Racconti dal passato -stavolta per davvero- #6 (Capitolo 32.5)

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Voce narrante di Kaminari

Qualche tempo prima di, beh, della scena che vi abbiamo raccontato nell'ultimo capitolo, avevo già provveduto ad attrezzarmi. Sapevo che prima o poi sarebbe successo, quindi preferivo non farmi trovare impreparato. Diciamo che... oh, d'accordo, volevo mettere da parte un pacchetto di preservativi per l'eventualità.

Quel bel giorno di fine settembre mi avventurai nel dormitorio della B, cercando Monoma. Lo trovai sul divano del soggiorno, perdendo tempo al cellulare e con le cuffie nelle orecchie. Non si accorse che ero lì e nei paraggi non c'era nessun altro, quindi andai prima in cucina e poi pensai bene di rovesciargli qualche goccia d'acqua in testa. Con qualche goccia intendo tipo mezzo litro d'acqua, e lui cacciò un urlo dallo spavento.

Scoppiai a ridere, mentre lui mi mandava bellamente a fare in culo.
Mi strillò contro qualcosa in francese; i suoi toni raggiunsero in modo inquietante quelli di una ragazza arrabbiata, il che mi fece sentire un pochetto in colpa.
–Brutto stronzo– concluse, tornando a parlare una lingua a me conosciuta. –Che vuoi?
–...devo comprare una cosa– dissi, un po' imbarazzato.
–Hai già finito tutto?– chiese. –Cazzo fra, ti sei dato da fare...
Scossi la testa. –Un'altra cosa.
Alzò un sopracciglio. –Seguimi, andiamo in camera mia. Prima, però, concedimi di asciugarmi.
–Oh, certo– dissi, prendendolo provocantemente in giro. –Sono sicuro che non è così che volevi ti facessi bagnare.
Monoma non riuscì a nascondere un sorriso, sebbene facesse finta di essere offeso. –Io ti strozzo, prima o poi.

Una volta salite le scale ed entrati nella sua stanza, mi fece accomodare sul letto e mi offrì una canna.
Mentre lui, invece, accese un attimo il phon per asciugarsi i capelli, il mio sguardo finì su un pacco di amazon posato sul comodino.
–Chi è Vivienne Monoma?– chiesi, leggendo il nome del destinatario. –Tua sorella?
–Sono io– disse, scuotendo la testa. –Vivienne è il mio nome anagrafico.
–Ah– sospirai. –Non lo sapevo.
–Tranquillo– come suo solito, liquidò il tutto con un gesto della mano.
Aspettai che finisse di asciugarsi, e notai che i suoi capelli erano arricciati.
–Sei riccio?– chiesi, stupito.
–Ti sorprende?– fece lui.
–Non l'avrei mai detto– obiettai, buttando fuori il fumo. Mi immaginai lui con le pinze in testa mentre si passava la piastra, e non potei non ridere sotto i baffi.

–Allora, che ti serve?– chiese, cambiando discorso.
–Preservativi– risposi, arrossendo un po'.
Lui alzò un sopracciglio, ammiccando. –Va bene... che misura?
–Emh– non avevo molta voglia di rispondergli. –Questa domanda mi mette a disagio.
–Se non mi rispondi, non so cosa venderti– mi fece notare, ragionevole.
–Sì, però...
–Se preferisci controllo da solo– propose, ridacchiando.
–Piuttosto me lo taglio.
–E allora rispondimi.
–Vaffanculo– mi lamentai, ridendo anch'io. Alla fine, riuscii a dirgli la misura che necessitavo.
–Così tanto casino per questo?– chiese lui, lanciandomi il pacchetto. –Cazzo fra, non sei messo male, eppure sembrava che te ne vergognassi.
–Più che altro non volevo dirlo a te– sbottai, prendendo i preservativi al volo e infilandomeli nella tasca dei jeans.
–Ma dai– ridacchiò. –A me non è dispiaciuto averlo scoperto.
–Ti odio– gli dissi.
Mi mandò un bacio al volo. –Pure io.

The Void Behind Your Eyes‐ShinkamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora