Racconti dal Passato #10 (Capitolo 41.5)

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Kaminari's pov

–Spicciati che sei in ritardo!– sentii una voce leggermente alterata svegliarmi, lanciandomi addosso un cuscino.
–No– mugugnai. –Ho sonno.
–E certo che hai sonno!– sbottò il mio adorato fratellone. –Sei rimasto incollato alla Playstation fino alle due e mezza.
–Ci sei rimasto incollato anche tu, eh– gli feci notare, rigirandomi un po' tra le coperte. –Stavamo giocando insieme.
–Sì, ma io almeno non mi lamento del sonno perso.
Mi rigirai, cercando di riappisolarmi. –Buonanotte, ni-san.

–Alzati dal letto!– esclamò.
Sbadigliai. –Uff... buongiorno, allora.
–Ma che buongiorno e buongiorno che sono le sette di mattina ed è già una giornata di merda– si lamentò, positivo come al solito. –Su, alzati. La colazione è pronta.
Certe volte mi sembrava una madre cinquantenne sclerata, ma gli volevo bene anche per questo.

–Che c'è da mangiare?– chiesi, rallegrato dal pensiero della colazione già a tavola. 
–Ti ho fatto i pancake– rispose, orgoglioso di sé stesso. –Quelli all'americana che ti piacciono tanto.
–Cazzo, ti amo!
–Ew, no, sei troppo giallo per me.
–Se vuoi mi tingo– scherzai. –Come starei meglio? Blu? Verde?
–Rosa shocking– ribattè. –Su, alzati che si freddano.

Eseguii gli ordini, uscii da sotto le coperte, imprecai perché faceva un freddo cane e scesi al piano di sotto. Già sulle scale riuscivo a sentire il profumo dei pancake fatti a mano da mio fratello e, attirato da quel fantastico richiamo, scesi di tutta fretta.
–Pancakeeee!– esclamai, tutto contento, fiondandomi in cucina.
–Sembri un bambino– mi disse, passandomi il piatto pieno di dischetti dorati e, con mio sommo stupore, della nutella già spalmata sopra.
–Sono un bambino– obiettai.
–Nah, sei solo un pirla– mi insultò affettuosamente. Era il suo modo per dirmi che mi voleva bene.
–A cosa devo questa colazione così speciale?– chiesi, sorpreso sia che avesse preparato lui sia che avesse fatto qualcosa di così elaborato.
Mi guardò come se fossi un... beh, un pirla.

–Ti ricordi che giorno è oggi?– mi chiese, dopo aver mangiato una forchettata abbondante di pancake.
–Boh, il 30 marzo? Il 31?– tirai a indovinare. La mia concezione del tempo lasciava molto a desiderare.
–È il 14 aprile– mi informò.
–Ah.
–Dittelo da solo, dai– mi spronò.
–Pirla– mi dissi. Era la sua parola preferita.
–Bravo ragazzo– si complimentò con un mezzo ghigno.

–Quindi oggi inizio la scuola!– cambiai discorso.
–No, la inizi domani– mi informò. –Oggi devi sbrigare quell'altra faccenda.
Sospirai. –Ah, vero...
Non mi andava particolarmente. Sarei rimasto volentieri lì a casa a mangiare pancake con lui per sempre, ma il dovere mi chiamava e non potevo non ascoltarlo.
–Altro?– chiesi.
–Mh... non lo so– fece lui. –No, non credo.
–Okay.

*****

All'incirca un'ora dopo, ero sull'uscio della porta pronto ad andare.
Indugiai un minuto buono con un piede dentro e uno fuori, non riuscendo a trovare il coraggio effettivo per andarmene di casa.
–Tutto okay?– mi chiese.
–Sì– dissi.
Lui mi rivolse un'occhiata significativa. –Sicuro?
Sospirai. –No. Io... già lo sai, penso di non esserne capace.
–Ce la fai, ni-chan, ce la fai– mi disse con un sospiro. –E se anche andasse storto qualcosa, abbiamo pensato a tutto. Non ti devi preoccupare.
–Ne sei certo?– chiesi, esitante.
Mi guardò con i suoi occhi rossi, rivolgendomi uno dei suoi rari sorrisi. –Certissimo. Mal che vada, sai le regole.
–Ma se tipo..?
–Ni-chan, io ho molta più fiducia in te di quanto tu ne abbia in te e di quanto io ne abbia in me stesso– mi disse, appoggiandomi con attenzione una mano sulla spalla. –Credimi, ce la farai senza problemi.
–E se non ce la faccio?– chiesi ancora, troppo insicuro per fare qualunque cosa.
–Se non ce la fai ci sarò io ad aiutarti– rispose. –Come sempre, del resto.
–Promesso?
–Promesso.

Annuii e presi qualche respiro profondo. –Okay. Allora io vado.
Strinsi le spalline dello zaino e gli rivolsi un altro sguardo. –Quando ci vediamo?
–Ti mando un messaggio appena ce ne sarà bisogno– rispose. –Ma se succede qualcosa puoi tornare anche subito. Solo, cerca di non far succedere niente.
–Va bene– dissi, uscendo. –Ci vediamo.
–A presto, pirla elettrico!– mi salutò, e poi si richiuse la porta alle spalle.
Gli rivolsi un mezzo sorriso. –A presto, fratellone.

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Spazio cavolate!

Per chiunque voglia vederlo, qui c'è Denki rosa shocking:

È bellissimo e non accetto che mi si dica il contrario uwu

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È bellissimo e non accetto che mi si dica il contrario uwu

Nikita

The Void Behind Your Eyes‐ShinkamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora