Capitolo nove

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Kaminari's pov

Pochi giorni dopo la fine degli esami e l'inizio delle vacanze estive tutta la 1ªA, me compreso, salì sul pullman diretta al ritiro nei boschi. Con noi erano presenti anche i ragazzi della 1ª B. Il mio rapporto con gli studenti dell'altra classe era molto altalenante: la maggior parte non li sopportavo, alcuni mi stavano simpatici ed altri per quanto fossero antipatici erano necessari alla mia esistenza. Parlo, naturalmente, di quella scimmia ammaestrata che era mio spaccino di fiducia.
Ci scaricarono in un parcheggio dove incontrammo un quartetto assurdo di eroine chiamate Pussycats che ci dissero di attraversare il bosco da soli per raggiungere una piccola baita dove avremmo passato il ritiro.

Arrivammo a destinazione tardissimo: il bosco era pieno di avversari di vario genere. Alcuni erano forti, altri avevano forme strane, altri ancora erano incredibilmente facili da mettere k.o.. Secondo me sembrava quasi di stare in un videogioco a livelli, anche se, per fortuna, non c'era alcun boss finale ad aspettarci prima di cena.
Sfiniti, cenammo in fretta e andammo a dormire ognuno nella rispettiva camerata. Nonostante fossi stanco morto, non riuscii ad addormentarmi presto. Verso l'una, dopo aver sentito bussare alla porta della camera dove dormivamo noi ragazzi, mi alzai ed andai ad aprire. Non avevo idea di chi potesse essere a quest'ora della notte, e mi chiesi se non fosse successo qualcosa di grave.

–Mina? Che ci fai qui?– chiesi, vedendo la ragazza fuori dalla porta. –È successo qualcosa?– aggiunsi, alzando un sopracciglio.
Indossava un pigiamino a fiori blu che la faceva assomigliare un po' ad una versione più rosa di una nonna, ma tenni questo pensiero per me per non beccarmi uno schiaffo.
–Volevo risparmiarmi questa conversazione, ma sono troppo curiosa per aspettare– disse. –Vieni, abbiamo un sacco di cose da dirci!
Mi prese per la manica del pigiama e mi trascinò nel corridoio, in un angolo di pavimento fiocamente illuminato dalla luce della luna che filtrava da una finestrella vicina.

–Mentre dormivi in pullman, hai mormorato qualcosa che ha attirato la mia attenzione– cominciò a spiegare, frenetica ma a voce bassa per non svegliare nessuno. –Non so cosa stessi sognando, ma parlavi con questa persona riempiendola di complimenti e non solo.
Mi fece l'occhiolino, maliziosa.
–Che intendi? Che dicevo?– chiesi. Non mi ricordavo cosa avessi sognato, ma da quello che disse Mina intuii che molto probabilmente stavo "parlando" con un certo ragazzo con i capelli viola.
–Dicevi cose tipo: "kawaii", "vieni qui che ti abbraccio" oppure "no, ti giuro, non stavo sbirciando!"
Lei si lasciò sfuggire l'ennesimo sorrisetto malizioso. –Dimmi chi è!
–Chi è chi?
Sbuffò. –La ragazza che ti piace, ovviamente! È fondamentale che io lo sappia, tu non credi?! Cioè Denki-kun, io devo saperlo. Necessariamente.

–Emh...– borbottai. –No aspetta, io non...
–Daiiii!! Dimmelo! Lo sai che me lo devi dire!
Mina non mi lasciò nemmeno la possibilità di elaborare mentalmente una risposta, tanta era l'urgenza con cui mi spronava a parlare.
–Mina, davvero, vorrei evitare di...
–Oddio, vuoi forse dirmi che sono io?!– fece un saltello sul posto, emozionata. Alla luce della luna, le brillarono gli occhi.
–No, mi dispiace– negai subito, sperando di non offenderla. –Non sei tu.
–Su questo ero certa, e sono sicura di non essere neanche il tuo tipo– e mi rivolse un sorriso che sapeva di sfottò. –E anche se fosse, tu non sei il mio.
–Okay..? Buono a sapersi?
–Adesso che ci siamo friendzonati a vicenda– riprese, più esaltata di prima. –Chi è? È in classe con noi? La conosco? Sputa il rospo, veloce!
–Ti prego, basta...
–Mettiti l'anima in pace, non me ne vado finché non me lo dici!

Sospirai. Tipico di Mina. Era totalmente incapace di farsi i fatti propri, e conoscendola sarebbe veramente rimasta a farmi domande finchè non avessi ceduto, anche fino al sorgere del sole e oltre. Non sapevo nemmeno se fidarmi di lei abbastanza per dirle che mi piacesse un ragazzo; non perché pensassi che avrebbe reagito male, ma perché temevo che quest'informazione avrebbe fatto il giro del mondo. Era una grandissima chiacchierona e, almeno per il momento, non ero sicuro di voler rendere pubblica la mia bisessualità, né tantomeno la mia cotta per Shinsou.
Tutto sommato, avevo le mie buone ragioni. Se gliel'avessi detto, nessuno di noi avrebbe fatto una bella fine.

–Idea! Se non me lo vuoi dire, giochiamo come se fosse una sorta di "indovina chi"!
Abbozzai un sorriso disperato, e lei probabilmente lo prese come un cenno d'assenso.
–È bassa?
Pensai ai dieci centimetri di differenza che ci fossero tra me e lui, e la risposta uscì quasi in automatico. –Direi di no.
–Capelli lunghi o corti?
–Non sono lunghi, cioè non sono nemmeno cortissimi... sono medi, diciamo.
Le mostrai una spanna. –Tipo così.
Nonostante il fatto che le mie capacità espressive fossero pari, se non addirittura inferiori, a quelle del protagonista ritardato dell'anime sulla pallavolo che avevo visto insieme a Shinsou, la ragazza acida capì il concetto.
–E di che colore sono?
–Se te lo dicessi sarebbe troppo ovvio.
–Appunto per questo me lo devi dire!
–No Mina, smettila.

–Allora te lo chiederò io!– esclamò. Stava diventando petulante, ed il mio limite di sopportazione stava giungendo al limite. –Verdi?
–No.
–Marroni?
–Neanche.
–Neri?
–Sei fuori strada– avevo voglia di strozzarla.
–Trasparenti?
–No, Hagakure-san si può dire che non la conosco nemmeno...
–E allora ce li ha viola!

Solo in quel momento mi resi conto che in classe ci sono solo sei ragazze, ognuna con un colore di capelli diverso e che eliminandone cinque restasse solo Jirou, che aveva i capelli viola come Shinsou, sebbene lui tendesse al lavanda.
–Beh sì, però non...
–Aw, ma che carino! Ti piace Kyoka-chan!– esclamò; se ci fosse stata più luce, probabilmente avrei potuto vedere i cuoricini che le uscivano dagli occhi e le fluttuano intorno alla testa come se fossimo in un manga.
–Stareste davvero bene insieme, sai?!– esclamò. –Giusto l'altro giorno io, lei e tutte le altre stavamo facendo una chiacchierata tra ragazze e mi ha detto che le piacerebbe uscire con qualcuno, quindi magari posso combinarvi un appuntamento! Sempre che non te ne esca con qualche casino dei tuoi, ovviamente...
–Mina-san, ti prego, calmati– la richiamai, allarmato da quello che sarebbe stata capace di fare. –E non azzardarti ad organizzare appuntamenti senza il mio permesso, non mi piace Jirou!

Non avrei dovuto dirlo.
Non avrei proprio dovuto dirlo.
Considerando che l'unica altra persona con i capelli viola che sia io che Mina conoscevamo era Shinsou, non ci mise molto più di mezzo secondo a fare due più due.
–No vabbè..!
"Beccato" sussurrò la vocina. "E meno male che doveva restare segreto".

–Oh mio Dio! Ma allora ti piace Shinsou-kun!– Si coprì la bocca con le mani per la sorpresa. -
–Non ci posso credere! È fantastico!
Cominciò a sventolarsi la faccia per cercare di calmarsi, ma non funzionò e ottenne l'effetto opposto. Arrivò persino a battere le mani per la contentezza. Stava proprio sclerando, e continuava a ripetere cose come "Nuova ship!", qualunque cosa significasse. La vocina, nel frattempo, continuava a denigrarmi facendomi notare quanto fossi sbadato.
–Mina! Chiudi il becco!– sussurrai a denti stretti, in un certo senso urlando a bassa voce. –E non dire niente a nessuno, okay?! Non lo devono sapere!
Il rumore da lei prodotto, come era facilmente prevedibile, attirò l'attenzione di qualcun altro.

–Voi due. A dormire. Immediatamente.– Aizawa-sensei spuntò dall'oscurità dietro di noi, facendoci pigliare un infarto. Era nel suo sacco a pelo giallo e spuntava solo la faccia, con l'espressione degna di uno zombie. Gli occhi rossi, inoltre, erano la ciliegina sulla torta per spaventarci abbastanza da far emettere a Mina un gridolino spaventato prima di darcela a gambe levate.
Scappammo ognuno nella rispettiva camera alla velocità della luce, mentre il professore, anche se non potevamo vederlo, si lasciò scappare un sorrisetto divertito.

Aveva sentito tutto nascosto dietro un angolo e, ripensando alla conversazione precedentemente avuta con Shinsou, capì che i sentimenti del ragazzo viola erano probabilmente ricambiati. Tuttavia, quel sorriso si spense quasi subito: immaginando Shinsou e Kaminari insieme, gli venne in mente tutto ciò che lui ed il suo amato Oboro erano stati in passato e tutto ciò che, purtroppo, non erano mai potuti diventare.

The Void Behind Your Eyes‐ShinkamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora