Capitolo undici

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Kaminari's pov

Erano le undici e cinquantasei di sera. Avevamo finito di mangiare uno spuntino non molto tempo fa, ed in quel momento stavo sdraiato a letto senza far nulla in particolare. Durante l'arco della giornata mi erano arrivati una valanga di messaggini di buon compleanno da gente di cui non poteva fregarmene di meno e tutti i miei compagni di classe, amici e parenti, mi avevano fatto gli auguri. Mina e gli altri mi avevano anche fatto qualche regalino stupido, e ci eravamo abbastanza divertiti a scartarli.

Tutti, tutti tranne uno si erano fatti sentire. Tutti, tranne l'unica persona che tenevo mi dicesse anche solo un misero "buon compleanno". Shinsou non mi aveva ancora né scritto né chiamato, e alle undici e cinquantotto iniziai a perdere le speranze. Che si fosse dimenticato del mio compleanno? Che non sapesse quando fosse? O magari credeva fosse l'indomani?

"E se non ti ritiene abbastanza importante e ti solo sta ignorando?" chiese la vocina per tirarmi su di morale. "Per la storia della droga non ha ti detto niente, ma che ne sai? Probabilmente adesso ti vede in modo diverso rispetto al torneo, testa di cazzo... e poi c'è l'altra cosa"
-Shinsou-kun non mi ignorerebbe così- dissi a bassa voce per non farmi sentire dagli altri. -Non è il tipo da fare queste cose, almeno credo...

Sospirai, temendo che la voce avesse ragione. D'altronde, a ben pensarci, non meritavo neanche mezzo di tutti gli auguri che avevo ricevuto. A Shinsou-kun mi ero affezionato veramente tanto, ma non significava che anche lui mi volesse bene nello stesso modo in cui gliene volevo io. A me, semplicemente, lui piaceva. Mi piaceva come pochissimo altro al mondo e sentivo che senza di lui la mia vita già insensata avrebbe perso ancor più significato.

Alle undici e cinquantanove precise il mio cellulare vibrò e sentii il suono dei messaggi risuonare nel silenzio: quel trillo fu come uno schiaffo che mi riportò bruscamente alla realtà. Quando accesi lo schermo e vidi il suo nome tra le notifiche, mi sentii come se mi avessero collegato ad un presa e mi avessero ricaricato le batterie. Velocemente, lessi il messaggio.

"Ciao Kaminari-kun! Innanzitutto scusa se ti scrivo solo adesso, ma sapessi che giornata ho avuto... Comunque sia, buon compleanno!💛
Ti volevo anche chiedere se, quando torni dal ritiro, e se hai voglia ovviamente, ti andrebbe di andare a cena insieme al ristorante cinese?"

La vocina nella mia testa smise di insultarmi e si mise ad urlare come Mina subito dopo aver comprato quella dannatissima minigonna azzurra ed essersi resa conto che le facesse il sedere enorme. Onestamente, parlando della ragazza rosa, prima o poi avrei dovuto ringraziarla e ricambiarle il favore, poiché quella conversazione mi aveva aperto gli occhi sul mio modo di vedere Shinsou. Dopo aver letto il messaggio per la seconda o terza volta di fila, fissando anche quel cuoricino giallo come se fosse un extraterrestre che non sarebbe dovuto, almeno nella mia testa, essere lì, realizzai che Shinsou mi avesse chiesto di uscire. Ed inoltre, da quello che si poteva intuire dal messaggio, saremmo stati solo noi due. Un vero e proprio appuntamento, per dirla in parole povere.

Quando la barra di caricamento del mio cervello raggiunse il cento per cento e realizzai a pieno cosa stesse accadendo, saltai fuori dal letto e senza rendermene conto, troppo felice per contenere l'emozione, mi misi a saltellare per la stanza mentre tutti si svegliavano confusi e iniziavano o a guardarmi male o a ridere.
-Cazzo sì!- esclamai, scaricando per sbaglio elettricità per terra.

Guardai Midoriya, che si era avvicinato per chiedermi se andasse tutto bene. Non risposi alla sua domanda, chiedendogli piuttosto se stessi sognando o tutto ciò stava accadendo realmente.
Il ragazzo con i capelli verdi strabuzzò gli occhi, poi mi disse che non stavo dormendo.
-Sicuro?- gli chiesi, prendendolo per le spalle. -Verifichiamo... dammi uno schiaffo!
-Ma che cazzo- fece Deku.

Attirate probabilmente dal rumore, o forse non volendosi perdere la reazione tragicomica di Bakugou, anche le ragazze si spostarono di soppiatto in camera nostra. Abbandonai Midoriya in un oceano di domande e mi buttai verso di Mina, che, in pigiama ed assonnata, mi aspettava sulla porta con aria complice e divertita.
-Mina-san! Mi ha chiesto di uscire! Mi ha chiesto di uscire!- le dissi, senza smettere di sclerare. Per quanto ero felice in quel momento, la sollevai, prendendola in braccio e facendole fare un giro in aria. -Non ci posso credere, mio Dio, mi ha davvero chiesto di uscire!

Le passai il telefono, per farle vedere i messaggi. Lei lesse tutto in zero virgola due secondi.
-Ma stiamo scherzando?! Ti ha davvero chiesto di uscire?!- esclamò, e ci ritrovammo in due a saltellare per la stanza tenendoci per mano. -Non credevo ne fosse capace... in modo così diretto, poi! Nooo, ma poi mi devi dire tutto! Tutto tutto, eh! Nei minimi dettagli!
-Sì, Mina, sì!- risposi, mentre le ragazze iniziarono a sparlottare tra di loro. -Sono così felice che potrei anche suicidarmi!

Tutto il resto della classe continuò a fissarci male, chi divertito, chi assonnato e chi esasperato; solo Mineta, che stava sfruttando il momento di confusione per guardare i sederi delle ragazze senza essere disturbato, rimase impassibile.

Ad un certo punto, probabilmente stanco di tutto quel casino, Bakugou si alzò in piedi, urlando. -DANNATA COMPARSA! NON ME NE FREGA UN CAZZO SE QUALCHE TESTA DI MINCHIA TI HA CHIESTO DI USCIRE, QUINDI SMETTILA DI FARE CASINO CHE QUI I PROTAGONISTI HANNO BISOGNO DI DORMIRE- mi disse, per poi rivolgersi alle ragazze. -E VOI SEI, FUORI DAI COGLIONI O VI FACCIO SALTARE IN ARIA INSIEME A QUESTA COPIA SCRAUSA DI ZENITSU!

Le ragazze, come richiesto, si levarono dai piedi ridacchiando tra loro e Kirishima intervenne per far calmare, per quanto possibile, Bakugou.
Quando la stanza sprofondò di nuovo in un sommario silenzio e qualcuno ricominciò persino a russare, realizzai di non aver ancora risposto al messaggio e di aver lasciato Shinsou in attesa per oltre venti minuti.

Mi battei una mano in faccia, dandomi del ritardato, poi ripresi il telefono ed accettai l'invito con entusiasmo estremo, naturalmente. Stentavo ancora a crederci, era troppo bello per essere vero... Temevo di svegliarmi domani e scroprire di averlo solo sognato. Grazie a Midoriya e al dolore che mi ero procurato da solo alla fronte, però, ebbi la certezza che stesse accadendo tutto per davvero.

Quella notte, per la prima volta dopo diverso tempo, dormii a meraviglia sentendomi in pace con il mondo. In quel preciso istante, nonostante tutto, sentivo di non poter chiedere niente di meglio dalla vita. Persino Bakugou mi aveva involontariamente fatto un complimento paragonandomi a Zenitsu, dato che io ho sempre amato Kimetsu No Yaiba.

L'ultimo giorno di ritiro, tuttavia, successe davvero il finimondo. I Villain attaccarono, la foresta andò a fuoco, diverse persone rimasero ferite, una delle Pussycats perse il quirk e Bakugou-kun venne rapito, causando l'inizio della fine di All Might. Ma questa, per nostra fortuna, non era una storia che all'apparenza riguardasse quasi nessuno tra noi "personaggi secondari", per dirla nel modo del ragazzo con i capelli a porcospino. O, almeno, questo è quello che pensavano tutti.

The Void Behind Your Eyes‐ShinkamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora