Capitolo uno

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Nota prima di iniziare:
Questa storia è vecchia.

Risale al 2020/2021, perciò, se incontrate qualcosa che vi sembra fuorilugo, lontana dal canon o strana, è proprio perché tanti capitoli allora non erano usciti.

Detto ciò, buona lettura!

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Hitoshi's pov

"Rilassati, Hitoshi, e vedi di concentrarti. Andrà tutto bene. Tra poco dovrai batterti contro un ragazzo di nome Midoriya Izuku, e se lo sconfiggi passerai ai quarti di finale.” Mi dissi, i palmi delle mani schiacciati l’uno contro l’altro, le punte a schiacciarmi il naso. Avevo un po’ di ansia, ero nervoso. Sapevo di potercela fare, ma ero terrorizzato dall'idea di fallire lo stesso. Sono arrivato all'ultima prova del torneo dello U.A. e l'ultima cosa che voglio è perdere contro uno di quegli snob della sezione eroi. Sono andato a trovarli e sono stato trattato come una "comparsa", per usare i termini di un ragazzo, suppongo con evidentissimi disturbi o, quanto meno, schizzato, che non la smetteva di urlarmi addosso. Poco importa, a dire la verità. Dovevo solo fare un respiro profondo e prepararmi al combattimento.  Psicologicamente, non mi sentivo abbastanza pronto per affrontare la sfida che stavo per fronteggiare. Il fatto di essere in diretta nazionale non migliorava affatto il mio stato d'ansia, ma forse sarei riuscito a tranquillizzarmi dopo l’inizio dello scontro, o qualche minuto, da solo nella mia sorta di meditazione improvvisata.

Ero seduto in un angolo ombreggiato, il più riservato che ero riuscito a trovare in mezzo a tutta quella confusione. Chiusi gli occhi per cercare di rilassarmi ulteriormente, ma venni interrotto da una voce squillante, allegra ai limiti del credibile, e che non ricordavo di aver mai sentito prima di allora.

<<Ehi ciao, tutto a posto?>>
Aprii gli occhi e vidi un ragazzino della mia età, biondo con una specie di striscia scura, una saetta nera tra i capelli, occhi giallo miele e un grandissimo sorriso; un sorriso così abbagliante che mi sarebbero serviti degli occhiali da sole per guardarlo bene senza restarne accecato. Si fa per dire, ovviamente, non era bioluminescente, ma mi toccò strizzare gli occhi per metterlo meglio a fuoco. Aveva un volto familiare, ma non mi rammentavo dove l'avessi già visto. Forse lo trovavo familiare solo perché era praticamente Pikachu in versione umana e io da piccolo dormivo -dormo tutt’ora, ma non soffermiamoci su particolari futili- abbracciato ad un peluche a forma di Pikachu.
<<Mh? Che c'è?>> chiesi, cercando di non farmi prendere dall'ansia di parlare ad un perfetto sconosciuto che, però, stava convenientemente sopraffacendo l’ansia da prestazione per lo scontro con Midoriya. Mi spiego meglio: io e l'ansia siamo sempre andati a braccetto in qualunque situazione, insieme anche ad altri stati d’animo quali l’angoscia, la noia, il timore e, per un certo periodo, il mutismo selettivo.
<<No, niente… ti vedevo per terra e mi sono preoccupato. Magari non ti sentivi bene, o stavi piangendo, o avevi perso qualcosa, o robe così…>> rispose vagamente, accovacciandosi alla mia sinistra. <<Ho visto che sei passato poco fa, sei stato fortissimo! E sai, pure io tra poco devo combattere. Sono contro una ragazza di nome Ibara Shiozaki>> continuò, intraprendendo una conversazione assolutamente non richiesta e che, stranamente, pur alimentando la mia ansia da “persona nuova”, riusciva a distrarmi da quella da “scontro in diretta tv”. Infatti, non lo interruppi.  <<Non mi piace l'idea di dover picchiare una ragazza, onestamente… mi sentirò in colpa se dovessi farle qualcosa. Cercherò di non ferirla, certo, ma sai com’è… non vorrei lo stesso. Sai, una volta, mentre mi stavo allenando mi è capitato di…>>

The Void Behind Your Eyes‐ShinkamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora