Kaminari's pov
Rimasi impalato a guardare Monoma che si faceva abbracciare e poggiava la testa sulle spalle del mio ragazzo mentre quest'ultimo se lo stringeva tra le abbraccia con fare affettuoso, incapace di accettare niente di quello che stesse succedendo.
–E se ti lasci con il tuo ragazzo ricordati che esisto– disse il biondino. –Di certo sono meglio di lui.
Ciò che mi fece arrabbiare non fu tanto Monoma che faceva il cascamorto, quanto più Shinsou che non faceva nulla per impedirglielo.Gli andai dietro di soppiatto. –Perché non provi a dirmelo in faccia, razza di puttanella?– gli chiesi, giusto un attimo prima di afferrare Monoma per una spalla e decidere che lo volevo vedere morto.
Shinsou si era alzato in piedi, cercando di blaterare che stessi fraintendendo tutto.
–Con te ne parliamo più tardi– gli dissi indicandolo, a dire poco infuriato.Poi guardai Monoma, che, confuso e fatto, stava fissando senza capire la mia mano che gli stava stringendo con forza una spalla. Fece per parlare, ma non gliene diedi il tempo e gli tirai un pugno in pieno naso, facendolo sanguinare.
–Ma sei impazzito?!– quasi urlò, tastandoselo per controllare se fosse rotto. Il sangue gli colò sulla maglia, macchiandola di rosso.
–Non sono mai stato sano, se ti interessa proprio– dissi, e gliene tirai un altro più forte del precedente, stavolta sullo zigomo.Shinsou rimase in un angolo della stanza come paralizzato dallo spavento, probabilmente sconvolto dallo scoprire che potevo essere così violento.
Riscosso dalla vista del sangue, Shinsou mi si avvicinò con estrema cautela. –Denki, aspetta un attimo!
–Io non aspetto proprio un cazzo– dissi, già pronto ad ammazzare il biondino a mani nude; Shinsou mi bloccò, tirandomi verso di lui con quelle maledette bende in stile Erasedhead.
–Fermati immediatamente, razza di deficiente!– disse Shinsou, tirandomi indietro.
–Lasciami stare!– sbottai, cercando di liberarmi. –Lo spezzo in dieci, quel bastardo! Tanto è magro come un grissino di merda!
–Fermati!– disse ancora, e io, per qualche motivo gli obbedii come se fossi rincitrullito tutto in un colpo. Non ho grandi ricordi di cosa accadde subito dopo, quindi penso possiate intuire senza troppe difficoltà che Shinsou mi aveva bloccato con quel suo quirk disonesto.*****
Quando mi risvegliai dal mio stato di rimbambimento, stavo seduto sulla sedia di Monoma con Shinsou che mi teneva fermo, bloccato nelle bende come la preda di un ragno. Non sapevo esattamente quanto tempo fosse passato, ma l'orologio digitale sul comodino indicava circa mezzanotte e mezza. L'altro biondino aveva un fazzoletto macchiato di rosso in mano, ma il naso era pulito e purtroppo non sanguinava più. Si era anche messo una maglietta pulita, e in quel momento mi resi conto che era tornato ad essere perfettamente lucido. A parte il fatto che stesse uno schifo per i postumi della droga e della rissa, era quello di sempre.
–Allora– disse Shinsou, notando che mi ero finalmente ripreso. –Suppongo che sia il momento per noi tre di fare una lunga chiacchierata.
–Posso finire di spaccargli il naso, prima?– chiesi, ma ottenni un secco no come risposta.
–Potrei almeno sapere perché mi vuoi spaccare il naso, Kaminari?– chiese l'altro sprezzante, ancora scosso da quella mia reazione forse esagerata.
Guardai Shinsou, il quale sospirò e guardò a sua volta Monoma.
–Kaminari è il mio ragazzo– confessò, grattandosi la nuca con un certo disagio. –Forse avrei dovuto dirtelo prima, quando me l'hai chiesto.
–Ah– realizzò.
–Ah– ripeté, rendendosi conto di cosa avesse fatto e detto per tutta la sera. –Cazzo, ora ha tutto molto più senso.
Si mise le mani nei capelli, e mi rivolse uno sguardo preoccupato.–Sai invece cosa non ha senso, Monoma?– gli chiesi, sarcastico. –Il perché tu stessi abbracciando il mio ragazzo!– sbottai esasperato, dopo un attimo di silenzio. –E non dire che eri fatto, non la prendo come una scusa valida.
Monoma, nervoso e forse un po' impaurito da una mia possibile reazione, rispose. –Non era un abbraccio romantico, Shinsou-kun mi stava consolando.
Restammo tutti in silenzio, finché non continuò a spiegare. –L'ecstasy mi ha spinto a fare coming out... come l'altra volta.
–Non mi risulta che l'altra volta tu mi stessi abbracciando– gli feci notare, ripensando a quando l'aveva detto a me. –E, anche se avevo sniffato più cocaina di un trapper, sono sicuro di non aver dimenticato niente di quella serata.
–L'altra sera avevamo qualcosa di più importante da fare– si difese. –C'erano altre priorità.
–Ma se stavamo giocando ad Among Us!– sbottai. –È questo il tuo concetto di "qualcosa di importante"?!
–Dettagli– disse, nervoso. –Tornando a noi, io e Shinsou-kun abbiamo parlato, gli ho confessato qualche mio problema, ed è stato così gentile da darmi supporto morale e una spalla su cui poggiarmi– continuò. –È per quello che stavo in quel modo. Mi stava consolando perché la mia vita è una merda.Guardai Hitoshi per chiedergli con uno sguardo se quanto raccontato da Monoma era la verità. Lui annuì, e mio malgrado capii che l'unico a fraintendere qualcosa ero stato io. Non mi pentii di aver picchiato Monoma, anzi era stato come un sogno che si avvera, ma compresi anche di dovergli delle scuse. –Detesto doverlo ammettere, ma sta volta ho sbagliato io.
–Scusa se ho provato a spaccarti la faccia– aggiunsi, più a bassa voce.
Anche lui, riluttante, mi pose le sue scuse. –Mi dispiace di aver abbracciato il tuo ragazzo. E anche di averci provato, mentre ero fatto. E anche di averci provato con te. Probabilmente non era il caso.Gli rivolsi uno sguardo omicida che lo fece un po' tremare, ma Shinsou mi trattenne dal picchiarlo un'altra volta. –Non è successo niente– mi rassicurò il ragazzo dai capelli viola. –Mi ha riempito di complimenti e battutine, ma solo questo.
Ebbi come l'impressione che stesse omettendo qualcosa, ma volli fidarmi di lui e non indagai oltre.–Dai, metteci una pietra sopra– propose il mio ragazzo con una certa riluttanza.
–No– dissi io.
–Ma mi ha rotto il naso!– esclamò lui.
–Tanto sei masochista, ti avrà anche fatto piacere– sbuffai.
–...– Monoma non rispose, limitandosi a fissarmi con due occhi esterrefatti.
–Chi tace acconsente.–Ragazzi, vi prego– fece Shinsou, giusto un secondo prima che Monoma si alzasse per ricambiare il pugno sul naso. –Fatelo per me.
Io e Monoma ci scambiammo uno sguardo. Nessuno dei due voleva far pace con l'altro, ma al contempo non volevamo entrambi deludere Shinsou. Guardai il ragazzo in questione, che con un cenno del capo mi invitò a riappacificarmi con Monoma.
–E va bene– sbottai, tendendogli la mano. –Amici come prima.
Me la strinse con una certa riluttanza. –Eravamo amici tu e io, prima?
–Perchè, ora lo siamo?– ribattei.
–Non credo– rispose. –Ma, anche se non vogliamo essere amici, suppongo che da adesso in poi mi avrai spesso tra i piedi.
–Probabile– dissi, non particolarmente felice della cosa.
–Puoi levarti quell'espressione scazzata dalla faccia?– chiese.
–Perchè dovrei?
–Sei più carino senza.
Alzai un sopracciglio. –Dammi una motivazione decente.
–Avermi intorno vuol dire avere anche più cocaina– obiettò.
–Stai cercando di corrompermi?
–Forse.
–Complimenti– feci, con un cenno del capo. –Ce l'hai fatta.
Monoma accennò un ghigno compiaciuto. –È stato facile.
–Nah, sei tu che hai i mezzi giusti.–E poi Shinsou-kun sembra essere l'unica persona in tutto il liceo a cui non dispiace avermi intorno per più di cinque secondi di fila– aggiunse, rivolgendo a Shinsou uno sguardo che mi fece tornare la voglia di spaccargli la faccia.
–Basta che ti tieni i vestiti addosso e stai lontano dalla sua faccia– dissi. Voleva essere una battuta, ma la minaccia che seguì era seria. –Oppure ti giuro che la prossima volta non ti spacco solo il naso.
–Ho afferrato il concetto– disse, cogliendo una certa malvagità nella mia voce.Lo salutammo, poi Shinsou ed io raccogliemmo le nostre cose pronti ad andarcene.
–Ah, e se qualcuno te lo chiede– aggiunsi, poco prima di uscire in giardino. –Sappi che tu e io siamo cugini di terzo grado.
–Cosa?– chiese, sorpreso e confuso.
Ridacchiai sotto i baffi, senza dargli una risposta. –Sogni d'oro, Monoma!
Lui si affacciò dalla porta cercando spiegazioni che puntualmente non gli vennero fornite.
Hitoshi lo salutò amichevolmente con la mano, poi ci inoltrammo nel boschetto per proseguire nell'oscurità.–È stata una serata strana– commentò, una volta arrivati al dormitorio.
–A chi lo dici– concordai.
–Scusa se ho messo in dubbio la tua fedeltà...– aggiunsi, sinceramente dispiaciuto. –Io... cioè, mi fido di te, ma non di Monoma.
–Tranquillo, anche io avrei frainteso, se fosse successo il contrario– mi rassicurò. –E non posso dire che mi dispiaccia sapere che tieni così tanto a me da poter spaccare il naso a qualcuno.
–È romantico in un senso strano, eh?– obiettai.
–Noi siamo romantici in un senso strano, Denki– disse, e non trovai modo per descriverci meglio.
Gli misi le braccia al collo, alzandomi sulle punte e, dato che a quell'ora non c'era nessuno in giro, lo baciai nel bel mezzo della stradina della scuola.
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The Void Behind Your Eyes‐Shinkami
Fiksi PenggemarSegreti, menzogne, mezze verità: questi tre elementi che caratterizzano da sempre il mondo e la vita di ognuno. Le persone non sono mai chi dicono di essere, e chi ha il vuoto dietro gli occhi lo sa meglio di chiunque altro. Attenzione: questa sto...