Shinsou's pov
–Dove è corso il tuo Pikachu, così di corsa?– chiese Jirou, ricordandomi che quella sera Kaminari era svanito di tutta fretta dietro la porta d'ingresso del dormitorio.
–Non ne ho la minima idea– scossi la testa, senza dar peso al comportamento di Denki. Capitava che scappasse a caso per andare a drogarsi con Monoma, ed ipotizzai che fosse una di quelle occasioni. –Appena torna glielo chiedo, se ti interessa.
La ragazza scosse la testa. –Nah, non c'è bisogno. Chiedevo così, tanto per.
–E non è il mio Pikachu.
–Come no...–Piuttosto– mi disse, sdraiata sul letto. –Hai intenzione di restare lì impalato? Quel basso non imparerà mai a suonarsi da solo!
–Scusa– sbuffai, ricominciando da capo a provare un semplice pezzo che Tokoyami mi aveva fornito per esercitarmi. Erano un paio di ore, da quando avevano finito il concerto del festival, che stavamo in camera sua a suonare. Dopo la festa di Kirishima, quando avevo detto a Jirou che mi sarebbe piaciuto imparare a strimpellare qualcosa, quei due si erano messi in testa di dovermi insegnare a suonare uno strumento. La mia prima opzione fu in realtà la chitarra, ma vedendo che il basso aveva meno corde pensai che fosse più semplice e decisi di provare quello.Fallii nel suonare otto volte di fila: per quanto mi impegnassi, continuavo a stonare. A stento mi trattenni dal buttare lo strumento a terra e distruggerlo e giustificarmi dicendo "sto provando ad entrare nel mood del metallaro, così magari riesco meglio".
Tokoyami, che fino a quel momento era rimasto seduto in silenzio in un angolo ad osservarci, mi chiese di passargli il basso. Fece qualcosa alle corde -non so cosa, ma qualcosa- e me lo riporse. –Prova adesso, dovrebbe andare meglio.
Al nono tentativo il suono uscì molto più pulito ed armonico. Certo, non era ancora niente di chè, non riuscivo a seguire bene il ritmo, ma almeno era meglio rispetto a prima. –Grazie– gli dissi.
–Dai, se continuiamo così tra un paio di mesi potremo fondare una band!– esclamò la ragazza, ed io intuii che la sua proposta non era totalmente scherzosa.
Tokoyami fece un verso strano, da uccello, ma che io avevo imparato ad interpretare come "tsk" o "pff". –E come dovremmo chiamarci? I darkettoni dello U.A.?
–Per quanto cringe, sarebbe azzeccato– dissi, continuando ad esercitarmi nonostante il dolore ai polpastrelli. –Siamo un branco di emo mancati.
–Anche senza "mancati"– scherzò Jirou. –Siamo un branco di emo punto.Fummo interrotti poco dopo da qualcuno che bussò alla porta con fin troppa convinzione. Tokoyami andò ad aprire, e si trovò davanti Iida.
–Shinsou-kun, c'è giù Aizawa-sensei che ti cerca– annunciò, rigido e composto come un soldatino. –È insieme ad Eri, la bambina recentemente salvata dallo Shie Hassaikai.
Sobbalzai, sorpreso. –Che vuole?
–Non me l'ha detto.Riposi con cura il basso al suo posto, salutai in fretta Jirou e Tokoyami e mi diressi immediatamente verso il soggiorno, dove trovai, come anticipato da Iida, Eri-chan e Aizawa, lei con uno zainetto rosa sulle spalle e lui con la faccia di qualcuno che voleva essere ovunque tranne che lì.
–Ehi, Shinsou-kun– mi salutò il professore, alzandosi in piedi per raggiungermi.
Anche Eri, rimasta seduta sul divano, mi salutò con la manina. –Ciao Hitoshi-kun!
Rimase un po' sorpreso. –Vi conoscete già?
–L'ho incontrata stamattina al Festival– spiegai. –Abbiamo mangiato il ramen insieme.Aspettai che continuasse a parlare, ma non disse nulla e quindi toccò a me. –Cosa posso fare per lei, sensei?
Aizawa si guardò intorno, a disagio. –Devo chiederti un favore.
–Okay– dissi, con un'alzata di spalle. –Di che si tratta?
–La piccoletta è per il momento sotto la mia custodia, come forse già sai– spiegò, lanciando un'occhiata a Eri. –Dovrebbe venire a vivere da me, ma... casa mia non è ancora attrezzata per ospitarla, ecco.
–Che intende?– chiesi. –Cos'ha che non va?
–Emh...– lo misi a disagio, ma rispose lo stesso. –È un po' vuota, per così dire. Ho ordinato i mobili per la sua stanzetta, ma non sono ancora arrivati e non so dove sistemarla.
–Sul divano?
Aizawa era a disagio. –Non può stare a casa mia, al momento.–E in tutto questo io che c'entro?
–Può dormire da te finché non sarà tutto pronto?– chiese, quasi implorante. –Ho chiesto a Togata, ma per quanto voglia bene ad Eri non ha più modo di ospitarla...
–Perché non chiede a Midoriya? Vanno d'accordo– proposi, accennando al fatto che lui ed Eri fossero amici.
–...ti fideresti abbastanza di Midoriya che si occupa di un bambino?
Ci pensai un attimo, immaginando Deku che scoppiava a piangere nel tentativo di fare, beh, qualunque cosa. –In effetti no, sarebbe più il bambino a occuparsi di lui.
–Qualche altro insegnante?– proposi.
–E con chi? Con quel pazzo di Present Mic o quella spogliarellista mancata di Midnight?
–Non ha tutti i torti...
–Sei la mia unica opzione– disse, quasi implorante. –Ti prego, solo finché quelli dell'Ikea non mi consegnano e montano tutto.
–Per favore!– aggiunse lei da lontano. Mi guardò con quei suoi occhioni rossi e quel faccino triste, e mi si strinse il cuore a vederla così.
Sospirai, pensando a quanto sarebbe stato triste non poter più dormire da solo con Denki. Al ragazzo biondo non sarebbe certo piaciuto, ma non potevo lasciare quella bambina così piccola senza un posto in cui dormire. –E va bene, può stare da me.
–Grazie mille– Aizawa scaricò la tensione e si rilassò di botto. –Ti sono debitore.Mi disse che nello zainetto c'erano tutte le cose della bambina, e che a Eri aveva già spiegato tutto lui. Me ne sarei dovuto preoccupare solo di sera, poiché al mattino dovevo comunque andare a lezione.
–E la lascio da sola?– chiesi, pensando a quanti oggetti nella mia stanza, tra gin e spinelli, non fossero adatti ad essere a portata di una bambina piccola. Cosa avrei dovuto fare se l'avesse scambiato per acqua?
–È responsabile, non ti darà fastidio– mi assicurò Aizawa, distogliendomi dai miei alcolici pensieri. –Ma se preferisci puoi portartela anche in classe... dopotutto anche lei dovrà andare a scuola, prima o poi. Suppongo che gli insegnanti riusciranno a trovare qualche attività da farle svolgere.
Annuii, sperando di poter traslocare quei certi oggetti poco family friendly da un'altra parte -ovvero nella stanza di Denki- il prima possibile.–Un'ultima cosa– gli chiesi, quando era già fuori dalla porta. –Quando le dovrebbero arrivare i mobili?
Aizawa sbiancò impercettibilmente. –Il ventisette.
–Ah okay, quindi tra poco più di una settimana– dissi, sollevato. –Buono, non credevo facessero consegne nel periodo natalizio!
–Il ventisette... di gennaio– precisò, scappando via e lasciandomi a bocca aperta sull'ingresso dei dormitori, con la bambina al mio fianco che stringeva al petto un unicorno di peluche.–...sensei?– lo chiamai, ma lui non mi rispose.
–Sensei?– ripetei, a voce più alta. Neanche sta volta ottenni risposta.
Lasciai Eri con Mina, scesi i gradini e iniziai la ricerca di Aizawa.
Lo trovai poco distante, sicuro di non essere più seguito.
–Sensei!– urlai, facendolo sobbalzare e voltare nella mia direzione. –Per l'amor di Buddha, venga qua!
Non dava segni di volersi avvicinare, quindi lo raggiunsi io.Di nuovo faccia a faccia, lo guardai negli occhi.
–Lei mi sta prendendo in giro, vero?
Scosse la testa nervosamente. –L'Ikea ha tempi di consegna non proprio veloci.
–Cioè, secondo lei io devo veramente ospitare una bambina in stanza per un mese e mezzo– obiettai, facendogli notare quanto quella storia fosse assurda.
–Beh, una volta mi hai detto che volevi una sorellina– disse, come se fosse una risposta ragionevole. –Ora ce l'hai.
–Ma che cazzo di risposta è?
–Prendila come una lezione per il futuro, figliolo– mi disse, dandomi una pacca sulla spalla. –I bambini arrivano sempre e soprattutto quando meno te l'aspetti.
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The Void Behind Your Eyes‐Shinkami
FanficSegreti, menzogne, mezze verità: questi tre elementi che caratterizzano da sempre il mondo e la vita di ognuno. Le persone non sono mai chi dicono di essere, e chi ha il vuoto dietro gli occhi lo sa meglio di chiunque altro. Attenzione: questa sto...