Shinsou's pov
Non avevo mai visto Amajiki senpai più giù di corda di come lo vidi quel giorno, il che è tutto dire.
Verso le cinque di una cupa giornata di fine ottobre mi aveva mandato un messaggio vocale chiedendomi se avessi cinque minuti per ascoltare i suoi problemi ed io, naturalmente, avevo detto di sì.
Forse stavo diventando troppo empatico e disponibile nei confronti del prossimo o troppo abituato a consolare gente, ma ad un primo impatto Amajiki mi aveva fatto preoccupare, triste e malinconico com'era in quell'audio. Gli risposi con un semplice "certo! arrivo subito", e così pochi minuti dopo andai a cercarlo nel parco dietro scuola.Lo trovai senza difficoltà, seduto da solo su un muretto all'ombra. Stava a gambe incrociate e con lo sguardo più basso del solito, e tutto ciò che c'era intorno a lui emanava un'aurea di tristezza e depressione.
–Senpai... che è successo?– chiesi, preoccupato.
Lui scosse la testa, ma oltre a "Ciao, Shinsou-kun" non disse una parola.
Lo invitai a far due passi nel giardino di scuola ma, pieno com'era di studenti felici e spensierati che si godevano quella fresca giornata, pensai che non fosse il luogo adatto per parlare.
Girammo un po'; alla fine, non trovando un posto riservato, lo condussi in camera mia tra gli sguardi incuriositi dei miei compagni di classe, con Kureiji al primo posto.
–Il primo che entra in camera senza avvisare lo brainwosho e gli faccio lavare i piatti per tre settimane– li minacciai, assicurandomi così quanta più privacy possibile. Minaccia efficace, nessuno entrò.Amajiki si sedette sul letto, accarezzando il neanche più così piccolo Chi. Andavano d'accordo, e col tempo il ragazzo si era molto affezionato alla palla di pelo. Il gatto, felice, appena lo vide gli fece le fusa ed il ragazzo gli rivolse un sorriso triste.
–Già sai qualcosa dell salvataggio di quella bimba vittima della Yakuza, vero?– chiese, iniziando la conversazione. –Quella che usavano per fare esperimenti e cose simili.
Annuii, già al corrente di quella brutta storia. –Sì, mi hanno accennato qualcosa quelli della 1ªA...
–Sai anche che io, Mirio e Nejire eravamo lì?– chiese.
Io annuii. –Sì, perché?
–Durante quello scontro...– sospirò Amajiki. –...Mirio-kun ha perso il quirk. Per sempre.
–Come?!
–Gliel'hanno distrutto.
–In che senso?– chiesi, confuso.
Ricordavo che lo Shie Hassaikai possedesse dei proiettili strani che bloccavano i quirk per un certo lasso di tempo, come quello che aveva colpito lo stesso Amajiki, ma non che fosse permanente. Non pensavo neanche che potessero esistere oggetti simili.
–Overhaul aveva con sé dei proiettili più forti di quello che ha preso me– spiegò con voce triste. –E ha sparato proprio a lui.Rimasi in silenzio; non sapevo cosa dire e avevo timore di peggiorare la situazione.
Non ero molto in confidenza con Togata senpai, ma rimasi comunque molto scioccato dalla notizia. Avendolo sempre considerato uno dei più forti -se non direttamente il più forte- tra gli studenti dello U.A., nel mio cervello albergava la convinzione che a lui non sarebbe mai successo niente. Ma, ovviamente, non era così. Anche il più forte degli eroi resta ferito, prima o poi, ed io non ero ancora riuscito a comprenderlo.–Oh... Non ne avevo idea– provai a dire, ma il ragazzo di fronte a me mi bloccò.
–Capisco che non sia facile trovare delle parole giuste, quindi non preoccuparti se resti in silenzio– disse, alleggerendo la mia crescente ansia.
–Vedi, io ho preso parte a quella missione insieme a Mirio, ma ad un certo punto ci siamo separati– raccontò. Gli occhi gli divennero lucidi, ma non permise, almeno per il momento, alle lacrime di scendere. –Credo che sia colpa mia se adesso lui è in questa situazione. Avrei dovuto seguirlo, guardargli le spalle... qualcosa, no?
–Quello che è successo non è colpa tua– osservai. –Non potevi saperlo.–Sì che lo è– insistette, testardo come pochi. –Mirio-kun ha sempre fatto del suo meglio per aiutarmi e tenermi al sicuro, mentre io, l'unica volta che lui necessitava aiuto, non ci sono stato.
Gli misi una mano sulla spalla, cercando di consolarlo. –Non dire così...
Lui scosse la testa, e solo allora notai che le lacrime leggere che aveva cercato di trattenere ora avevano iniziato a rigargli il volto.
–Se fossi stato lì, forse lui adesso potrebbe ancora passare attraverso gli oggetti– si asciugò una lacrima con la manica del maglione blu che indossava, appoggiando la testa contro la parete dietro al letto. –Se non l'avessi lasciato da solo... capisci, no? Avrei dovuto fare di più.
–Che razza di eroe sono?– chiese, abbassando la testa. –Che razza di amico sono?–Senpai...– la mano che gli avevo poggiato sulla spalla rimase a mezz'aria, gentilmente spinta via dal leggero tocco di Amajiki.
–Dovevo perderlo io, il quirk, durante quella missione– disse, guardando in basso. –Sarebbe stato meglio per tutti.
–Non dirlo neanche per scherzo!– esclamai. –Senpai, se anche fosse andata al contrario sarebbe stata una tragedia!
–Ma che tragedia?!– rispose lui. –Il mondo si sarebbe levato di torno un ragazzino inutile che non riesce nemmeno a parlare davanti a più di cinque persone!–Come posso diventare un eroe?– si chiese. Per qualche motivo, cacciò un vuoto sguardo ai palmi delle sue mani. –Non riesco nemmeno a proteggere i miei amici più cari... come posso pretendere di aiutare perfetti sconosciuti?
–Io ero un perfetto sconosciuto, ma sei riuscito ad aiutarmi comunque– obiettai con un sorriso che voleva essere confortante. –Quella sera, per me, sei stato un eroe. E continui ad esserlo anche oggi.
Scosse la testa, poggiando successivamente al muro. –Non è la stessa cosa. Non avevo mai fatto niente del genere... quella sera ho solo avuto fortuna.
–Fortuna o no, mi hai davvero salvato– dissi, esprimendo per l'ennesima volta tutta la mia riconoscenza. –Ed anche se non indossavi il costume e non c'era una vera e propria emergenza, non vuol dire che il tuo non è stato un gesto eroico.
–Sei un ottimo eroe– lo rassicurai. –Ed anche un amico fantastico. Credimi.Amajiki accennò un sorriso, ma non parlò. Capii che si sentiva ancora responsabile per la perdita del quirk di Togata, sebbene lui non c'entrasse effettivamente nulla. Dubitavo che il biondo portasse rancore nei suoi confronti e, anzi, sembrava felice quando faceva da babysitter alla piccola Eri-chan.
–Con lui ne hai parlato?– chiesi, ottenendo una risposta negativa.
–Non trovo il coraggio per guardarlo in faccia– confessò, e le sue guance si tinsero di una leggera sfumatura rosata. –Anche Nejire-san ha insistito molto per farmi parlare con lui, ma mi sono sempre rifiutato...
–Se non provi a parlargli non risolverai mai il problema, non credi?– lo feci ragionare. –E scommetto che vuoi risolverlo.
–Beh, ovvio che sì– soffiò su col naso. –Ma proprio non ce la faccio...
Sperando che stavolta nessun fidanzato geloso sarebbe spuntato dal nulla per prendere a cazzotti Amajiki, mi battei una mano sulla spalla.
–Vieni qua, senpai– gli dissi piano.
Lui annuì e si poggiò, come Monoma e Kaminari prima di lui, contro la mia spalla dove, silenzioso, versò tutte le lacrime che aveva bisogno di piangere.______________________________________
Spazio me
Ehilà! Oggi capitolo corto, spero non sia un problema. Ogni tanto ci stanno, secondo me, e poi non sempre è possibile scrivere 1700 parole insieme.
Spero che Tamaki non vi abbia fatto deprimere troppo, anche se lo scopo del capitolo era proprio farvi piangere.
E niente, ciauuNikita
P.s.
ALLORA
IO HO APPENA FINITO DI LEGGERE IL CAPITOLO 290 DI MY HERO ACADEMIA
E SIGNORI MIEI STO ADORANDO
CIOÈ RENDIAMOCI CONTO DI CHE COSA STIAMO PARLANDO, IO FINO A UN ATTIMO FA STAVO URLANDO E SCLERANDO PER LA CASA
ORA NON VI FACCIO SPOILER MA SAPPIATE CHE: WOW
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The Void Behind Your Eyes‐Shinkami
FanficSegreti, menzogne, mezze verità: questi tre elementi che caratterizzano da sempre il mondo e la vita di ognuno. Le persone non sono mai chi dicono di essere, e chi ha il vuoto dietro gli occhi lo sa meglio di chiunque altro. Attenzione: questa sto...