Shinsou's pov
Tornammo ai dormitori a notte fonda. Kirishima e Bakugou ci salutarono e poi, ancora mano nella mano, tornarono nelle loro stanze.
Era stata una serata strana ma piacevole e, sebbene Denki non lo sapesse ancora, non era finita lì. Gli avevo comprato una rosa come regalo di San Valentino e avevo intenzione di regalargliela, anche se la festività era ormai finita da un paio d'ore.
–Tu vai in camera, io ti raggiungo tra un po'– dissi. –Vado a prendere un pigiama.
–Ti presto uno dei miei?– propose. –Quello azzurro ti piace?
–I tuoi pigiami mi stanno stretti– osservai. –Prendi tre taglie meno di me.
–Colpa tua che sei enorme.
–Sei tu troppo piccolo– lo punzecchiai, stringendogli affettuosamente e sarcasticamente una guancia tra due dita.
Rimase un attimo in silenzio, con la guanciotta arrossata. –Vai, ti aspetto in camera.
–D'accordo Pikachu, a dopo– risposi; mi diede un bacio a stampo per salutarmi e poi seguì la nuova coppietta su per le scale. Oh Buddha, non sapevo se fossero davvero una coppia. Avevano passato la serata a limonarsi -e ne ero certo perché li avevamo visti- ma non sapevo se avessero intenzione di mettersi insieme o meno. Valeva la pena fare un'altra scommessa con Mina, secondo me.Camminai fino al mio dormitorio pensando se fossero meglio due o tremila yen come premio, salii in stanza senza fare troppo rumore e recuperai la rosa che avevo lasciato sul davanzale della finestra. Era davvero particolare, e sentivo che ci rappresentasse appieno. Di giorno non era niente di speciale, ma di notte, illuminata dalla luce della luna, assumeva un aspetto del tutto diverso. I suoi petali, gialli con delle striature viola, riflettevano quella pallida luce creando un'atmosfera così rilassante da sembrare surreale.
Non era un fiore molto grande o molto robusto, ma era rigoglioso ed emanava, da un certo punto di vista, la voglia di vivere che io e Denki provavamo solo di sera, quando eravamo insieme, sdraiati a letto a farci le coccole.Mi soffermai a guardarla, sorridendo leggermente. Ogni volta che le posano gli occhi addosso, era come rivedere tra quei petali io e lui insieme, e ciò mi faceva sentire subito bene. La presi con delicatezza per il vasetto di ceramica che la conteneva ed uscii senza fretta, percorrendo la strada al ritroso fino alla stanza di Kaminari. Era passato più tempo di quello che avevo previsto, e la porta della sua stanza era chiusa. Reggendo il vaso con una sola mano, spinsi giù la maniglia della porta. Ma prima che la serratura potesse scattare del tutto, sentii la voce di Denki. Per un attimo nemmeno la riconobbi, tanto era frustrato.
–Ma mi senti quando parlo?! Devo dirti delle cose, ho poco tempo– sbottò, nervoso. –Vabbè, fai in fretta. Tra poco arriva Hitoshi, e sai che non ci deve sentire.
Fece una pausa, in ascolto. Cacciai un occhio dentro la stanza; Denki stava parlando al cellulare con qualcuno. Ebbi un attimo di esitazione, curioso e quasi arrabbiato. Cosa non dovevo sentire? Con chi stava parlando?–Ma hai bevuto ancora?!– esclamò, quasi incredulo. –Senti, non importa, devo solo fare rapporto. Quindi prendi una penna e un foglio di carta e appunta queste due informazioni, che sono importanti.
Attese, come attesi anche io la frase successiva con l'orecchio appiccicato alla porta. Qualche secondo dopo, Denki bloccò la persona che stava parlando. –Non capisco mezza parola, sei ubriaca marcia... ascolta, passami un adulto. Qualcuno che abbia il tempo o le facoltà per scrivere.
–Eh?– fece lui. –Cosa vuol dire che sono tutti ubriachi? Pure Twice?! Ma come?! Oh, Toga, gli avevo detto di tenerti d'occhio, e invece si è ubriacato lui per primo...No. Dovevo aver sentito male. Non aveva veramente detto i nomi "Toga" e "Twice". No, non stava parlando con quella Toga. O forse parlava di altre persone con lo stesso nome, non con... no. No. No. No. No.
Continuai ad ascoltare un silenzio, cercando di capire meglio.–È inutile che lo cerchi, Dabi non c'è... stasera l'ho visto ed era col pollo, ma non so dove siano adesso... oh, no, non te le puoi mangiare, le sue ali! Non è un vero pollo, al massimo è un piccione!– continuò Denki, frustrato ma ora anche divertito. –Senti, passami qualcuno che sia sobrio. Va bene chiunque, anche uno di quelli dell'esercito di Ri-Destro.
Mentre io mi sentivo come se quelle parole si fossero compattate per tirarmi un pugno in pancia degno di One Punch Man alla massima potenza, lui tirò un sospiro di sollievo, portandosi una mano al petto. –Oh meno male! Passami lui, dato che è lì e ti sembra sobrio.
–Oi Geten, ciao!– esclamò il biondo, con una voce che tornò quasi del suo solito tono. –Hai bevuto anche te o..?
–Mh... va bene dai, quattro shottini non fanno un cazzo. Com'è messo il resto di quel branco di scellerati?– chiese. –Li affido a te, va bene? Oh, mille grazie, senpai, sei fantastico!
–Prima che ti dica tutto, toglimi una curiosità: tutto quello che si sono bevuti da dove arr... oh, no, cosa vuol dire che Toga ha rubato dalle scorte personali di..?! Cazzo, se se ne accorge siamo nella merda!
Persino da quella distanza, anch'io sentii una risata ubriaca provenire dall'altro lato del telefono ed un'altra voce più sobria che cercava di calmarla.–Non farti stuprare da Toga ubriaca, bro, sarebbe imbarazzante... ma tornando a noi, lo sai anche te quanto Tomura ama il Jack Daniel's! Ascoltami, domani di' agli altri di andare a procurarsi delle bottiglie nuove, non potete lasciarlo senza! Appena torna, se non trova il suo alcol, polverizza tutti! Tutti, dal primo all'ultimo! Pure me che non c'entro niente!
–Dabi una volta ci stava rimettendo un orecchio per avergli mangiato i biscotti, figurati per l'alcol...– aggiunse con un sorriso ironico. –Ti giuro, senpai! Era più fuori di sé del solito, e già di base non è che sia messo bene...
–Comunque, tornando seri, forse ho scoperto qualcosa sul conto di Kurogiri: penso di sapere dove lo nascondano, ma se ho ragione recuperarlo sarà alquanto difficile... mh? Nah, in qualche modo lo recuperiamo...Non ce la feci più. Lasciai cadere il vaso con la rosa per terra, con così tante cose da digli che non sapevo nemmeno da dove iniziare.
Solo allora mi notò, gli occhi spalancati dalla sorpresa e poi dallo spavento.
–Ti richiamo– disse in fretta, lanciando il telefono sul letto e venendo ad aprire la porta.
–Ehi Toshi!– mi salutò con un sorriso innocente sul volto. –Ce ne hai messo di tempo! L'hai trovato il pigiama?
Scossi la testa.
Quel sorriso, quel dannato sorriso... era così autentico! L'avevo scambiato per mesi come tale, credendo che con me Denki non avesse nulla da nascondere, e invece... invece mentiva anche quando eravamo noi da soli. Persino in quel momento, dopo averlo sentito dire quelle cose, stentavo a dubitare della sua autenticità.Tese una mano verso di me cercando di continuare la sua recita, ma d'istinto gli tirai uno schiaffo sulla mano.
Lui la ritirò di scatto, indolenzito. Dovevo avergli fatto molto male, ma non mi importò.
–Tu... hai, emh, sentito qualcosa?– tentò, le parole bloccate in gola per metà.
–Sì.
–Aspetta... posso spiegare– disse, provando ad avvicinarmi con la mano opposta.
"No" mi dissi, facendo due passi all'indietro. "Non c'è un bel niente da spiegare"
Scossi la testa.
–Hitoshi, aspetta...– iniziò a dire. –Io...
–Tu cosa?!– sbottai. –Vuoi provare a convincermi che non ho sentito quello che ho sentito?! L'ho capito che erano i villain e che gli stavi per dire qualcosa!Mise le mani avanti, spaventato. –Hitoshi, non urlare!– disse. –Aspetta!
–Ma insomma, basta dirmi di aspettare!– sbottai. –Sono il tuo ragazzo, potevi anche dirmelo! Ti hanno minacciato, vero? Ti ricattano? Vogliono fare qualcosa alla tua famiglia?
–Toshi...– sussurrò. –Io... no...
Scosse la testa. –Mi dispiace.
–Perché non me l'hai detto?!– esclamai, più forte. –Se c'è un modo riusciremo a tirarti fuori da quel giro maledetto! Domani andiamo da Aizawa e...
–No!– scattò, di nuovo con quella voce arrabbiata. –Non andiamo da nessuna parte!
–Cosa..?
Si morse un labbro; non mi guardò nemmeno in faccia. –Perdonami...– sussurrò. –Non... non lo voglio fare...
Spalancai gli occhi e feci due più due.–Non vuoi uscirne..? Aspetta, tu...– realizzai, inorridito. –Tu! Tu sei uno di loro?! Non è un ricatto, siete alleati! Dimmi che sto sbagliando, ti prego...
Il biondino deglutì a vuoto, ma non disse una parola.
–Porca puttana, Denki, rispondimi!– quasi urlai.
Sospirò. –Io... sì, cioè no... no, io sono dalla loro parte– ammise in fine a testa bassa, grattandosi il collo. –Ma ti giuro che per quel che riguarda noi...
Non resistetti alla tentazione e gli tirai uno schiaffo, zittendolo. –Se per te quel "noi" significava qualcosa, avresti dovuto dirmelo!
Non ebbe nemmeno il coraggio di replicare.
–Ah, quindi io per te non significavo niente?! Cos'ero? Una copertura in più?
Scosse la testa, trattenendo le lacrime. –No, assolutamente, io... io... scusami Toshi, io... scusa. Scusa, scusa, scusa.Lo presi come un sì.
–Figlio di puttana!– urlai. –Mi hai usato!
–Ssssh!– mise le mani avanti, nervoso. –Non urlare! Se ci sente, per te è la fine!
–Ah, e ora ti inventi anche cose per farmi tenere la bocca chiusa, pezzo di stronzo?!
Denki sembrava quasi sul lungo di scoppiare a piangere. –Non mi sto inventando niente!
–E certo, quando mai ti sei inventato qualcosa?!– risposi, incazzato. –E non stai nemmeno provando a negare di avermi usato!–Vaffanculo!– conclusi, sbattendo la porta e andandomene dalla stanza.
L'ultima cosa che vidi, quando svoltai l'angolo per scendere le scale, fu il ragazzo biondo, per terra, probabilmente in lacrime. Si era inginocchiato dove era caduta la rosa, impotente e senza più tutte le sue maschere a salvarlo.
Mormorò qualcosa di indecifrabile stringendo la rosa, incurante delle spine e del sangue che iniziava a scorrergli sui palmi. E, qualunque cosa stesse dicendo, non era più nemmeno da solo.
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The Void Behind Your Eyes‐Shinkami
FanfictionSegreti, menzogne, mezze verità: questi tre elementi che caratterizzano da sempre il mondo e la vita di ognuno. Le persone non sono mai chi dicono di essere, e chi ha il vuoto dietro gli occhi lo sa meglio di chiunque altro. Attenzione: questa sto...