Cap 22

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Non si erano più sentiti e visti,da quel giorno. Nessuno dei due aveva cercato l'altro, e Serena non smetteva di maledirsi per quanto stupida era stata. Si era illusa. Aveva creduto che potesse nascere davvero qualcosa tra lei e Niccolò, si era sentita ingenua.
-Sere, posso?- Sara bussò alla porta, e quando ebbe il permesso entrò. Sì ritrovò una Serena abbattuta, con profonde occhiaie e la testa immersa nei libri dell'università. Non permise che quella situazione le rovinasse il suo percorso di studi che continuava ad essere eccellente.
-Sere, non puoi continuare così- le disse Sara, avvicinandosi e accarezzandole il viso.
-Cosí come?- chiese Serene, senza alzare gli occhi dal libro.
-Esci solo per andare all'università,ormai. È assurdo-
-No che non lo è. Devo studiare..-
-Esci con me stasera. È il compleanno di Gabriele,hanno organizzato una festa a casa sua-
Serena ebbe un tuffo al cuore, alzò la testa e guardò l'amica del cuore. Sospirò e poi disse
-E..ci saranno tutti?- chiese,con voce sottile, marcando l'ultima parola.
-È ovvio Serè. È il suo migliore amico-
-Rifiuto l'offerta- disse la ragazza,ritornando con lo sguardo sui suoi appunti.
Ma Sara le si avvicinò con più determinazione. Le chiuse i libri, prese gli appunti e li prese tra le mani.
-Tu stasera vieni con me. Se non ti vedrà, capirà quanto stai male. Gli vuoi dare questa soddisfazione?-
Serena scosse la testa, un po' Sara aveva ragione.
-E va bene. Ma se si avvicina o mi rivolge anche solo la parola, io torno a casa- disse,poi si alzò dal letto.
-Agli ordini- esclamò Sara.

Serena si guardò allo specchio. Aveva cercato di mettere più correttore possibile per non far notare le sue occhiaie, e sembrò riuscirci. Aveva messo un pantalone rigato blu e bianco a vita alta, una camicetta bianca, le décolleté blu e si era truccata leggermente. Aveva lisciato i suoi capelli e si sentì bella.
Anche Sara lo pensò,infatti appena vide la sua amica raggiungerla alla porta di casa per andare in macchina dove Adriano le stava aspettando, le fece un sorriso raggiante per poi dirle
-Wow, che gnocca-
Serena rise,per la prima volta da quando aveva litigato con Niccolò.

Anche se di malavoglia, Niccolò si ritrovò alla festa di Gabriele. Sapeva che ci sarebbe stata anche lei e sentiva già l'ansia mettergli a soqquadro lo stomaco. Uscì fuori al terrazzo per fumare una sigaretta, quando vide la macchina di Adriano arrivare. "Cazzo", pensò. Serena scese dalla macchina, bella come sempre. Niccolò non riusciva a smettere di guardarla e di ripetersi quanto era stato stupido. Lei alzò lo sguardo,per una frazione di secondi si guardarono,ma lo distolse subito. Quel semplice contatto aveva fatto volare quelle farfalline nello stomaco, che per troppi giorni erano state a riposo. Sì incamminarono in casa, fecero gli auguri a Gabriele che appena la vide la strinse forte a sè.
-Quanto siamo belle stasera,Serè- la ragazza arrossí a quel complimento. Niccolò aveva visto tutta la scena e,anche se quello era il suo migliore amico, sentì la rabbia farsi spazio nel suo corpo. Strinsi i pugni,fino a far diventare bianche le nocche. Poi si allontanò e andò a versarsi qualcosa da bere,che ingerí in un unico sorso.
-A Nicco, a serata è lunga. Vediamo de nun n'comincià a ridurci subito na chiavica- lo rimproverò Adriano, dopo averlo raggiunto.
Niccolò sorrise e si girò a guardarlo.
-Che c'è? Me fai da padre mo?- disse,con tono freddo.
-Niccolò, sta situazione ta sei cercata tu- gli ricordò l'amico, riferendosi a Serena.
-Mo devi ricordà ogni volta?- disse Niccolò sbuffando.
-Si, perché fai solo stronzate-
Adriano poi si allontanò,raggiungendo Sara e posandole un lieve bacio sulla guancia. Lo sguardo di Niccolò vagò per la stanza, non riusciva a trovarla e si sentì bruciare lo stomaco al solo pensiero che fosse andata via. Poi gli bastò guardare il terrazzo e la vide. Era appoggiata alla ringhiera,con un drink in una mano e la sigarette nell'altra. Gli occhi rivolti al cielo e la mente altrove. Sapeva che avrebbe sbagliato,ma prima di rendersene conto stava già camminando nella sua direzione. Lei abbassò lo sguardo,lo vide. Si guardarono ancora una volta negli occhi.
"Gli occhioni miei", pensò Niccolò e solo in quel momento si rese conto di quanto gli erano mancati. Di quanto gli era mancata lei. Serena dal canto suo sentì quelle farfalle fare capriole ormai, e cercò in tutti i modi di evitare di perdersi in quegli occhi nocciola,invano.
-Ciao- sussurrò Niccolò.
-Ciao- rispose la ragazza,in tono più freddo e dandogli le spalle.
Il moro sentì il cuore spezzarsi, non sarebbe stato facile parlarle.
-Sere..possiamo parlare?- le chiese con voce sottile.
-Di cosa?- la sua voce non riusciva a mascherare la rabbia che aveva provato in quei giorni e che continuava a provare.
-Sere.. io nun so che m'è preso. È vero,so stato uno stronzo..-
-Alt, Niccolò!- Serena lo interruppe per poi ricominciare a parlare.
-Tu non puoi venirtene sempre con queste frasi. Non puoi venirmi sempre a dire "sono stato uno stronzo,un coglione,uno stupido", non è così che funziona. Prenditi le responsabilità delle tue azioni e non dirmi che non volevi, perché se uno una cosa non vuole farla,non la fa! Non mi voglio mettere in mezzo tra te e Federica, capisco che vi siete amati e forse tu la ami ancora. Ma allora perché vieni da me? Perché mi dici tutte quelle cose belle e poi sparisci? Niccolò tu non fai altro che prendermi in giro!- Serena stava alzando la voce,senza nemmeno accorgersene. Ma il volume della musica dentro era troppo alto per permettere a qualcuno di sentire quello che si stavano dicendo.
-Lo so, c'hai ragione pure su questo. Credimi,io per Federica nun sento più niente. Nun so perché me so comportato così. Forse per paura-
-Anche questa l'ho già sentita, Niccolò. Cazzo,usi sempre le stesse giustificazioni. Perché non guardi in faccia alla realtà? È stato bello, ci siamo divertiti. Ma stop!-
Ed è con quel "ci siamo divertiti" che Niccolò sentì il suo cuore spezzarsi ancora di più. La rabbia prese ancora una volta il sopravvento, come poteva pensare che per lui lei era stata un divertimento?
-Ma che cazzo dici,Serè? Secondo te io per divertimento dico ad una persona che ho bisogno de lei? Ma che stai a dí?- questa volta era lui ad urlare.
-E allora che cazzo vuoi, Niccolò? Perché sei sparito? Perché mi hai fatta scendere da quella macchina e non mi hai fermata? Perché non mi hai più cercata?- Serena urlò un po' di più.
-Perchè so un cretino,va bene? E nun me ne fotte se te l'ho detto già cento volte, io to ripeto altre mille. So un cretino, uno che se fa trasportà dai ricordi del passato e dalle persone che ne hanno fatto parte. Ma,credeme Serè, io co te non ho giocato. Nun c'ho manco minimamente pensato, e me fa rabbia sentí che tu pensi che io co te mia solo divertito!-
-Niccolò..-Serena sbuffò per poi passarsi una mano tra i capelli. Il ragazzo le si avvicinò, le mise le mani sui suoi fianchi  e Serena si girò a guardarlo. Non parlavano, avevano gli occhi che si raccontavano tutto. Niccolò fece per avvicinarsi,voleva toccare quelle labbra che gli erano tanto mancate.. ma Serena si staccò. Guardandolo negli occhi e trattenendo le lacrime,gli disse
-No, Niccolò. Tu non puoi comportarti come vuoi. Sparisci e poi ritorni,come se nulla fosse. E cosa succederà se lei dovesse cercarti ancora? Sparirai di nuovo? Io non sono un robot, Niccolò. Non posso passare il resto della mia vita ad aspettare che tu faccia chiarezza nella tua testa e nel tuo cuore. Lasciami stare. Questa è l'ultima volta che mi vedrai, così ti renderò tutto più semplice- si girò,fece un profondo sospiro e poté sentire le sue guance riempirsi di lacrime. Ma non era l'unica. Alle sue spalle Niccolò si sentiva distrutto,non voleva perderla. Non poteva. Le prese la mano,costringendola a voltarsi. Vide quegli occhi che lui tanto amava pieni di lacrime e si sentì morire dentro.
Con la mano libera le carezzò la guancia, come ad asciugare quella parte di pelle bagnata.
-Non andare via,Serè. Te prego- le sussurrò,con la voce ormai roca per le lacrime che stava versando. Serena sentì il mondo vacillare e lo stomaco in fiamme, persino quelle farfalline si erano messe in allerta.
"No,Nic. Non piangere" pensò.
Ma non bastò per farle cambiare idea. Si allontanò ancora una volta dal cantante,che si sentì vuoto.
-Mi dispiace, Niccolò- sussurrò. Scappò dentro, si chiuse in bagno e si lasciò andare ad un pianto liberatorio.
Niccolò rimase sul terrazzo, sferrò un pugno in aria e fece scendere tutte quelle lacrime che aveva trattenuto. Sentì una mano sulla sua spalla, si girò e abbracciò l'unica persona al mondo in grado di capirlo,di perdonarlo. Abbracciò Adriano come si abbraccia un'àncora di salvataggio e l'amico gli sussurrò
-Tranquillo,Nic. Andrà tutto bene-

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