
-Non lo so,forse per paura. Nun me ce vedo a fà er padre- poi si girò anche lui a guardarla negli occhi
-Però ce voglio provà. Perdoname,Serè. So un bambinone,come me chiami tu. So scappato, c'hai ragione. E c'hai ragione pure ad odiarmi, me odio pure io..- le prese la mano prima di dirle ancora - ma perdoname,Serè. Voglio esse er padre de sto bambino e l'omo della tua vita. Cresceremo insieme e metteremo su un capolavoro de pupo. Lo porterò con me sui palchi e gli trasmetterò l'amore per la musica. Giocherò a pallone co lui e lo prenderò in braccio, facendolo sentí el Re de Roma. E je cambierò pure er pannolino,rischiando de farme fà pipì addosso. Serè,tu lo sai..io sarò n'eterno Peter Pan, ma ho bisogno de qualcuno che me faccia cresce. E quella persona puoi esse solo tu. Abbiamo la stessa età,ma tu sei già 'na donna. E so sicuro che sarai la mamma perfetta. "Vuoi volare con me? Vuoi volare con me? Come Peter Pan"- le canticchiò le ultime parole,ricordando la frase che aveva letto sul portachiavi di Serena. Era iniziato tutto da lí. Avevano combattuto il loro passato che dava loro il tormento. Avevano combattuto il pregiudizio della gente e i vari gossip. Sì erano protetti a vicenda e amati come poche persone al mondo sono in grado di amarsi. E adesso c'era un piccolo esserino ad unirsi a loro e al loro amore. E l'avrebbero amato,come solo un figlio si può amare. Serena gli sorrise,aveva le lacrime agli occhi e il cuore pieno di gioia. È vero,Niccolò sarebbe sempre stato un eterno Peter Pan, ma lei non ne poteva fare a meno ormai. Non poteva fare a meno dei casini che il suo uomo combinava. Non poteva fare a meno del disordine che gli metteva in casa ogni volta che lei metteva in ordine. Non poteva fare a meno di dormire tra le sue braccia e svegliarsi con i suoi baci e le sue follie. Non poteva fare a meno del dolce profumo che la sua pelle emanava. Non poteva fare a meno dei suoi capelli sempre fuori posto e di quei tatuaggi che lei aveva amato dal primo momento. Non poteva fare a meno del suono della sua risata e delle fossettine che si andavano a creare sul suo volto ogni volta che sorrideva. Non poteva fare a meno del bambinone che era in lui. Sorrise ancora pensando che avrebbe avuto due bimbi in casa tra 9 mesi, e si sentì completa. Finalmente completa.
-E chi ti dice che sarà un maschietto?- gli chiese, non smettendo di sorridere e guardarlo negli occhi.
-A Serè,io già me devo occupà di te. Me voi mette un'altra donna in casa? Ditemelo che devo fà la parte del geloso per tutta la vita- rispose il cantante,ridendo.
Serena lo abbracciò forte e si lasciò baciare i capelli. Poi Niccolò le mise una mano sul ventre e le sussurrò
-Ve amo. Ve amo da morí!-

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