Capitolo ventidue

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Attenzione: questo capitolo contiene una chiacchierata che potrebbe essere considerata disturbante. Chi non se la sente, è liberissimo di interrompere la lettura e continuare nel prossimo capitolo.

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Shinsou's pov

La mattina dopo riuscimmo a convincere gli altri quattro a lasciarci a casa da soli. Gli dissi che Kaminari non aveva più vomitato ma non si sentiva ancora benissimo, che quindi lui preferiva restare a casa e io ero intenzionato a tenergli compagnia. Fu difficile, persino Bakugou ebbe da ridire, ma alla fine riuscimmo a mandarli via.

Aspettando che Denki si decidesse a parlare, ebbi il tempo di preparare e di svuotare due caffettiere e di fare una rapida doccia. Messi su dei vestiti per la giornata e, con i capelli ancora umidicci, scesi da lui per chiedere se sapesse dov'era finito il phon.
Lui annuì, mi portò in camera di Mina ed aprì un cassetto per tirarvi fuori il phon; evidentemente la ragazza doveva averlo requisito per se stessa, il giorno prima. Si infilò la presa in bocca e si offrì silenziosamente di asciugarmi i capelli. Non ci volle molto.
Quando ebbe finito mi rivolse un sorriso triste; sputò la presa, la ripulì con cura e ripose il phon dove l'avevamo trovato.

Poco dopo, verso le dieci e mezza, ci sedemmo sull'amaca in giardino, pronti ad affrontare quella che si presupponeva essere una discussione piuttosto complicata.
–Eccoci qua...– disse Kaminari, mettendosi comodo. Doveva essere in ansia, come me del resto, ma si sforzava di mostrarsi tranquillo.
–Non fare così– sbottai. –Rendi tutto più pesante. Dimmi questa cosa e basta, okay?

Annuì, poi fece un respiro profondo ed aprì bocca per parlare.
–Okay... ti ricordi quanto peso?– chiese, fingendo un tono appena più allegro.
–Quant'è che avevi detto, ieri..? Cinquantotto? Cinquantasette?
Scosse la testa, passandosi una mano sulla fronte. –Già, ti avevo detto così.
–Che intendi? Quanto pesi?
–Di meno.
–Quanto meno?
–Molto meno.
–Ovvero?
–Quarantotto.
–Dai, fai il serio– feci, convinto che fosse una battuta delle sue; scosse ancora la testa con le labbra strette, e capii che non stava affatto scherzando.
–Veramente così poco?
Annuì. –Prendo la bilancia, se non ci vuoi credere.
Prima che potessi rispondere si alzò, prese la vecchia bilancia del bagno e ci salì sopra.
Era vero, la lancetta si fermava a metà tra quarantasette e quarantotto, ma io continuavo a non volerci credere. Forse era rotta, o l'aveva manomessa lui per prendermi in giro.
–Scusa un attimo– gli dissi, prendendolo in braccio come un sacco di patate.

Effettivamente non poteva pesare più di quanto sosteneva. Era leggero, ancora più leggero di come ricordassi. Ma mangiava così tanto, e con così tanto gusto, come era possibile che non mettesse su nemmeno un grammo? Avevo pensato che magari avesse qualche disturbo dell'alimentazione, ma considerando il quantitativo assurdo di cibo che ingurgitava avevo scartato a priori questa possibilità.

–Ma... tu mangi un sacco– osservai, preoccupato, riportando a voce i miei pensieri. –Come fai a..?
–Oh, sì, mangio, eccome se mangio– confermò. –Con tutta la mia fame chimica, sai com'è...
–Però poi, come avrai notato, ho il brutto vizio di vomitare– continuò, gesticolando come un italiano del sud. –Vomito tutto, ogni pasto, ogni snack, e in pancia non mi resta mai niente; pensa che a volte pure l'acqua mi fa salire la nausea.
Collegai i puntini e, purtroppo, capii. –Ti prego, dimmi che sto pensando male...
–Sono anoressico– ammise con un'alzata di spalle, rispondendo alla domanda che non avevo il coraggio di pronunciare. Indugiò un attimo poi decise di sfilarsi la maglietta gigante che indossava, come ulteriore prova a favore di ciò che stava dicendo. –Non credo sia un bel fisico, ai tuoi occhi, mi dispiace...

The Void Behind Your Eyes‐ShinkamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora