Cap 11

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Si sedette su una panchina e osservava Spugna correre da una parte all'altra, senza però dargli un'attenzione particolare. La sua mente viaggiava ancora, ripercorrendo tutta la scena.
"Cavolo, perché non riesco a non pensarci?",si maledisse. Aveva già il suo cuore a pezzi,non aveva tempo e modo di occuparsi di quello degli altri. Ma Niccolò era così, dava precedenza al dolore degli altri. Il suo veniva sempre dopo.
-Spú! Annamo va- diede una carezza sulla testa di Spugna che lo raggiunse correndo. Gli infilò il guinzaglio, e stava per tornare a casa. Ma un viso troppo famigliare lo bloccò.
"Che pezzo de merda", si ritrovò ad avere la stessa faccia arrabbiata e disgustata della sera prima. Ma rimase a bocca aperta quando vide una ragazza che baciò quell'essere immondo che non meritava di essere chiamato uomo. Lui le sorrideva,le carezzava i capelli con quella stessa mano che ieri aveva procurato dolore alla sua piccola anima.
"Mia piccola anima? A Nicco ma che te stai a 'mpazzí? Nun a conosci nemmeno". Mosse un ultimo sguardo verso quell'essere schifoso e alla sua amante, poi iniziò a camminare verso casa, ancora più pensieroso di prima.

Il cellulare non smetteva di squillare, tanto che anche Nathan si svegliò e guardò Serena come a dirgli "Vuoi rispondere che io dovrei dormire?". Serena gli sorrise debolmente, lo strinse a sè e lasciò il cellulare squillare.
-Mio piccolo Nathan, se solo tu sapessi quanto è cattivo il mondo- il cucciolo si lasciò coccolare dalla sua padroncina,per poi riaddormentarsi con la testa sul suo braccio.
Serena non poteva smettere di sorridere guardando quella creatura bisognosa di coccole e attenzioni, proprio come lo era lei.
Il cellulare squillò di nuovo, così decise di risponde, togliendo piano piano il braccio da sotto la testolina di Nathan, che stranamente continuò a ronfare.
-Pronto?- aveva ancora la voce roca, per le troppe lacrime versate
-SERE!! CAZZO, FINALMENTE- una voce fin troppo famigliare le urlò nelle orecchie
-Mio Dio,Sara! Che ti urli?-
-È LA VENTESIMA CHIAMATA CHE TI FACCIO. CHE FINE AVEVI FATTO?-
-Stavo dormendo. Stanotte non ho dormito tanto, l'alcool mi ha un po' stordito-
A quelle parole Sara si calmò, d'altronde anche lei aveva passato quasi tutta la notte a vomitare tutti i drink che aveva bevuto. Era diversa rispetto a Serena. Quest'ultima avrebbe potuto bere quanto voleva, eppure non sarebbe mai stata così male da vomitare. Sara no, se solo si azzardava a bere due drink in più, sarebbe stata malissimo.
-Okok, scusami allora. Ma avevo bisogno di dirti una cosa. Sere,non puoi capire- iniziò a dirle con una voce sognante
-Cos'è successo?-
-Ti ricordi quel bel moro con cui stavo parlando ieri sera?-
-Mmhh..si-
-Lo sai, io sono una specie di stalker. Se qualcuno mi interessa, indago come un agente 007-
Serena rise, sapeva quanto l'amica fosse determinata a scoprire tutto sul conto di una persona
-E quindi?-
-E quindi ho scoperto il suo nome, il suo cognome e soprattutto.. rullo di tamburi.. SO CHI È IL SUO MIGLIORE AMICO- quest'ultima frase la urlò, tanto forte che Serena dovette allontanare il cellulare dall'orecchio
-Sara, ti avevo chiesto di non urlare- sbuffò -Ma vuoi parlare stamattina o le notizie te le devo tirare dalla bocca?- disse poi con un tono divertito
-Sereeee.. io ieri ero seduta a parlare con Adriano Cassio! Non serve che ti dica altro,no?-
Serena non poteva credere a quelle parole. "Ma certo,ero così preoccupata per l'orario che non avevo proprio dato importanza a quel moro. È vero. Era lui".
-Sere? Ci sei?-
-S-si,Sà.. è che sono così sconvolta. Ma quante probabilità c'erano? Cioè mi sembra tutto assurdo, mi sembra un film- e Serena non si riferiva solo all'incontro con Niccolò e Adriano.
-Poi ho un'altra notizia. Ti farà un po' meno piacere forse- disse d'un tratto Sara
-Che hai combinato?-
-Oggi usciamo a pranzo-
-Wow, e perché non dovrebbe farmi piacere?-
-Perchè verrai anche tu. Ci sarà Niccolò-
Serena scoppiò a ridere sentendo la battuta della sua migliore amica
-A te non passa mai la voglia di scherzare eh?- le disse,ancora ridendo
-No,Sere..non sto scherzando-
Serena tornò seria, la risata le morì a poco a poco sul volto. Questa volta era lei ad essere arrabbiata.
-Ma come Sà? Ma come ti viene? Lo sai che non posso!!-
-Ma dai Sere, è solo un pranzo. Se ti ho messo in mezzo è perché ho proposto ad Adriano di pranzare insieme, ma lui mi ha detto che doveva pranzare con Niccolò. Allora io ho fatto due più due, gli ho proposto di vederci lo stesso,tanto anche io avrei portato una mia amica. E lui ha accettato- disse tutto d'un fiato Sara, tentando di giustificarsi
-Sara NO! Non ci vengo!-
-Tra un'ora passo a prenderti. Ciaooo-
-No,Sara aspetta..- ma l'amica aveva già messo giù.
"Cazzo! Come faccio con Giulio? Mi ammazza se non trova il pranzo", ma dopo pochi secondi arrivò un suo messaggio
"Non torno a pranzo. A stasera".
Serena sospirò, si fermò qualche altro momento a pensare a tutto quello che stava diventando la sua vita.
Si alzò dal letto e andò a prepararsi. Dopo un'ora, puntuale come non mai, Sara era già sotto casa sua e Serena la raggiunse.

-A Nicco, che ne sapevo che era lei la sua amica? Ieri nun l'ho manco guardata-
-Cazzo,Adrià. E mo che faccio?-
I due amici erano già nel ristorante dove avrebbero pranzato con le due ragazze. Le videro scendere dall'auto e incamminarsi verso il locale. Niccolò sbarrò gli occhi vedendole, soprattutto vedendo la piccola anima. Un po' più rilassata, ma con gli occhi freddi e tristi.
Le ragazze li raggiunsero al tavolo, Serena si presentò ad Adriano per poi rivolgersi a Niccolò
-C-ciao- sussurrò
-Ciao- le sorrise il ragazzo.
Passarono il pranzo a parlare di tutto, dalla carriera di Niccolò, all'università di Sara, al lavoro come manager di Adriano e alla nuova vita di Serena. E fu quando si parlò di quest'ultima che a Niccolò si riempì il cuore di tenerezza.
"Quanto sei fragile", pensò guardandola. Venne distratto da Sara che iniziò a dirgli quanto la sua migliore amica fosse in fissa per lui e le sue canzoni
-Non ti dico la sua cameretta. Piena di poster e CD tuoi. E per non parlare del suo cellulare! Ha tutte le tue foto-
-Smettila,Sara!- la rimproverò Serena, ormai rossa per l'imbarazzo
-Ah si? E pensare che quando mi hai visto la prima volta, sei scappata- le sorrise Niccolò
-Beh, non capita tutti i giorni che il tuo cantante preferito ti riporti le chiavi che avevi perso- cercò di sorridere lei, ma in quel momento voleva solo sparire. Con Sara avrebbe fatto i conti dopo.
Ricominciarono a parlare e Niccolò si fermava spesso a osservare quella ragazza che gli era di fronte.
"Sai mascherare tutto. Ma come fai?",le avrebbe voluto chiedere
, ripensando alla sera precedente.
Provò ancora più rabbia se aggiungeva il fatto che quel verme aveva anche il coraggio di tradirla.
Si allontanò, aveva bisogno di non farsi vedere in quelle condizione
-Scusate,vado a fumare una sigaretta-
uscì fuori dal locale, chiuse gli occhi e respirò a fondo. Doveva calmarsi. Si appoggiò al muro.
-Tutto bene?- Niccolò aprì gli occhi e lei era di fronte a lui
-Si..tutto bene- cercò di sorriderle,per poi accendersi una sigaretta seguito da lei. Calò un imbarazzante silenzio, e non seppe come o perché, ma Niccolò si ritrovò a farle quella domanda che aveva in testa da quando l'aveva vista sul letto piangere,senza avere però il coraggio di girarsi e guardarla negli occhi.
-Perchè lo fai? Perché non scappi?-
Serena si girò a guardarlo, confusa.
-Cosa?- domandò
-Perchè ti fai del male?- questa volta si girò, la guardò negli occhi e ci si perse ancora.
Serena in quel momento capì. Ebbe una stretta allo stomaco e gli occhi le si riempirono di nuovo di lacrime. Niccolò lo sapeva.
Niccolò lo aveva visto.
E lei si sentì morire dentro.

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