Kaminari's pov
Guidai Shinsou fino al luogo prestabilito con lo spaccino, un angoletto isolato del giardino dietro gli alloggi della 1ªB. Un ragazzo con un cappuccio e degli occhiali da sole era seduto da quelle parti su una panchina in penombra, con un grande zaino di pelle al suo fianco. Era lui, ormai lo riconoscevo senza la minima difficoltà anche da grandi distanze.
Chiesi al ragazzo dai capelli viola di aspettarmi sotto gli alberi finché non avessimo finito i nostri affari illegali e di avvisarmi con un messaggio se qualcuno -specialmente un professore- si fosse avvicinato troppo a noi. Shinsou annuì, lo ringraziai e poi percorsi giusto una cinquantina di metri per raggiungere il ragazzo incappucciato seduto all'ombra.–Bella– lo salutai con un cenno del capo.
–Ma ciao, Kaminari– disse con voce melliflua. –Era da un po' che non ti facevi vivo. Cominciavo a preoccuparmi.
–Come no...– sbuffai. Non mi era mai stato molto simpatico, e probabilmente l'antipatia era ricambiata. –Lo so che se sparisco tu sei solo contento.
Non rispose al mio commento. –Su', vieni.
Mi fece segno con due dita di seguirlo più all'interno del giardino, in mezzo agli alberi e lontano da sguardi indiscreti.
Quando fummo ben coperti dalla vegetazione, seduti a gambe incrociate dietro dei cespuglietti, si tolse cappuccio ed occhiali, rivelando una chioma biondo cenere e due occhi di un viola-azzurro un po' ingrigito. Sarebbero stati molto belli se non fossero stati i suoi.
–Detesto questi cosi– borbottò tra sé e sé, buttando gli occhiali da sole dentro lo zaino.
–Già, con quella tua faccia tonda non si intonano affatto– concordai a presa in giro. –Provane un paio che ti diano meno l'aria da mosca.
–Vedo che la tua gentilezza non ti ha abbandonato durante le vacanze– osservò con un sorrisetto. –Anzi, sei quasi peggio di prima.
–Non sarei io se non ti prendessi in giro, no?– obiettai con un certo sarcasmo.
Il ragazzo biondo sbuffò. –Vero.
–Vuoi sempre il solito?– chiese in seguito, già concentrato sugli affari.
Annuii. –Ma aggiungi più marijuana, ultimamente mi serve qualche canna in più.L'altro ragazzo alzò un sopracciglio, pensieroso, accendendosi una normale sigaretta. –Non è troppa, per te da solo?– chiese. –Ne fumi già un sacco, sicuro di voler aumentare?
–Fatti i cazzi tuoi, Monoma.
–Come vuoi, amico– disse con un'alzata di spalle. –Poi se stai male non prendertela con me. Io ti ho avvisato.
–Tranquillo, non ci tengo a morire di overdose– gli garantii. –Quantomeno non prima di essere diventato maggiorenne.
–Punti in alto, eh?– chiese con ironia.
–Quanto basta per avere la soddisfazione di poter comprare da bere senza doversi preoccupare.
–Sei un caso perso, amico, davvero.
–Ha parlato lo spacciatore.
–Touche.Prese lo zaino e ne estrasse non so quanta maria e la solita polvere bianca. Mise tutto in un sacchetto di carta marrone per non dare nell'occhio: da chiuso, infatti, sembrava quello di un fruttivendolo. Un trucchetto molto banale, ma ingegnoso. Nessuno si mai accorto che quei sacchetti non contenevano frutta e verdura, così se anche li dimenticavo in giro sapevo che li avrei ritrovati in dispensa in mezzo ai pomodori.
–Fanno seimila e cinquecento yen (circa 50 euro), tutto compreso– scrisse qualcosa sulla sua agenda.
–Ti sconto i cinquecento, dato che sei tu.
–Eh?!– esclamai, tirando fuori i soldi dal portafogli. –Tu che fai sconti... Ma stai bene? Hai preso le tue medicine, stamattina?
Monoma soffiò fuori un po' di fumo prima dal naso e poi dalla bocca, e solo dopo rispose. –Sì... sì, le ho prese– ammise, scuro in volto; non sapevo che prendesse sul serio dei farmaci. Se ne fossi stato a conoscenza, forse mi sarei risparmiato la battuta.
–Ah– dissi. –Non ne avevo idea.
–Non importa– fece lui. –Piuttosto, ti devo chiedere un favore.
Rimasi sorpreso. –Sentiamo.–Mi è arrivata dell'ecstasy, ma non so se è di buona qualità– spiegò, continuando a fumare la sua sigaretta. –Devo testarla e ho bisogno di qualcuno vicino... in caso mi senta male, provi a fare qualche cazzata mentre sono fatto o nel frattempo succeda qualcosa.
Sbuffai, immaginando cosa quel ragazzo avrebbe potuto combinare sotto effetto di ecstasy. –E cosa ti fa pensare che io sia affidabile?
–Ma va', tu sei affidabile quanto una scimmia urlatrice– mi liquidò con un rapido gesto della mano. –Il fatto è che i miei altri clienti sono tutti peggio di te, e non posso certo dire ai miei amici fidati che spaccio. Pensa a Kendou, mi prenderebbe a sberle più di quanto già non faccia...
–Quella ragazza secondo me ti detesta.
–Non cambiare discorso.
–E se mi rifiutassi che faresti?– chiesi. Non avevo la minima intenzione di fargli da infermiere, nel caso in cui si fosse sentito male.Lanciò al vuoto uno sguardo pensieroso, mentre pensava a come risolvere il problema. Non rispose.
Dato che avevo già pagato, mi alzai ed ero già in procinto di andarmene, quando la sua voce mi richiamò indietro.
–Se mi aiuti– propose. –La prossima volta che vieni ti faccio pagare la metà. E se l'ecstasy è buona, ne tengo un po' da parte per te ed il tuo amico.
–Il mio amico?
Storse le labbra in un ghigno. –Quel ragazzo con i capelli viola laggiù.
–Shinsou non si droga– scattai.
Monoma sbuffò divertito. –Ma dai, scommetto quello che ti pare che la marijuana in più è sua. È leggera, ma è comunque droga.
–Dettagli– sbottai. –Non è drogato.
–E come vuoi chiamarlo? "Fattone occasionale"? "Fumatore a tempo perso"?
–Fottiti.
–Allora, siamo d'accordo?Mi mordicchiai l'interno delle labbra, tentato da quell'offerta, mettendo da parte il pensiero di Shinsou. Guardai Monoma di sottecchi, cercando la fregatura nella sua proposta. Non avevo mai provato l'ecstasy e l'idea mi attirava; quando capii che Monoma effettivamente non stesse cercando di fregarmi e che avesse veramente bisogno di aiuto, decisi di accettare. –E va bene– dissi. –Quando?
–Anche stasera, se ti sta bene.
Avevo già un impegno che non potevo rimandare, quindi gli chiesi se si potesse fare l'indomani. Nel momento stesso in cui accettò, fece l'ultimo tiro di sigaretta e poi buttò il mozzicone in mezzo alle piante. –A domani, allora.
–A domani– gli dissi, voltandogli le spalle.Tornai da Shinsou che, annoiato a morte, aveva tirato fuori da chissà dove un manga che in copertina aveva una tizia inquietante con una benda sull'occhio e si era messo a leggere.
–Ci hai messo un sacco– mi fece notare, mettendo tra le pagine un bigliettino da visita di una fumetteria a mo' di segnalibro. –Tutto okay?
–Sì, sì– risposi, sbrigativo. –Domani ho un favore da fargli.
–Ovvero?
–Vuole che controlli che non muore mentre testa una nuova droga che gli è appena arrivata– dissi, sminuendo al massimo la situazione.
–...seriamente?– chiese, e io annuii.
–Non preoccuparti, l'abbiamo già fatto altre volte– gli dissi per farlo stare più tranquillo. Non era completamente vero, dato che quella volta che era capitato ero fatto anch'io, ma non era necessario che lui sapesse i dettagli. –Piuttosto, devo andare a finire un lavoro per la scuola.
–Serve aiuto?– chiese, già pronto a dare una mano.
Scossi la testa. –Nah, grazie, ma posso farcela da solo. Tanto è letteratura, in quella sono bravo.
–Come vuoi.Gli diedi un veloce bacio a stampo per salutarlo. –Grazie comunque.
–Figurati– disse, arrossendo un po'. Aveva sempre il terrore che qualcuno potesse vederci. –Allora io vado a cercare Amajiki senpai. Gli ho detto che gli avrei presentato Chi.
–Per fortuna non deve conoscere quel diavoletto di Kemuri– ironizzai. –Impacciato com'è, si sarebbe fatto graffiare.
Shinsou si lasciò sfuggire mezzo sorriso. –Graffiare no, ma forse gli avrebbe fatto paura– ammise.
–Lui al gatto o il gatto a lui?
–Il gatto a lui... Amajiki è troppo tenero per fare paura a qualcuno.
–Beh, questo è innegabile– gli dissi, guardando l'orario. Ero già in ritardo. –Scusa, devo andare– lo salutai con un altro bacio, poi mi incamminai in fretta lungo le viuzze della scuola.
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The Void Behind Your Eyes‐Shinkami
FanfictionSegreti, menzogne, mezze verità: questi tre elementi che caratterizzano da sempre il mondo e la vita di ognuno. Le persone non sono mai chi dicono di essere, e chi ha il vuoto dietro gli occhi lo sa meglio di chiunque altro. Attenzione: questa sto...