Kaminari's pov
Giunti alla fine di gennaio, Eri-chan lasciò camera di Shinsou per stabilirsi definitivamente da Aizawa. Quando arrivò il momento di salutarlo, sebbene sapesse benissimo che l'avrebbe continuato a vedere quotidianamente, la piccola scoppiò a piangere tra le braccia del ragazzo.
–Mi mancherai, fratellone– aveva detto la bambina tra le lacrime, facendo commuovere lo stesso Shinsou.
–Puoi tornare tutte le volte che vuoi– le assicurò, ricambiando l'abbraccio. –Ora vai, Aizawa-sensei ti sta aspettando.
Lei aveva annuito, si era messa lo zainetto rosa sulle spalle ed era uscita dalla porta con le treccine, ora molto più ordinate, che scivolavano da un lato all'altro delle sue spalle.
Ebbi un po' un deja vu di quando avevo salutato mio fratello per trasferirmi a inizio anno, solo che il nostro arrivederci era stato molto meno carino e coccoloso del loro.Qualche ora dopo, ero sdraiato sul letto di Shinsou ingannando il tempo e leggendo le scan di un manga al cellulare, mentre lui stava diligentemente studiando per un test di storia.
Ad un certo punto lo sentii sbuffare, mise giù la matita con cui aveva riempito pagine e pagine di appunti e si voltò verso di me.
–Mi serve una pausa– dichiarò con voce stanca. –Non ce la faccio più.Non rendendomi conto che avesse chiuso i quaderni, assorto com'ero nella lettura, le sue parole mi colpirono come la katana del ninja protagonista.
–Come scusa?– chiesi, alzando impaurito lo sguardo dal telefono.
–Parlo del test– disse lui, facendomi sentire un idiota più del normale. –Rilassati.
–Fiuuuu– tirai un sospiro di sollievo e mi ributtai sui cuscini. –Mi hai fatto prendere un colpo, sai?
–L'ho notato– disse, e ridacchiò. –Ma stai tranquillo, non ho intenzione di mollarti. Anche a volte se sei un po' un pirla.–Lo so– dissi, senza nemmeno pensare alle parole che seguirono. –Mi chiama sempre così.
–Chi?– chiese, curioso.
–Mio fratello– dissi, mentre lui si alzava dalla scrivania per raggiungermi a letto. –Mi sembra di averne già parlato.
Lui annuì. –Una volta.
–Com'è che si chiama? Non me l'hai mai detto– chiese.
Non risposi subito, gli occhi ancora piantati sul manga. Sospirai, pensando che il protagonista gli somigliasse un sacco. –Gabimaru– risposi.
–Presentamelo, prima o poi, Gabimaru– propose, appoggiando la testa sulla mia spalla. –Mi farebbe piacere conoscerlo.
–Anche lui ha detto che gli farebbe piacere incontrarti– confessai, ripensando ad una delle sue telefonate di un po' di tempo fa. –Purtroppo vive e lavora a Miyazaki, ma se qualche volta torna in zona glielo dico.
–Ci sta, dai– fece lui. –Ma quanti anni ha?
–Quasi ventuno.
Spostai lo sguardo sul telefono, le pagine del manga ancora sullo schermo.
–Gli dirò di dirmi quando ha le prossime ferie, allora– risposi dopo un attimo.
–D'accordo!
Mi scusai mentalmente con Hitoshi per avergliene raccontata un'altra delle mie, poi chinai di nuovo la testa a leggere senza aggiungere una parola dove Gabimaru, il protagonista del manga, aveva appena fatto fuori una ventina di nemici.*****
Shinsou's pov
Chiedere ad Amajiki senpai di aiutarmi con gli allenamenti fu probabilmente la migliore idea che potesse venirmi in mente. Chiedere ad Aizawa di prendere parte all'addestramento fu invece una, se non direttamente la peggiore, scelta della mia vita. Contrariamente a quanto mi ero aspettato, il gattaro ed il ragazzo elfo avevano stretto un patto d'alleanza contro di me e mi stavano sostanzialmente massacrando a livello sia fisico che psicologico. Aizawa si occupava più che altro di farmi stancare e parare tutti i colpi che gli riservavo, mentre Amajiki era a dir poco impossibile da localizzare.
Di certo fu anche colpa mia che chiesi uno scontro due contro uno, fatto sta che per la trentesima volta in due ore mi ritrovai a terra con un Amajiki comparso dal nulla sulla schiena che bloccava ogni mio possibile movimento. Non aveva neanche avuto bisogno di usare il quirk; era in forma completamente umana.
–Stai migliorando, Shinsou-kun– mi disse, cercando di tenere alto il morale. –Continuiamo a batterti, ma ultimamente gli scontri durano un po' di più.
Mi aiutò a rialzarmi e mi porse un po' d'acqua, che però rifiutai.
–Non consolarlo, Amajiki-kun– disse invece Aizawa. –Per quanto si stia impegnando, di questo passo non riuscirà mai a passare gli esami.
–Grazie sensei, lei sì che è sempre un grandissimo supporto– sbottai, sarcastico.
–Sarò anche stronzo, però sono realista– disse lui con un'alzata di spalle. –Ci puoi -e ci devi- riuscire, ma devi fare dei seri progressi o non faremo in tempo per gli esami di quest'anno.–Mi sto già impegnando più che posso– mi difesi. –Cosa posso fare in più, secondo lei? Non mi evolvo mica come i Pokemon!
–Il tuo ragazzo è un Pokemon– obiettò Amajiki.
–Kaminari non è...
–Oh, ma andiamo!– sbottò. –Lo sanno tutti che state insieme!
–Oh, e va bene!– mi arresi. –Il mio ragazzo sarà anche un Pokemon, ma io no!
–Okay allora, se proprio non puoi pokevolverti, devi trovare qualche cosa che ti faccia dire "non posso permettermi di perdere quest'altro scontro"– Aizawa si girò di centottanta gradi, allontanandosi. –Ti do circa cinque minuti per pensarci, poi faremo l'ultimo allenamento della giornata.
Annuii. –Signorsì.
–E non dire signorsì che mi fai sentire vecchio– si lamentò l'insegnante, sempre con le spalle girate.
–Non è lei che si sente, sensei, lei è vecchio– scherzai.
–Amajiki-kun, digli qualcosa.
–Ha ragione– convenne il senpai con un cenno del capo. –Lei è vecchio, sensei.
Suppongo che col tempo avessi iniziato a influenzarlo negativamente.
Ricevettimo un amorevole dito medio dal nostro insegnante, ma si vedeva lontano un miglio che anche quel barbone mancato fosse divertito.
Io e Amajiki ci scambiammo un sorriso impertinente; Aizawa, fuori dai contesti ufficiali della scuola e del lavoro, era totalmente un'altra persona: molto più sciolto e rilassato, e gli piaceva scherzare.–Quello che Aizawa-sensei ha cercato di dirti...– spiegò il ragazzo con le orecchie da elfo, quando il professore si fu allontanato. –...è che devi trovare una motivazione che in una battaglia reale ti faccia combattere o finché non vinci o finché non muori. Come se fossimo in un battle shonen, no?
Mi strofinai il mento con le dita, pensando. –Un qualcosa che mi spinga a dare il cento per cento, in pratica. Tipo Mario che va a salvare Peach.
–Esattamente.
–Ho capito cosa devo fare, allora– dichiarai, con rinnovata energia. –Mettiamoci all'opera!*****
Non riuscii a vincere lo scontro seguente, né tantomeno quelli dei giorni immediatamente successivi ma, man mano che passava il tempo, notai che sia Aizawa che Amajiki cominciavano ad essere sempre più in difficoltà. Ed un giorno, finalmente, riuscii ad invertire i ruoli e atterrare il senpai.
–Ottimo lavoro– disse Aizawa, battendo le mani. –Ora sì che potresti avere qualche chance di passare nella sezione eroi. Forse.
Gli rivolsi un sorriso stanco e poi, rendendomi conto di star ancora schiacciando Amajiki a terra, lo liberai. Aizawa disse che per quel giorno andava bene così e che eravamo liberi di far quello che volevamo. Lui se ne andò, ma io ed il mio amico restammo in palestra ad allenarci ancora una mezz'oretta.La seconda volta che riuscii a vincere uno scontro, il ragazzo alzò il braccio e mi diede il cinque. –Se continui così, erediterai il titolo di Big Three, prima o poi.
–Sempre che Midoriya, Bakugou e Todoroki non me lo freghino prima– ribattei, dubitando seriamente di poter arrivare così in alto.
–Se parliamo solo di combattimento, allora sì, sono più forti– concordò lui, sdraiandosi sul pavimento di legno chiaro. –Ma non dimenticarti del tuo quirk. Con quello puoi fare tutto.
Annuii. Aveva ragione. Con quelle due cose combinate, probabilmente sarei diventato un avversario niente male.
O forse no. Con Midoriya non sembrava funzionare, e ciò mi scoraggiava un po'.–Piuttosto, posso chiederti che motivazione ti sei inventato per combattere con tutta questa grinta?– domandò, dopo un attimo di pausa. –Nemmeno quei villain dello Shie Hassaikai erano convinti quanto te!
Arrossii. –Beh...
Il suo sguardo si intenerì, e mi diede una gomitata amichevole. –C'entra Kaminari, non è così?
A conferma di quanto detto, arrossii ancora di più. –Diciamo che, proprio come Mario, anche io ho qualcuno che proteggerei a tutti i costi. L'unica differenza tra me e lui è che io, al posto della principessa, ho un Pikachu casinaro che ama mandarmi fuori di testa.
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The Void Behind Your Eyes‐Shinkami
FanfictionSegreti, menzogne, mezze verità: questi tre elementi che caratterizzano da sempre il mondo e la vita di ognuno. Le persone non sono mai chi dicono di essere, e chi ha il vuoto dietro gli occhi lo sa meglio di chiunque altro. Attenzione: questa sto...